Cos’è la felicità

Quando si parla di giovani si evidenziano spesso i loro problemi, i problemi causati dalla pandemia, la solitudine, la dipendenza dai social, la difficoltà a vivere all’interno della loro comunità e così via. Tutto questo aggravato da un ambiente esterno in cui i temi della distruzione dell’ambiente, delle guerre e della pandemia sono tra i più trattati. Poco si parla invece di felicità, che sembra rilevare un modo di vivere la propria quotidianità in modo superficiale, troppo individualista e al di fuori delle difficoltà in cui molti si sentono immersi senza sapere o avere la forza per trovare delle soluzioni. E’ altrettanto vero che a scuola, nel mondo del lavoro e spesso anche nelle famiglie non si parla di ferità e di quali potrebbero essere le esperienze pratiche da mettono in atto per cominciare a sentirsi felici.

Spesso neanche gli adulti hanno un’idea di cosa voglia dire essere felici, e allora come possono insegnare a essere felici ai giovani. E’ più facile pensare che non ci si possa fare nulla o che si può essere felici solo se … (e qui ognuno può completare la frase come meglio preferisce).

In psicologia vi sono invece degli esperti che hanno studiato sulla felicità, spiegandone il significato e come possa essere ottenuta. A questo riguardo riporto quanto espresso da chi ha studiato nella sua vita professionale cosa sia la felicità. La sua comprensione e l’identificazione di ciò che la favorisce possono rappresentare uno stimolo per coloro che volessero intraprendere la strada per essere felici, nonostante le ovvie prove che la vita presenta.

Martin E. P. Seligman, Randal M. Ernst, Jane Gillham, Karen Reivich & Mark Linkins (2009) Positive education: positive psychology and classroom interventions, Oxford Review of Education, 35:3, 293-311.

Il termine “felicità” è troppo logoro e logorante per essere di grande utilità scientifica, e la disciplina della psicologia positiva lo divide in tre ambiti molto diversi, ognuno dei quali è misurabile e, soprattutto, ognuno dei quali è basato su abilità e può essere insegnato (Seligman, 2002).

Il primo è quello edonico: emozioni positive (gioia, amore, soddisfazione, piacere, ecc.). Una vita che si basa sull’avere il più possibile di queste cose positive è la “Vita piacevole”.

Il secondo, molto più vicino a ciò che Thomas Jefferson e Aristotele cercavano, è lo stato di flusso, e una vita condotta attorno ad esso è la “Vita impegnata”. Il flusso, una parte importante della vita impegnata, consiste nella perdita di coscienza di sé, nel fatto che il tempo si ferma, nell’essere “un tutt’uno con la musica” (Csikszentmihalyi, 1990). È importante notare che l’impegno sembra essere l’opposto dell’emozione positiva: quando si è totalmente assorbiti, non ci sono pensieri o sentimenti, anche se poi si dice “è stato divertente” (Delle Fave & Massimini, 2005). E mentre ci sono scorciatoie per ottenere emozioni positive – si possono prendere droghe, masturbarsi, guardare la televisione o fare shopping – non ci sono scorciatoie per il flusso. Il flusso si verifica solo quando si mettono in campo le proprie forze e i propri talenti più elevati per affrontare le sfide che si presentano, ed è chiaro che il flusso facilita l’apprendimento.

Il terzo regno nel quadro della Psicologia Positiva è quello con la migliore base intellettuale, riguarda la Vita Significativa. Il flusso e le emozioni positive si possono trovare in attività solipsistiche, ma non il significato o lo scopo. Il significato aumenta attraverso le connessioni con gli altri, le generazioni future o le cause che trascendono il sé (Durkheim, 1951/1897; Erikson, 1963). Dal punto di vista della psicologia positiva, il significato consiste nel sapere quali sono i propri punti di forza più elevati e nell’utilizzarli per appartenere e servire qualcosa che si ritiene più grande del proprio io (Seligman, 2002).

Il quadro della Psicologia Positiva, vogliamo sottolinearlo, è uno sforzo di ricerca empirica e non un semplice senso comune da nonna. Tra le sue recenti scoperte più sorprendenti:

  • Le persone ottimiste hanno molte meno probabilità di morire di infarto rispetto ai pessimisti, tenendo conto di tutti i fattori di rischio fisici noti (Giltay et al., 2004).
  • Le donne che a diciotto anni mostrano al fotografo un sorriso autentico (Duchenne) hanno meno divorzi e più soddisfazione coniugale di quelle che mostrano un sorriso falso (Keltner et al., 1999).
  • Le emozioni positive riducono almeno alcuni pregiudizi razziali. Ad esempio, sebbene le persone siano generalmente più brave a riconoscere i volti della propria razza rispetto a quelli di altre razze, il fatto di mettere le persone di buon umore riduce questa discrepanza, migliorando la memoria per i volti di persone di altre razze (Johnson & Fredrickson, 2005).
  • Le esternalità (ad esempio, il tempo, il denaro, la salute, il matrimonio, la religione) sommate insieme rappresentano non più del 15% della varianza della soddisfazione di vita (Diener et al., 1999).
  • La ricerca del significato e dell’impegno sono molto più predittivi della soddisfazione di vita rispetto alla ricerca del piacere (Peterson et al., 2005).
  • I team aziendali economicamente floridi hanno un rapporto di almeno 2,9:1 tra affermazioni positive e affermazioni negative nelle riunioni di lavoro, mentre i team stagnanti hanno un rapporto molto più basso; i matrimoni floridi, invece, richiedono un rapporto di almeno 5:1 (Gottman & Levenson, 1999; Fredrickson & Losada, 2005).
  • L’autodisciplina è un fattore predittivo dei voti scolastici due volte superiore al QI (Duckworth & Seligman, 2005).
  • Gli adolescenti felici guadagnano 15 anni dopo molto di più rispetto agli adolescenti meno felici, a parità di reddito, voti e altri fattori evidenti (Diener et al., 2002).
  • Il modo in cui le persone festeggiano gli eventi positivi che accadono al loro coniuge è un miglior predittore dell’amore e dell’impegno futuri rispetto a come rispondono agli eventi negativi (Gable et al., 2004).

Esiste quindi una crescente base scientifica per comprendere le emozioni positive, l’impegno e il significato. Questi stati emotivi sono preziosi di per sé, combattono la depressione (Seligman et al., 2005), generano maggiore soddisfazione nella vita (Peterson, Park, & Seligman, 2005; Seligman et al., 2005) e promuovono l’apprendimento, in particolare quello creativo (Fredrickson, 1998).

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