Archivio mensile per gennaio, 2025

Quanto vengono preparati gli adolescenti a gareggiare?

Spesso i nostri atleti adolescenti hanno difficoltà a emergere a livello internazionale. E’ soprattutto evidente negli sport individuali a prevalente determinazione tattica (tennis, tennis tavolo e così via) e in quelli di precisione (tiro a volo, arco, golf), dal mio punto di vista il limite è almeno in parte dovuto al fatto che viene dedicata poca attenzione a come si deve affrontare e vivere la competizione. I nostri giovani migliore di solito non mostrano limiti tecnici che gli impediscono di essere competitivi ma sono carenti, a mio avviso, nella gestione della gara, nel sapersi adattare all’avversario e nel sapere cosa fare per giungere all’inizio di una competizione in una condizione di prontezza efficace.

La tecnica e la tattica sono fondamentali, rappresentano la grammatica sportiva, per cui vanno possedute nel modo migliore ma ciò detto la gara è un confronto pubblico con altri atleti di pari abilità dove bisogna essere in grado di affermare la propria supremazia tecnico-tattica e sapersi adattare al gioco dell’avversario. Non è una rappresentazione estetica ma di supremazia pretattica. Lo sport agonistico è una situazione in cui viene richiesto di mostrare un dominio sull’avversario nel caso degli sport di opposizione oppure un dominio su se stessi e sulla proprie azioni negli sport di precisione.

La domanda che mi pongo è: come viene allenata questa capacità in questi diversi sport? Gli atleti sono consapevoli che i limiti che mostreranno riguardano l’interpretazione di ciò percepiscono in gara e la seguente elaborazione di una decisione che dovrebbe essere  in linea di massima la migliore possibile?

Una volta che si fosse risposto a questi due quesiti, quello successivo riguarda come allenare queste qualità?

A voi le risposte?

Lo sport per crescere come persona

Lo sport non è solo competizione o risultato: è una parte viva della comunità, uno strumento per unire, ispirare e formare persone migliori. Le società sportive hanno il potere e il dovere di andare oltre l’allenamento tecnico o la vittoria sul campo; sono custodi di valori culturali fondamentali che possono trasformare vite.

Lo sport insegna il rispetto, perché obbliga a riconoscere l’altro, sia come compagno sia come avversario, e a considerare ogni sforzo come degno di rispetto. È inclusione, perché abbatte barriere sociali, culturali e fisiche, accogliendo chiunque voglia partecipare. Lo sport mostra che siamo più simili nelle nostre passioni e ambizioni di quanto siamo diversi.

Lo sport trasmette anche disciplina e resilienza. Attraverso l’impegno e la fatica, costruisce carattere e prepara a superare le difficoltà, non solo sul campo ma nella vita quotidiana. Inoltre, educa alla collaborazione: nessuna vittoria è solo individuale, ogni successo è il frutto di una squadra che condivide obiettivi e valori comuni.

Per una società sportiva, promuovere questi principi significa lasciare un’eredità che va ben oltre i confini del campo. È rendere lo sport una scuola di vita, un punto di riferimento per i giovani e per la comunità, dove crescere come individui e come cittadini. Aiutare una persona a credere in se stessa, scoprire il proprio potenziale, sentirsi parte di qualcosa di più grande: questo è il vero successo.

Promuovendo lo sport come valore culturale, le società diventano luoghi dove si costruisce un futuro migliore per tutti, un futuro fatto di rispetto, equità e passione condivisa.

Cosa sappiamo su sport e autismo

Grosprêtre, S., Ruffino, C., Derguy, C., & Gueugneau, N. (2024). Sport and Autism: What Do We Know so Far? A Review. Sports Medicine-Open10(1), 107.

L’autismo è spesso associato ad ansia, una condizione che può derivare da sentimenti di isolamento sociale. Questa situazione può aumentare il rischio di depressione in alcuni casi. Tuttavia, lo sport e l’attività fisica offrono un supporto significativo per affrontare questi aspetti, grazie ai loro effetti positivi ormai ben documentati nel ridurre i sintomi della depressione.

Per ottenere benefici concreti attraverso l’attività sportiva, è importante seguire un programma per un periodo di tempo adeguato. In genere, i miglioramenti diventano evidenti dopo 16 settimane di esercizio costante, mentre i programmi più brevi, ad esempio di 8 settimane, possono avere un impatto limitato.

