In questi giorni ho scritto poco rispetto al solito perchè mi sono posto domande a cui ho avuto difficoltà a rispondere.
Sono queste e riguardano indistintamente ragazzi e ragazze:
- Nel tennis, a molti piace tirare forte, il che potrebbe anche andare bene se la palla la maggior parte delle volte cadesse in campo, in realtà avviene il contrario. Perchè è così difficile togliere questa idea dalla loro testa?
- Toni Nadal ha detto che una differenza importante fra Rafa e i giovani di oggi è che Rafa quando migliorava manteneva quel livello senza ritornare indietro, mentre oggi questo non avviene: si migliora, si gioca bene qualche partita e poi si torna indietro. Anch’io vivo la stessa situazione. Come mai?
- Perchè molti atleti raggiunto un ranking mondiale importante si spaventano della fatica che devono fare per migliorarlo e quasi preferiscono retrocedere in classifica?
- Cosa spinge un atleta negli sport di opposizione (tennis, tennis tavolo, scherma), in cui bisogna superare più turni di gara per arrivare almeno a giocarsi l’entrata in semifinale o finale, ad accontentarsi di un risultato inferiore e smettere di giocare al meglio?
- Perchè alcuni atleti spiegano una sconfitta dicendo che l’avversario era più forte? Quasi che essere forti fosse una categoria assoluta che non lascia chance?
- E lasciamo perdere quelli che attribuiscono i loro insuccessi a problemi tecnici; se fosse vero perchè giocano o competono anziché smettere e aspettare di migliorare la tecnica?
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