Le motivazioni da insegnare ai giovani

All’inizio del nuovo anno scolastico e sportivo si ritorna a parlare dell’educazione dei giovani, di come si possa contrastare questo aumento ormai consolidato negli anni di casi di disagio, che culmina in un aumento della depressione dell’ansia ormavi consolidato e negli anni ripetitivo, senza parlare di casi di cronaca che ci spaventano e fanno sentire impotenti gli adulti.

A dimostrazione di quanto questa realtà non sia un fenomeno limitato all’Italia o a qualche nazione sono state condotte indagini nei diversi continenti, in relazione ai seguenti temi: “A scuola mi sento solo”, “A scuola mi sento fuori dal gruppo e dalle cose”, oppure “A scuola faccio con facilità amicizia”. E’ emerso che a partire dal 2012 la percezione di non avere amici e di sentirsi soli è aumentata quasi ovunque.

Questo ha determinato la riduzione della capacità di essere concentrati sul presente, di restare in contatto con il proprio ambiente sociale e le persone e soprattutto una visione malata di se stessi nel mondo, dominata invece dalle distorsioni create tramite i social, vissute come realtà. Anche molte aziende sono consapevoli di questi problemi, fra questi Dove ha ideato la campagna #NoDigitalDistortion volta ad accrescere l’autostima delle giovani e a promuovere un’immagine positiva del corpo sui social media. O il programma Body Confident Sport, una campagna di body confidence in collaborazione con Nike per aumentare la fiducia nel proprio corpo delle ragazze che praticano sport.

Servirebbe un’alleanza fra famiglie, scuola e società sportive per insegnare a coltivare in ognuno passione e interesse verso le attività che svolgono.

Ciò servirebbe non tanto per creare un sistema di divieti, ma per stimolare le tre motivazioni principali che sostengono la crescita: il gioco libero, l’adattamento e l’apprendimento sociale.

L’infanzia dovrebbe essere fondata sul gioco, come per tutti i mammiferi, è il periodo in cui s’impara facendo esperienze con una forte valenza emotiva, sono attività non supervisionate dagli adulti, in cui s’impara l’autocontrollo e si risolvono i conflitti, sono attività svolte con piacere e liberamente scelte, non svolte per raggiungere obiettivi prefissati. Il gioco fisico, all’aperto, in cui si prende qualche tipo di rischio, con bambini di età variata è il modo più naturale di giocare. Troppo spesso quando genitori, insegnanti, allenatori intervengono il gioco diventa meno libero, meno piacevole e produce meno benefici. Per quanto riguarda lo sport in questa età infantile, il problema non è rappresentato dalle ore di allenamento ma da come si occupa il resto del tempo in cui spesso non si ha la possibilità di praticare il gioco libero.

Il secondo aspetto motivazionale ci ricorda che sin dall’inizio della vita i bambini sono coinvolti in un continuo scambio emotivo con il loro ambiente sociale, che all’inizio dovrebbe essere rappresentato dai genitori. Quindi si cresce tramite lo sviluppo dei rapporti interpersonali con un numero sempre più ampio di persone, con rapporti diretti faccia a faccia, con interazioni fisiche e motorie e con i modi tipici di ogni cultura. Il mondo dei social procede in maniera opposta, allontanando da questi rapporti e proponendone altri falsamente realistici ma è un mondo in pieno sviluppo questo dei social.

Il terzo aspetto dello sviluppo dell’essere umano è l’apprendimento sociale. Non riguarda l’apprendimento scolastico ma l’attivazione del desiderio  d’imparare attraverso l’imitazione e avere alcune persone come modello da seguire. All’inizio imiteranno i genitori ma poi amplieranno le loro scelte su altre persone.

 

 

 

 

 

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