Il lavoro dello psicologo dello sport

Parlando ai  giovani psicologi dello sport dico spesso che al di là dei contenuti che si propongono di sviluppare, l’obiettivo della consulenza nello sport è che la nostra attività sia percepita da allenatori e atleti come utile. Anni fa il training autogeno era molto di moda e spesso veniva insegnato agli atleti, che imparavano a rilassarsi ma altrettanto spesso non ne percepivano l’utilità in relazione alla prestazione. Talvolta incontravo atleti che mi dicevano: “Un tuo collega mi ha insegnato a rilassarmi, ma poi ho smesso perché non ho capito a cosa mi servisse” .

Gli atleti sono individui orientati alla pratica, che valutano l’efficacia dell’allenamento in funzione dei risultati che gli permette di raggiungere. Lo psicologo è troppo spesso orientato a dimostrare la sua competenza e a ragionare per schemi che sono rigidi. Per cui, ad esempio, si pensa che si riduce lo stress agonistico attraverso il rilassamento, oppure si migliora la concentrazione solo attraverso esercizi di ripetizione mentale.

Bisogna invece sviluppare un programma di allenamento mentale sulla base delle esigenze dell’atleta e in relazione allo sport praticato. Inoltre, gli sportivi sono persone pragmatiche che apprezzano chi gli fornisce dei compiti da svolgere, potendone verificare l’utilità durante l’allenamento. Compito dello psicologo deve essere quello di  proporre delle attività che ritiene che saranno percepite come utili perché hanno lo scopo di migliorare almeno un aspetto della prestazione. Tutto ciò che non produrrà questo effetto verrà memorizzato dall’atleta come interessante ma inutile. Quindi:

  1. Ascoltare l’atleta e/o l’allenatore
  2. Comprenderne le esigenze
  3. Capire queste esigenze a quali comportamenti corrispondono
  4. Ipotizzare in che modo e con quali tecniche questi comportamenti possono essere appresi/migliorati
  5. Stabilire quali sono i parametri per cui si potrà affermare che questo risultato è stato raggiunto
  6. Condividere con l’atleta questo percorso di allenamento
  7. Metterlo in atto e sapere se e come correggerlo
  8. Valutare il proprio lavoro (durante e al termine)

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