La relazione fra prestazione, abilità ed errori

In molte culture, vi sono modi di dire che ricordano quanto sia importante imparare a reagire alle situazioni negative e agli errori. Si dice, ad esempio: “Quando si chiude una porta, si apre un portone” mentre gli americani amano ripetere: “Non importa quante volte cadi, ma quanto in fretta ti rialzi” e i giapponesi affermano: “Cadere sette volte, rialzarsi l’ottava”. Queste affermazioni mettono in evidenza che per avere successo si debba sviluppare una piena consapevolezza di quanto sia frequente commettere degli errori e di quanto sia altrettanto rilevante reagire in modo costruttivo.

Non ci sono scorciatoie, poiché gli errori non possono essere eliminati; bisogna per forza sbagliare, come durante un percorso a ostacoli in cui in ogni momento si è consci che è possibile commettere errori, rallentare, fare una grande fatica per superare un ostacolo anche se si è ben preparati e si conosce il tracciato.

Allora se questa è la strada da percorrere, bisogna impedire che gli errori diventino degli alibi utilizzati per confermarsi l’impossibilità di superare i propri limiti attuali, con l’effetto di determinare una riduzione dell’impegno, poiché “Tanto non c’è niente da fare” oppure “Sì, ci sarebbe tanto da fare, ma non ho abbastanza talento” o ancora “Sono un tipo sfortunato, quando una cosa può andare male, a me succederà di certo”. Bisogna quindi costruire, attraverso l’attività quotidiana, una cultura del lavoro che consideri l’errore come parte integrante del processo di miglioramento.

Un modo per accettare gli errori consiste nel mettere in atto alcuni comportamenti che permettono di passare da una prestazione sino a quel momento insoddisfacente a una efficace. Queste semplici azioni riguardano:

  1. Dopo un errore fare un respiro profondo e immaginare immediatamente cosa si deve fare nell’attimo successivo.
  2. Quando si è troppo preoccupati per la competizione che si deve iniziare, bisogna immaginarsi una prestazione passata positiva e lasciarsi sentire le sensazioni che si hanno mentre si fa questo esercizio.
  3. Durante il riscaldamento bisogna trovare il feeling con l’attrezzo o mezzo sportivo che si usa, (pallone, racchetta, arma, imbarcazione, sci, bicicletta) bisogna sentire che quell’oggetto è proprio il nostro e fa parte di noi.
  4. Durante il riscaldamento bisogna anche avvertire che il corpo si sta preparando alla gara e trarre piacere da quelle sensazioni che dicono che ci stiamo preparando bene.
  5. Bisogna mentalmente immaginarsi, se si tratta della corsa di sentire che le gambe girano come mi aspetto che sia o se le sento troppo rigide insistere negli allunghi in modo da sciogliere le tensioni muscolari inutili. In relazione ad altri sport bisogna identificare quali siano gli esercizi che meglio mettono in luce se siamo pronti, e dedicarsi a sentire le sensazioni per noi giuste prima dell’inizio della gara.

Sono solo alcuni esempi concreti di cosa possa fare un atleta per imparare a guidare se stesso a mettersi nella condizione mentale ottimale prima e durante la gara. Seguendo queste indicazioni ognuno può costruirsi il suo percorso di preparazione fisica, tecnica e mentale pre-gara.

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