Benefici psicologici e fisici dello sport

Lo sport non migliora solo il benessere fisico, ma ha un impatto positivo anche su diversi aspetti psicologici. Per esempio, programmi di allenamento a breve termine possono aumentare l’autostima. Anche la percezione di autoefficacia, ossia la fiducia nelle proprie capacità, può crescere quando si svolgono attività che permettono di regolare autonomamente l’intensità degli esercizi.

I genitori di bambini autistici riferiscono spesso miglioramenti nell’umore, nella qualità della vita e nei comportamenti legati all’autismo dei propri figli dopo la loro partecipazione a programmi sportivi. Dal punto di vista fisico, gli individui autistici mostrano progressi significativi in termini di forza e forma fisica generale, con miglioramenti evidenti nella resistenza cardiovascolare e nella forza degli arti superiori e inferiori. L’allenamento dell’equilibrio, inoltre, può aiutare a ridurre i problemi motori legati alla stabilità, migliorando la capacità di gestire i movimenti del corpo.

Miglioramenti cognitivi e adattamenti fisici

Anche esercizi semplici e poco strutturati possono offrire benefici cognitivi. Per esempio, programmi basati su circuiti di esercizi hanno dimostrato di migliorare i tempi di reazione e la flessibilità cognitiva, aspetti spesso difficoltosi per le persone autistiche. Dal punto di vista fisico, si osservano benefici come la riduzione della massa grassa attraverso attività combinate di aerobica e esercizi neuromuscolari o coordinazione e forza.

Sport come basket, calcio e pallamano sono particolarmente efficaci per sviluppare le abilità percettivo-motorie grazie al grado di incertezza e adattabilità richiesto durante le partite. Questi sport, definiti “a abilità aperte”, stimolano reazioni rapide e flessibilità nei movimenti, migliorando le competenze motorie e cognitive.

Socialità e interazione attraverso l’attività fisica

Lo sport può anche avere un impatto positivo sulla socialità, un’area spesso critica per le persone autistiche. Partecipare ad attività sportive offre occasioni di interazione con altri partecipanti e istruttori, aumentando così le stimolazioni sociali. Questo può tradursi in miglioramenti nella comunicazione e nelle funzioni sociali. Inoltre, lo sport è vissuto come un’attività divertente, capace di offrire esperienze di successo e di accrescere la fiducia in sé stessi, soprattutto nel contesto di gruppo.

Da un punto di vista fisiologico, l’esercizio fisico può stimolare la produzione di ossitocina, un ormone legato alla cognizione sociale e ai comportamenti relazionali. È importante, però, scegliere con attenzione l’intensità dell’attività: un esercizio troppo leggero potrebbe non produrre benefici significativi, mentre un’attività troppo intensa rischia di causare disagio, scoraggiando la partecipazione.

Conclusioni

Secondo alcune ricerche, le attività fisiche possono essere una soluzione efficace e accessibile per la gestione dell’autismo. Offrono vantaggi a livello sociale, psicologico e fisico, e con il giusto approccio possono diventare una componente fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone autistiche e delle loro famiglie.

Mindfulness e sport

È vero che, sebbene la mindfulness stia guadagnando popolarità nello sport, solo una minoranza di atleti la pratica regolarmente o in maniera strutturata. Tuttavia, il numero sta crescendo grazie alla maggiore consapevolezza dei suoi benefici per le prestazioni atletiche e il benessere mentale.

La mindfulness, ovvero la pratica di focalizzare l’attenzione sul momento presente in modo non giudicante, è stata associata a miglioramenti significativi in aree come la gestione dello stress, la concentrazione, il recupero e la resilienza mentale. Atleti di alto livello come Novak Djokovic, Michael Jordan e alcuni olimpionici ne hanno parlato apertamente, contribuendo alla sua diffusione.

Tuttavia, molti atleti non hanno ancora incorporato queste pratiche nei loro allenamenti, spesso perché:

  1. Non ne conoscono i benefici.
  2. Mancano risorse adeguate per imparare la tecnica.
  3. Preferiscono focalizzarsi su approcci più tradizionali al miglioramento delle prestazioni, come allenamenti fisici o tecnici.

Con il crescente interesse per la salute mentale nello sport, è probabile che l’uso della mindfulness tra gli atleti continuerà ad aumentare.

