E’ vero che s’impara dall’esperienza? (2)

Non è di alcuna utilità parlare in termini generali di esperienze, è essenziale capire quali sono le richieste delle situazioni che determinano cambiamenti significativi nella vita professionale di una persona. È possibile identificarle distribuendo le esperienze in diverse categorie.

Esperienze che hanno un forte impatto personale hanno alla base una lotta contro le avversità. Queste esperienze forzano gli individui a fare qualcosa di diverso rispetto a quanto avevano fatto sino a quel momento. Spingono, inoltre, a percepire se stessi e le situazioni in modo sempre differente rispetto al passato, richiedendo che si dia il meglio di se stessi in quella situazione, che non potrà mai essere identica a una precedente.  È chiaro comunque che è proprio attraverso queste situazioni avverse che il manager o lo sportivo possono scegliere se intraprendere o meno scorciatoie illegali per soddisfare il loro bisogno di successo e di potere.

Esperienze che hanno un carattere di eccezionalità. Per questa ragione anche una persona esperta può dire: “Una situazione così non l’ho mai affrontata prima d’ora”. Tirare un calcio di rigore alla finale dei campionati mondiali di calcio, è un’esperienza unica e non basta essere bravi e avere saputo gestire bene in passato questo tipo di stress, ora sei guardato da più di un miliardo di persone, sei un campione ma non è sufficiente a fare goal. Era un’esperienza che non era mai capitata neanche a Roberto Baggio prima di sbagliarlo nella finale con il Brasile. Le esperienze più significative hanno il tratto dell’unicità non tanto in relazione al contenuto dell’attività (per esempio il calcio di rigore è un’azione che appartiene al bagaglio professionale di ogni calciatore) quanto in relazione al valore che assumono in una determinata circostanza (tirarlo durante la finale della Coppa del Mondo).

Esperienze che richiedono lo sviluppo di nuove abilità per fronteggiare situazioni nuove. Creatività e innovazione sono percorsi sempre più praticati dai leader che devono svolgere consapevolmente una funzione di modello innovativo nei riguardi dei loro collaboratori. Rappresentano vere e proprie situazioni di apprendimento. Sapere cogliere i propri momenti di incertezza e di dubbio è un buon criterio per stabilire che non si sa ragionare solo per pratiche già consolidate ma che una parte di se stessi è disponibile nei riguardi del nuovo.

Esperienze e consapevolezza del proprio senso di appartenenza. Quest’ultima categoria è particolarmente importante in quanto pone in relazione le situazioni da fronteggiare con il vissuto di appartenenza personale. Un individuo non è riconducibile a un’unica attività o gruppo ma si può definire, senza per questo avvertire alcuna contraddizione, attraverso la sfaccettatura delle sue attività di manager e di membro di gruppi diversi. Può essere cuoco, amante della musica, podista, appassionato di vacanze fatte in mezzo alla natura, padre, marito, italiano, laureato, abitante in una metropoli e molto altro. Ognuno di questi aspetti partecipa a formare l’identità in cui si riconosce e tutte insieme determinano come si agisce. Restare consapevoli di questa pluralità di appartenenze, può rappresentare un primo passo verso il porre un freno a eventuali comportamenti illegali. Un manager o un atleta potrebbero pensare sulla base dell’idea che il fine giustifica i mezzi che non importa in quale modo si raggiunge il successo. Ebbene il pensare che si è anche dei genitori o dei cittadini con delle responsabilità nei confronti degli altri potrebbe rallentare l’affermarsi di questo atteggiamento.

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