Un principio dimenticato: prima l’impegno e poi il risultato

Spesso i giovani si spiegano le sconfitte in termini di mancanza di capacità. Nella mia esperienza con loro incontro di frequente valutazioni di questo tipo, soprattutto da parte di chi investe molto nello sport fra i 14-18 anni.

Sappiamo dalla ricerca di Seligman e della Dweck che questo tipo di attribuzioni sono pervasive e danneggiano a lungo andare la fiducia che la persona ha di sé.

Sono convinto che l’intervento con loro, e comunque con i giovani, sia di aiutarli ad acquisire una valutazione delle prestazioni che abbia come obiettivo lo sviluppo della persona e non l’incremento del pessimismo verso se stessi, con tutte le implicazioni psicologiche negative che questo comporta.

Questa mentalità negativa è stata appresa da genitori e allenatori troppo centrati sul risultato e molto meno sullo sviluppo della prestazione.

  • Quando si focalizza l’allenamento sull’attenzione rivolta al compito, gli errori sono interpretati come occasioni di apprendimento.
  • Quando si focalizza l’allenamento in prevalenza sul risultato, gli errori sono una la prova dell’incapacità del giovane e della sua lentezza a imparare.

Premiare prima l’impegno e poi il risultato. E non viceversa. Sto parlando dell’ABC dell’insegnamento ma se oggi incontriamo molti giovani atleti/e che non ragionano in questo modo, vuol dire, almeno secondo me, che non sono stati allenati con questo approccio.

 

 

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