La mindfulness è comunque utilizzata in una vasta gamma di sport, poiché i benefici si applicano a situazioni che richiedono concentrazione, gestione dello stress e resilienza mentale. Ecco alcuni esempi di sport in cui viene adottata:

1. Sport individuali

  • Tennis: Per migliorare la concentrazione, il controllo emotivo e la gestione delle pressioni nei momenti decisivi. Novak Djokovic ne è un noto praticante.
  • Golf: La mindfulness aiuta i golfisti a gestire l’ansia e a mantenere il focus tra un colpo e l’altro, date le lunghe pause nel gioco.
  • Arti marziali e sport di combattimento: Aiuta i praticanti di discipline come judo, karate, boxe o MMA a migliorare la consapevolezza corporea e la gestione delle emozioni durante situazioni di alto stress.
  • Corsa e atletica leggera: In sport come la maratona o le gare di velocità, viene usata per rimanere focalizzati e superare momenti di fatica mentale.
  • Sci e snowboard: L’attenzione al momento presente aiuta gli atleti ad affrontare ambienti in continua evoluzione, come le piste o il clima imprevedibile.

2. Sport di squadra

  • Calcio: Alcune squadre professionistiche usano la mindfulness per aumentare la concentrazione in campo e migliorare la coesione del gruppo.
  • Basket: Michael Jordan e i Chicago Bulls degli anni ’90 sono un esempio emblematico, grazie alla guida di Phil Jackson, un grande sostenitore della mindfulness.
  • Rugby: Utilizzata per rimanere concentrati durante i momenti critici delle partite, come tiri piazzati o situazioni di alta pressione.
  • Pallavolo: Per rimanere focalizzati nei momenti decisivi, come i tie-break.

3. Sport estremi

  • Alpinismo e arrampicata: La mindfulness aiuta a mantenere la calma in situazioni pericolose e a migliorare il controllo emotivo.
  • Surf: Per entrare in uno stato di “flow” che combina consapevolezza e prestazioni fisiche ottimali, essenziale per cavalcare le onde.

4. Sport motoristici

  • Formula 1 e MotoGP: La mindfulness è utile per gestire il focus durante gare ad alta velocità, dove la concentrazione è fondamentale per decisioni rapide e precise.

5. Sport di precisione

  • Tiro con l’arco e tiro a segno e tiro a volo: La mindfulness aiuta a regolare la respirazione e la calma mentale, essenziali per eseguire movimenti precisi.
  • Biliardo e bowling: Dove il controllo dei movimenti e la gestione del nervosismo sono fondamentali.

6. Sport acquatici

  • Nuoto: Usata per restare concentrati durante le gare e superare momenti di fatica mentale.
  • Canottaggio: Aiuta a sincronizzare mente e corpo in sport che richiedono ritmi costanti e intensi.

La mindfulness non è legata a un solo tipo di sport, ma si adatta a contesti dove sono richieste lucidità mentale, concentrazione e regolazione emotiva, rendendola preziosa per atleti professionisti e dilettanti.

Le ragioni degli atleta per ripercorrere la giornata trascorsa

Per un atleta, riflettere ogni giorno su cosa ha imparato, cosa gli è piaciuto e cosa si aspetta per la giornata successiva è una pratica preziosa, quasi essenziale, per il suo sviluppo personale e professionale. Questo processo permette di coltivare un ciclo continuo di consapevolezza e crescita, sia mentale che fisica.

Innanzitutto, riflettere su cosa si è imparato aiuta l’atleta a consolidare le lezioni della giornata. Che si tratti di una nuova tecnica, un errore da evitare o una sfumatura nell’ascolto del proprio corpo, questo momento di introspezione permette di trasformare le esperienze in conoscenza. Anche una semplice osservazione come “oggi ho capito quanto sia importante il riscaldamento” diventa un mattone per costruire una performance più consapevole.

Pensare a cosa è piaciuto è altrettanto importante. Questo aspetto genera gratitudine e piacere, rafforzando la motivazione. Ripensare a un momento piacevole, come un esercizio ben eseguito, un gesto di supporto da un compagno di squadra o la sensazione di benessere dopo l’allenamento, alimenta un senso di realizzazione. La positività che ne deriva è il carburante emotivo per affrontare nuove sfide con entusiasmo.

