Indicazioni per lo sviluppo positivo dei giovani tramite lo sport

Il tema di come sport e attività motoria partecipino allo sviluppo dei giovani dovrebbe essere uno degli argomenti più discussi sia dal mondo scientifico che dalle organizzazioni sportive, per rinforzare sempre di più il rapporto tra dati scientifici e ricadute applicative nei programmi di allenamento. Per quanto mi riguarda me ne sono molto occupato sino dai tempi della promozione del minivolley negli anni ’80 sotto la guida di Carmelo Pittera e insieme ad altri psicologi, sviluppando un percorso che comprendeva anche lo sviluppo di abilità psicologiche come l’autostima globale e motoria, la motivazione e la collaborazione e come avrebbero dovuto agire gli insegnanti per essere efficaci nel loro lavoro con i bambini. Per molti anni vi è stato anche all’interno della Scuola dello Sport un grande interesse nei confronti di questa area, che portò all’introduzione di un nuovo insegnamento denominato “Metodologia dell’insegnamento sportivo”, proprio a sottolineare la centralità non solo dei programmi di allenamento ma a pari livello delle strategie e tecniche didattiche e dei sistemi di valutazione del comportamento degli allenatori e dei giovani. In relazione ad oggi mi sembra che la centralità dello sviluppo del giovane sia diventato un argomento certamente riconosciuto come rilevante ma poco studiato. Mi sembra soprattutto che ci sia scarsa conoscenza e condivisione di quanto viene svolto nelle federazioni e nelle grandi organizzazioni sportive su questo tema. Sono convinto che saper fare-fare-far sapere continui a essere un dovere da parte di chi lavora, così da permettere confronti fra le idee, le pratiche e i risultati ottenuti. Il caso contrario porta a pensare che non vi siano dati su cui confrontarsi e che i programmi svolti non siano diffusi per timore di ricevere osservazioni critiche, o forse più semplicemente non si diffonde per pigrizia intellettuale e scarsa motivazione verso questo tipo di attività.

Per stimolare il ritorno a parlare di questo tema riporto qui sotto una breve sintesi di un articolo del 2011 ma ancora attuale, riporta una sintesi degli approcci sul tema dello sviluppo positivo dei giovani attraverso lo sport e chi vorrà attraverso una ricerca degli autori citati potrà conoscerne le indagini più recenti.

Nicholas L. Holt & Kacey C. Neely. (2011).  Positive youth development through sport: A review. Revista Iberoamericana de Psicologia del Ejercicio y del Porte, 6, 299-316.

Il concetto di sviluppo positivo dei giovani (PYD) è diventato negli ultimi anni un “tema caldo” nella psicologia dello sviluppo e dello sport.

Lo sviluppo ottimale può essere definito come un modo per “consentire agli individui di condurre una vita sana, soddisfacente e produttiva, da giovani e poi da adulti, perché acquisiscono le competenze per guadagnarsi da vivere, per impegnarsi in attività civiche, per sostenere gli altri e per partecipare alle relazioni sociali e alle attività culturali” (Hamilton, Hamilton, & Pittman, 2004).

Lo sport giovanile è stato associato a numerosi esiti negativi, tra cui (ma non solo) i problemi associati agli adulti che modellano comportamenti inappropriati (Hansen, Larson, & Dworkin, 2003), l’abuso di alcol (O’Brien, Blackie, & Hunter, 2005), l’impegno in comportamenti delinquenziali (Begg, Langley, Moffitt, & Marshall, 1996) e l’uso di farmaci che migliorano le prestazioni (Siegenthaler & Gonzalez, 1997). La competizione con i coetanei per le posizioni in una squadra può portare a sentimenti di rivalità (Brustad, Babkes, & Smith, 2001) e impedire ai giovani di assumere la prospettiva degli altri, interferendo con lo sviluppo morale (Shields & Bredemeier, 1995). La partecipazione allo sport giovanile è stata anche associata a un aumento della paura e del rischio di lesioni (DuRant, Pendergrast, Seymore, Gaillard, & Donner, 1991). In effetti, sulla base di una revisione della letteratura, Morris, Sallybanks, Willis e Makkai (2003) hanno concluso che mancano prove solide dell’influenza della partecipazione sportiva sullo sviluppo positivo.

Rispetto ai loro coetanei che non praticano sport, i partecipanti hanno riportato livelli più elevati di autostima, regolazione emotiva, risoluzione dei problemi, raggiungimento degli obiettivi e abilità sociali (ad esempio, Barber, Eccles, & Stone, 2001; Eccles, Barber, Stone & Hunt, 2003; Richman & Shaffer, 2000). La partecipazione allo sport è stata anche collegata a una minore probabilità di abbandono scolastico, a un miglioramento della media dei voti e a tassi più elevati di partecipazione all’università per i maschi con scarsi risultati e appartenenti alla classe operaia (Eccles et al., 2003; Marsh & Kleitman, 2003). Come hanno osservato Larson e Seepersad (2003), le esperienze sportive degli adolescenti si distinguono da quasi tutte le altre attività (comprese la socializzazione e i compiti scolastici) in quanto offrono opportunità di divertimento mentre esercitano uno sforzo mirato verso un obiettivo.

I fattori esterni e interni specificati per i bambini pongono un’enfasi maggiore sul ruolo dei genitori nell’aiutare i bambini a svilupparli. Per esempio, nell’ambito dei valori positivi, si suggerisce che gli adolescenti debbano accettare e assumersi la responsabilità personale, mentre nell’infanzia i genitori dovrebbero incoraggiare i bambini ad accettare e ad assumersi la responsabilità delle loro azioni a scuola o a casa.

Hanno identificato sei domini di esperienze di apprendimento, suddivisi in sviluppo personale e interpersonale. Lo sviluppo personale descriveva i processi di sviluppo che avvengono all’interno dell’individuo e comprendeva tre domini: il lavoro sull’identità, lo sviluppo dell’iniziativa e la regolazione emotiva. Lo sviluppo interpersonale descrive i processi di sviluppo che coinvolgono i legami sociali. Comprendeva i domini del lavoro di squadra e delle abilità sociali, delle relazioni positive, compresa l’acquisizione di norme prosociali e le relazioni tra pari, e lo sviluppo di reti di adulti e del patrimonio sociale.

Hanno scoperto che il PYD è stato favorito quando i programmi hanno rafforzato le competenze sociali, emotive, comportamentali, cognitive e morali; hanno costruito l’autoefficacia; hanno dato forma ai messaggi della famiglia e della comunità su standard chiari per il comportamento dei giovani; hanno aumentato il legame sano con gli adulti, i coetanei e i bambini più piccoli; hanno ampliato le opportunità e i riconoscimenti per i giovani; hanno fornito struttura e coerenza nell’erogazione del programma e sono intervenuti con i giovani per almeno nove mesi o più. Questi temi sono caratteristiche dei programmi PYD di alta qualità.

Il National Research Council e l’Institute of Medicine (2002) ha suggerito otto caratteristiche dei contesti di sviluppo legati alla PYD: (a) strutture sicure e che promuovono la salute, (b) regole e aspettative chiare e coerenti, (c) relazioni calorose e di supporto, (d) opportunità significative di inclusione e appartenenza , (e) norme sociali positive, (f) supporto per l’efficacia e l’autonomia, (g) opportunità per lo sviluppo di competenze, (h) coordinamento tra famiglia, scuola e comunità.
 

0 Risposte a “Indicazioni per lo sviluppo positivo dei giovani tramite lo sport”


  • Nessun commento

Contribuisci con la tua opinione