Impariamo ad accettare lo stress

Se partiamo dal presupposto che “la vita è una cosa meravigliosa ma che potrebbe trasformarsi anche in un inferno se non si fa attenzione”, allora si capisce rapidamente perché lo stress, a sua volta, può essere altrettanto meraviglioso oppure fatale. Sono le situazioni di difficoltà che spingono le  persone a impegnarsi al massimo per superarle ed ottenere i risultati che si sono prefissati. Pensiamo al primo appuntamento con una ragazza o un ragazzo, come ci si sentiva, si era tranquilli, no di certo. Si pensava verrà o non verrà, sarò goffo/a?

La sfida è anche altro. Sfide anche apparentemente semplici, come quella di trovare del tempo da dedicare a fare qualcosa che piace (una passeggiata, incontrarsi con gli amici). In questo caso la sfida consiste nel fare qualcosa che piace, per il gusto di farla, per raggiungere obiettivi immediati, per provare piacere o per divertirsi. Lo svago al di fuori del lavoro rappresenta uno dei migliori fattori di previsione del benessere e il divertimento influenza positivamente le relazioni di coppia e la vita sociale, che sono altrettanti indici fondamentali di benessere.

E’ un invito alle persone a preferire le esperienze alla passività determinata dalle comodità (“Perché dovrei uscire, faticare, quando posso stare tanto comodo sul divano a guardare la TV”), a fare piuttosto che avere (“ma se mi compro quel marchingegno elettronico che mi fa dimagrire stando seduto, perché dovrei seguire una dieta e andare in palestra?”).

Queste idee non sono nuove!!

Benjamin Franklin, scienziato e politico del XVIII secolo, sosteneva che insegnare a un giovane a farsi la barba e a tenere il suo rasoio tagliente avrebbe contribuito molto di più alla sua felicità che dargli 1.000 ghinee da sperperare. Il denaro avrebbe lasciato solo rimorsi. Mentre il sapersi radere libera l’uomo dalle vessazioni del barbiere, dalle sue dita talvolta sporche, da respiri offensivi e dai rasoi non taglienti.

Assumere questo nuovo modo di pensare riguarda il prendersi cura di se stessi, significa prestare attenzione non alla grandiosità dei cambiamenti che potremmo raggiungere dopo un anno e a prezzo di grandi sacrifici, ragioniamo invece su obiettivi settimanali e raggiungibili. In genere, porsi obiettivi a lungo termine indica più che altro l’aspirazione della persona a raggiungere un determinato risultato ambizioso ma proprio perché si è nel contempo consapevoli dell’impegno nel raggiungerlo può essere percepito come irraggiungibile.

Le difese che una persona può innalzare per evitare di prendersi cura di Sé possono essere così descritte:

  1. Pensare che è sempre stato così –  Alcuni si dicono “Sono sempre stato grassottello, certo ora lo sono un po’ di più di prima della pandemia, ma come si fa a dire di no a un bel piatto di pasta”. Questo approccio sta a indicare che la persona ritiene di non potere migliorare la sua vita perché ha sempre avuto quella problematica, cioè l’essere sovrappeso, e giunge così alla conclusione che non c’è niente da fare. Questa spiegazione viene anche per giustificare determinare caratteristiche psicologiche: “Non gli piace stare da solo, ma già da ragazzino aveva paura del buio, la luce gli faceva compagnia.” In questi casi il ricordo del passato viene utilizzato per affermare l’impossibilità del cambiamento. Si conferma nella testa delle persone che è il passato, contro cui non si può fare nulla, che guida il presente e determina le scelte per il futuro.
  2. Pensare che cambiare non è importante – Altri si dicono: “ Va bene dimagrisco, faccio sport oppure esco di più con gli amici, ma poi che ci guadagno? Io sto bene così, faccio la mia vita, non ho malattie, lavoro, nessuno si lamenta. Perchè dovrei cambiare quando sto tanto bene davanti alla TV.” In questo caso coloro che sostengono questo modo di vivere non sono affatto consapevoli dei danni che crea una vita sedentaria e percepiscono solo il fastidio derivato dall’intraprendere attività che non siano quelle abituali.
  3. Pensare che c’è sempre qualcosa di più importante da fare – Altri ancora sono convinti che “Sarebbe bello avere del tempo da dedicare a me stesso, ma è così che va la vita, sempre di corsa mai un minuto per te.” Rispetto agli inconsapevoli, queste persone avrebbero l’intenzione di modificare in qualche modo la loro vita ma ritengono di non averne il diritto poiché questo loro desiderio è all’ultimo posto.
  4. Pensare che non si sarà capaci di continuare – Alcuni altri sono convinti di “Non avrò mai la pazienza e la perseveranza di seguire un programma di allenamento, ho già provato in passato e ho sempre lasciato.” Quindi, esperienze negative di abbandono determinano una condizione d’insicurezza, che a sua volta mantiene l’individuo all’interno del suo modo di vivere insoddisfacente.
  5. Sentirsi ridicoli davanti agli altri – Infine è possibile pensare che “ In palestra mi sento ridicolo perché sono tutti vestiti meglio e più bravi di me” oppure “Dovrei prima trovare un istruttore che mi spiega bene cosa devo fare, che fa le cose semplici, poi, forse. potrei farle in mezzo agli altri e poi non sono più giovane e la tuta m’ingrossa.” Questa ridotta accettazione del proprio fisico e della condizione di forma attuale non aiuta a inserirsi in un gruppo, a sentirsi a proprio agio. Si vorrebbe prima raggiungere una forma accettabile e poi partecipare alle lezioni di gruppo.

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