Infine, prefigurarsi la giornata successiva non è solo un esercizio di organizzazione, ma anche una strategia per aumentare l’efficacia e ridurre l’ansia. Immaginare gli allenamenti e gli obiettivi in anticipo crea uno stato mentale di prontezza e focalizzazione. Questo tipo di visualizzazione aiuta anche a mantenere una mentalità proattiva, prevenendo la tendenza a vivere la giornata in modo reattivo o casuale.

Questa pratica quotidiana, se fatta con costanza, trasforma la routine di un atleta in un ciclo virtuoso di crescita. Ogni giornata diventa un’opportunità non solo per migliorare fisicamente, ma anche per coltivare la resilienza, l’auto-consapevolezza e la passione verso il proprio sport. In breve, riflettere quotidianamente rende l’atleta più preparato, motivato e sereno nel percorso verso i suoi obiettivi.

Basket integrato

Basket integrato con i nostri atleti/e in collaborazione con la Virtus Roma 1960. Un progetto che allarga al basket la proposta formativa dell’Accademia di Calcio Integrato. La svolgiamo insieme alla Virtus Roma presso il Centro Sportivo Pio XI a Roma.

Il neuropsichiatra infantile Roberto Rossi afferma che “abbiamo riscontrato progressi a volte inimmaginabili sul piano comunicativo linguistico oltre che ovviamente sul piano motorio e pratico. C’è bisogno di questo, hanno bisogno di uno spazio in cui divertirsi, qua è completamente diverso, riescono ad avere la soddisfazione soprattutto quando si trovano insieme agli altri ragazzi che fanno l’attività integrata con loro”. Patrizia Minocchi, presidente dell’Accademia, ha spiegato che l’obiettivo del progetto e fare svolgere uno sport di squadra considerato ancora oggi un problema per le difficoltà che mostrano abitualmente questi giovani. Saverio Zoffoli, dirigente Virtus,  ha aggiunto che non solo la Virtus è orgogliosa di partecipare a questo programma ma che il progetto d’integrazione con i loro giovani atleti è un altro aspetto centrale di questo progetto, perchè a loro farà bene conoscere la realtà della disabilità ma anche imparare come questi giovani affrontano le loro difficoltà. Infine, Maresa Bavota, responsabile dei rapporti con le famiglie e con le scuole, ha toccato un altro tasto fondamentale e cioè che alle famiglie manca un’offerta sportiva che possa aiutarli, quindi l’Accademia è partita da questo bisogno della famiglie che “è l’atto più concreto che lo sport può regalare in forma gratuita a questi ragazzi”. Il papà di un giovane sottolinea anche l’aspetto affettivo di questo lavoro in campo che sta alla base degli apprendimenti che poi avverranno:  ”i ragazzi sono stati coccolati, introducendoli con competenza a fare cose che prima non riuscivano a fare”.

E’ stato possibile raccogliere queste testimonianze grazie al programma della RAI “O anche no”  talk di infotainment, dedicato all’inclusione e alla solidarietà che racconta attraverso i protagonisti le loro storie, le loro attese, difficoltà e conquiste. E’ possibile vederlo andando al minuto 20 della trasmissione, sul sito: RAI Play – O anche no

Non ci sono fallimenti, ma feedback

La frase “non ci sono fallimenti, ma feedback” riflette una visione positiva e costruttiva delle esperienze umane, soprattutto in contesti di apprendimento, sviluppo personale e crescita professionale. Ecco una spiegazione dettagliata di questa filosofia:

1. Imparare dai risultati

Un apparente fallimento non è altro che un risultato che non corrisponde alle nostre aspettative. Invece di considerarlo un ostacolo insormontabile, può essere visto come un’opportunità per apprendere cosa non ha funzionato. Questo ci permette di migliorare e tentare di nuovo con maggiore consapevolezza.

2. Crescita attraverso il feedback

Ogni errore porta con sé informazioni preziose:

  • Cosa è andato storto?
  • Come possiamo cambiare il nostro approccio?
  • Quali risorse o competenze ci mancano per raggiungere il nostro obiettivo? Questo tipo di analisi trasforma il “fallimento” in una guida per migliorare.

3. Focus sul processo, non sul risultato

Adottare la prospettiva del feedback ci incoraggia a concentrarci sul processo piuttosto che esclusivamente sul risultato finale. Anche se non raggiungiamo subito l’obiettivo, il percorso stesso può essere una fonte di apprendimento e trasformazione.

