Lo sport non è più per tutti

Muoversi è una necessità vitale, lo è stato per migliaia di anni quando l’uomo doveva muoversi per procurarsi il cibo per vivere, continua ad essere un’impellenza biologica e psicologica per l’essere umano che cresce e si sviluppa proprio attraverso l’acquisizione della libertà di movimento. La piaga della sedentarietà continua a perseguitarci tanto che da sempre siamo fra gli europei meno attivi in termini sportivi e, inoltre, negli ultimi 20 anni anni la percentuale dei praticanti è cresciuta solo del 5,7% mentre i sedentari sono diminuiti solo del 2%. L’unico dato aumentato in modo vistoso è la prevalenza di persone in sovrappeso e con obesità che cresce al crescere dell’età, tanto che se l’eccesso di peso riguarda 1 minore su 4, la quota quasi raddoppia tra gli adulti, raggiungendo il 46,1 per cento tra le persone di over-18.

Lo sport non è per tutti. Il concetto che lo sport dovrebbe essere declinato a misura di ciascuno non ha trovato la diffusione che avrebbe meritato. Sarebbe stato un grande cambiamento di mentalità metterlo in pratica, oltrepassare le barriere psicologiche e sociali che impediscono questo tipo di affermazione. Ciò non è accaduto, anzi, la sedentarietà ha trovato invece ampia diffusione. Lo rileva l’ultima indagine condotta da UISP e SVIMEZ in collaborazione con Sport e Salute su “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”.

La conoscenza dei dati è alla base di qualsiasi politica sportiva che si voglia intraprendere. Purtroppo questi risultati dicono, ancora una volta, che nel Centro-Nord si pratica con più frequenza lo sport. Infatti, il 42% degli adulti lo pratica in modo continuativo e il 26,8% in modo saltuario. Al contrario, nel Centro-Sud questi dati scendono al 27,2% e al 33,2%. Il dato peggiore riguarda i giovani. Fra gli under-16 del Sud sono solo l’8,6% coloro che praticano lo sport a livello agonistico contro il 24,8% di quelli che risiedono nel Centro Nord. Invece, coloro che praticano sport in modo continuativo ma senza fare gare sono al Sud il 45,3% e al Nord il 53,7%.  Pertanto al Sud i giovani che praticano sport sono il 54% mentre al Nord diventano il 78%. Nel Sud circa 1/4 dei giovani under-16 pratica sport in modo saltuario mentre questo dato corrisponde solo al 7% di quelli residenti al Nord. Inoltre, il tasso di bambini e ragazzi sedentari al Sud è pari al 21,9% rispetto al 14,4% registrato nel Centro-Nord.

Infine, altri dati ISTAT ben si relazionano a questi nuovi risultati evidenziando che il titolo di studio e sedentarietà dei genitori e risorse economiche della famiglia sono dei validi predittori del coinvolgimento sportivo dei giovani. I ragazzi che vivono in famiglie con status socioculturale più basso presentano i livelli più elevati di sedentarietà: il 32,1% di quanti vivono in famiglie i cui genitori hanno al massimo la scuola dell’obbligo contro il 12,9% di chi vive in famiglie in cui almeno un genitore è laureato. I giovani i cui genitori dichiarano di non praticare sport e attività fisica hanno uno stile di vita sedentario nella misura del 47,9% se entrambi genitori sono sedentari contro 9,8% se i genitori conducono uno stile di vita fisicamente attivo.

Speriamo che l’approvazione del Senato relativo al disegno di legge costituzionale che inserisce il diritto di accesso allo sport come strumento di sviluppo della persona possa determinare un processo di costruzione di azioni programmatiche per diffondere nel paese uno stile di vita fisicamente attivo.

 

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