Capire i leader di oggi e la loro carenza etica per comprendere il ruolo di Umberto Agnelli

Per provare a comprendere gli obiettivi e le azioni condotte di un leader globale come Umberto Agnelli, presidente della Juventus e metro di una famiglia che ha fatto la storia d’Italia, mi sembra importante comprendere quali siano le caratteristiche del leader globale.

La figura del manager globale che si è affermata in questi anni, identifica un individuo che si è formato e ha lavorato in Paesi diversi, si esprime in più lingue, è dotato di responsabilità senso dell’urgenza, trasparenza nei rapporti ed è mentalmente aperto. È indipendente ma deve anche ascoltare e sapere collaborare.

Da notare come nessuna delle descrizioni riportate accenna minimamente alla questione etica e non bisogna lasciarsi fuorviare dal termine responsabilità, con questo termine ci si riferisce esclusivamente a quella dovuta nei riguardi degli interessi dell’azienda. Ora se i giovani leader potenziali hanno queste caratteristiche, come sono descrivibili i leader affermati?

Una delle interpretazioni più suggestive è stata formulata da Michael Maccoby, secondo il quale ci sarebbe qualcosa di nuovo e di temerario negli imprenditori e nei top manager che guidano oggi le principali multinazionali. Posseggono profili di competenza di valore assoluto derivati dal significato maggiore che il mondo del lavoro svolge nella vita quotidiana di ogni individuo e dai cambiamenti che avvengono nel business, che richiedono individui in grado di fornire visioni strategiche e sappiano trasmettere una leadership carismatica. Questi leader mostrano caratteristiche diverse da quelle dei manager della generazione precedente.

Maccoby ritiene che oggi i leader mostrino caratteristiche psicologiche ascrivibile alle personalità narcisiste. I leader narcisisti produttivi sono individui indipendenti e non facilmente influenzabili, innovatori, dotati di una spiccata visione del futuro, strateghi efficaci, hanno successo negli affari per ottenere potere e gloria. Sono degli accentratori e vogliono imparare ogni cosa che possa influenzare lo sviluppo dell’azienda e dei suoi prodotti/servizi. Vogliono essere ammirati ma non amati. Sono in grado di perseguire i loro obiettivi in maniera aggressiva. Nel momento del successo corrono il rischio di perdere il contatto con l’ambiente. La loro competitività e il loro desiderio di riuscita li spingono continuamente verso nuove mete, nell’identificare i nemici da sconfiggere, in casi estremi e sotto stress possono manifestare comportamenti paranoici.

Hanno bisogno di avere accanto a loro persone fiduciose, coscienziose, orientate all concretezza e alla gestione operativa. Un’altra componente essenziale dei narcisisti produttivi consiste nella loro abilità ad attrarre le persone, attraverso il loro linguaggio convincono gli altri che ce la faranno a raggiungere quegli obiettivi che ora sembrano solo abbozzati. Molti li ritengono individui carismatici, abili oratori che sanno trasmettere entusiasmo e forti emozioni a quanti li ascoltano; in breve sanno far partecipare al loro sogno e sanno farlo sembrare realizzabile solo se vi sarà l’impegno di tutti. Questo perché, nonostante la loro indipendenza, hanno comunque bisogno di avvertire la vicinanza degli altri.

A questo riguardo, sono ormai parte della storia del XX secolo le parole di John F. Kennedy durante il suo discorso d’insediamento quando disse agli americani: “Ora l’appello risuona di nuovo: non ci chiama alle armi, per quanto le armi siano necessarie, non alla battaglia, per quanto già si combatta, ma a sopportare il peso di una lunga e oscura lotta che può durare anni […] una lotta contro i comuni nemici dell’uomo: la tirannide, la miseria, la malattia e la stessa guerra […]. Pertanto, cittadini, non chiedete che cosa potrà fare per voi il vostro Paese, ma che cosa potrete fare per il vostro Paese”.

Rappresentò un mattone significativo per la creazione del mito dei Kennedy, in quanto riuscì a trasmettere un solido messaggio di speranza e d’impegno, dopo il discorso inaugurale quasi tre quarti degli americani approvavano il loro giovane presidente. Questo tipo di personalità presenta naturalmente anche dei limiti che se diventassero dominanti ne bloccherebbero la positività. I principali punti critici derivano proprio dall’avere sviluppato in modo molto marcato quelle caratteristiche psicologiche e di leadership che sono fondamentali per la loro autorealizzazione.

È vero, infatti, che accanto ai benefici che traggono dall’essere individui con una visione del futuro molto specifica, con la capacità di analizzare molte informazioni in maniera efficace, con un’elevata autostima e con spiccate capacità decisionale, vi sono dei costi che derivano proprio dal possedere questo tipo di caratteristiche e che si presentano nelle situazioni di forte stress. Il primo punto critico riguarda la ridotta capacità di ascoltare gli altri quando si sentono attaccati. Molti sostengono spesso la necessità di questo atteggiamento, poiché se fossero stati ad ascoltare non avrebbero mai preso nessuna decisione e l’azienda sarebbe fallita. Un secondo punto, collegato a questo, riguarda la loro scarsa tolleranza alle critiche, non amano che le loro decisioni vengano messe in discussione. I leader narcisisti ricercano spesso quella collaborazione totale e acritica fornita agli yes-men.

0 Risposte a “Capire i leader di oggi e la loro carenza etica per comprendere il ruolo di Umberto Agnelli”


  • Nessun commento

Contribuisci con la tua opinione