4. Resilienza e mentalità di crescita

La mentalità di crescita, concetto sviluppato dalla psicologa Carol Dweck, evidenzia come il successo dipenda dall’abilità di adattarsi, imparare dai propri errori e continuare a progredire. Ogni insuccesso non è la fine, ma un trampolino di lancio verso traguardi futuri.

5. Evitare la paura del fallimento

Considerare gli errori come feedback ci libera dalla paura di fallire. Ci permette di rischiare, esplorare nuove possibilità e osare affrontare sfide che potrebbero portarci verso grandi risultati, senza essere paralizzati dall’idea di sbagliare.

In sintesi, non esistono veri fallimenti finché rimaniamo disposti a imparare e ad adattarci. Ogni esperienza, anche quelle difficili, ci offre feedback utili per crescere, migliorare e raggiungere i nostri obiettivi.

Perchè si dice “oggi non sento il movimento”

Quando un atleta afferma “oggi non sento il movimento”, si riferisce a una disconnessione tra il proprio corpo e la capacità di percepire con chiarezza ed efficacia l’esecuzione dei gesti tecnici, essenziali per la prestazione. Questo fenomeno è strettamente legato all’ansia o alla pressione psicologica, che interferisce con la naturale fluidità e sensibilità corporea.

Perché accade?

  1. Ansia e Sistema Nervoso - L’ansia induce uno stato di attivazione del sistema nervoso autonomo, in particolare del ramo simpatico, che è associato a una “risposta di lotta o fuga”. Questo stato può sovraccaricare la mente con pensieri autocritici o timori del fallimento, distraendo l’atleta dalla sensazione di connessione con il proprio corpo.
  2. Iperscrutinio e Consapevolezza Forzata - Sotto stress, l’atleta può diventare eccessivamente autoconsapevole e iniziare a “pensare troppo” al movimento, interferendo con l’automatismo e la coordinazione che normalmente governano i gesti atletici ben allenati. Questo eccesso di controllo può portare a movimenti rigidi e alla sensazione di “non sentire” il corpo.
  3. Disattivazione Sensoriale - Quando un atleta è bloccato dall’ansia, le capacità propriocettive – ovvero la capacità del corpo di “sentirsi” nello spazio e nei movimenti – possono essere alterate. La mancanza di fiducia nelle proprie percezioni rende difficile adattarsi rapidamente e fluire con le richieste del gesto.

Differenze tra tecnica e blocco psicologico

  • Tecnica - È un aspetto tangibile che può essere corretto con allenamenti specifici e miglioramenti misurabili. Se il problema fosse tecnico, l’atleta potrebbe semplicemente migliorare con istruzioni specifiche e ripetizione.
  • Blocco psicologico - Qui il problema non è cosa fare, ma come sentirsi liberi di farlo. La tecnica c’è, ma l’ansia “congela” il naturale utilizzo delle competenze tecniche. In questi casi, il problema è percepire il gesto come familiare e fluido.

Esempi

  1. Tennis - Un tennista può dire “non sento il movimento” se i colpi risultano forzati o troppo legati a un pensiero rigido, spesso derivato dal timore di commettere errori. Questo porta a colpire la pallina senza la tipica fluidità, compromettendo il risultato.
  2. Tiro a Volo - Un tiratore che “non sente il movimento” perde il senso del tempo e dello spazio necessari per eseguire il tiro, magari percependo il fucile come un oggetto esterno, estraneo alla propria sintonia.

Come affrontarlo

  • Tecniche di Rilassamento - Aiutano a ridurre l’attivazione ansiosa e ripristinano una maggiore naturalezza nei gesti.
  • Training Mentale - La visualizzazione del gesto e l’uso di routine pre-prestazione aiutano a spostare l’attenzione dal pensiero eccessivo alle sensazioni corporee.
  • Mindfulness e Propriocezione - Pratiche che aumentano la consapevolezza del momento presente e riconnettono corpo e mente.

In sostanza, il “non sentire il movimento” è spesso il campanello d’allarme di uno stato emotivo alterato, non di una reale mancanza tecnica. Una gestione mirata dell’ansia consente all’atleta di riscoprire le proprie sensazioni e potenzialità.

Il lavoro nello sport per i giovani adulti con disabilità intellettiva

L’Accademia di Calcio Integrato sta realizzando un progetto, finanziato dal bando 8 X Mille Chiesa Valdese, con il partenariato di Virtus Roma 1960 Petriana Calcio che si svolge in questo anno sportivo 2024-25.

È un progetto che ha lo scopo di sviluppare competenze professionali in giovani adulti, over18, con autismo nell’ambito sportivo, così da potere se lo vorranno intraprendere un percorso lavorativo nello sport con la qualifica di Assistente Multidisciplinare, titolo istituito dalla Federazione Italiana Sport Paralitici degli Intellettivo Relazionali (FISDIR).

6 giovani che già giocano a calcio con l’Accademia di Calcio Integrato sono stati scelti dopo un attento colloquio con loro e le  famiglie per sottoporgli il programma, comprendere le loro motivazioni e prendere una decisione.

Hanno seguito un Corso di 36 ore di cui 16 ore online di teoria con esame finale e 20 ore di tirocinio con il supporto di un tutor dell’Accademia Calcio Integrato durante il corso Calcio & Basket Insieme. In seguito, avranno un contratto per 5 mesi per svolgere l’attività con un regolare contratto di tecnico iscritto nel RAS di Sport e Salute. La loro attività si svolgerà presso l’Accademia di Calcio Integrato, la Petriana Calcio e la Virtus Roma 1960

Questo progetto rappresenta un percorso di formazione-lavoro per ragazzi con disabilità intellettiva. L’occupazione lavorativa è un momento fondante la vita di ogni essere umano che gli permette di essere inserito in un contesto sociale in cui si forma e gli vengono riconosciute delle competenze specifiche. Per i giovani adulti (over18) con disabilità intellettiva il lavoro gli permette inoltre di avviarsi verso una vita più autonoma e indipendente dalla famiglia. Per i genitori e i fratelli/sorelle rappresenta la risposta positiva ai loro timori di isolamento sociale e di dipendenza totale con le ricadute negative sulla salute e il benessere di questi giovani.

L’entusiasmo e l’impegno che questi giovani dimostrano durante questa attività di formazione che stanno svolgendo rappresenta un’ulteriore prova del valore che a questo progetto attribuiscono, anche tenendo in considerazione che attualmente in Italia vi è solo una persona con disabilità intellettiva che ricopre questo ruolo di assistente sportivo multidisciplinare istituito dalla Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali (FISDIR).

Sport e salute mentale

Henriksen, K., Huang, Z., Bartley, J., Kenttä, G., Purcell, R., Wagstaff, C. R. D., … Schinke, R. (2024). The role of high-performance sport environments in mental health: an international society of sport psychology consensus statement. International Journal of Sport and Exercise Psychology, 1–23.

Questa dichiarazione di consenso è il risultato del Terzo Think Tank Internazionale della Società di Psicologia dello Sport sulla Salute Mentale. Gli obiettivi del Think Tank erano: (1) coinvolgere ricercatori e professionisti di fama internazionale in una discussione sul ruolo degli ambienti sportivi ad alte prestazioni nel nutrire o compromettere la salute mentale di atleti, allenatori e staff; e (2) sviluppare raccomandazioni per le organizzazioni sportive, i ricercatori sulla salute mentale e i professionisti, affinché riconoscano più pienamente il ruolo dell’ambiente sportivo nel loro lavoro.

Sebbene la maggior parte della ricerca sulla salute mentale nello sport si sia concentrata sull’individuo, la salute mentale è il risultato di relazioni intricate e dinamiche tra le persone e i loro ambienti, e una serie di stakeholder, sia individuali che organizzativi, svolgono un ruolo chiave nel sostenere il benessere negli sport ad alte prestazioni.

Concettualmente, dividiamo l’ambiente in tre livelli (la squadra sportiva, l’organizzazione sportiva e il sistema sportivo) e due dimensioni (l’ambiente sociale e quello fisico). Basandoci sulla descrizione di questi ambienti, concludiamo fornendo raccomandazioni che aiuteranno squadre, organizzazioni e sistemi sportivi a creare ambienti sportivi ad alte prestazioni che promuovano il benessere mentale e servizi efficaci per la salute mentale, aiutando al contempo i ricercatori ad ampliare il loro focus dall’atleta o allenatore individuale all’ambiente sportivo nel suo complesso.