Calcio Insieme e autismo: nuova stagione sportiva

E’ iniziata questa settimana l’attività del nostro progetto “Calcio Insieme”. Siamo giunti al settimo anno di attività e certamente ripensando alle prime sedute di allenamento del 2015 ritorna alla mente il timore che avevamo nell’iniziare questo programma. Nonostante ci fossimo preparati con un periodo di formazione di 32 ore,44 eravamo piuttosto preoccupati della responsabilità che ci eravamo assunti nei confronti delle famiglie e di questi giovani con autismo. Inoltre, ci eravamo dati anche l’obiettivo di documentare non solo l’attività svolta ma anche i miglioramenti motori e psicologici. La domanda che ci facevamo più di frequente era: miglioreranno attraverso l’attività sportiva o due ore la settimana sono solo una goccia d’acqua nel deserto rappresentato dai loro limiti.

Il lavoro svolto in questi anni ha dimostrato che il percorso progettato era corretto e nonostante le ovvie difficoltà siamo giunti a lavorare con molti bambini che poi sono diventati adolescenti e continuano a giocare con noi. Abbiamo documentato con diversi studi scientifici i risultati ottenuti, da cui ripartire per continuare a migliorare la nostra proposta.

Questa settimana ci siamo ritrovati a iniziare la nuova stagione sportiva 2021/22. I gruppi sono divisi per età e in funzione delle capacità motorie e psicosociali. Con i giovani con maggiori difficoltà in queste aree la ripresa dell’attività è più complicata, poiché è probabile che non abbiano continuato a svolgere attività all’aria aperta e strutturate in modo specifico come quelle dell’allenamento che proponiamo. Ogni seduta è di 50 minuti, è per loro un periodo impegnativo di costante attenzione verso l’allenatore o lo psicologo, in cui devono rispettare delle regole a cui si aggiungono richieste motorie e cognitivo-affettive a cui non sono abituati. Diciamo pure che ci vuole molta attenzione e passione professionale da parte degli operatori che stimolano questi giovani a svolgere attività, di cui i genitori che osservano restano colpiti in modo positivo. Spesso fanno attività, come passare la palla, che con i genitori fanno solo con grande difficoltà e che magari sono state abbandonate per la frustrazione che generano negli adulti.

Questo tipo di giovani richiede e necessita di un’attività 1a1, non potrebbero imparare e perseverare nell’impegno se non in presenza di una figura totalmente dedita a loro, che ne rispetta i momenti di pausa e di stanchezza me che nel contempo li conduce a svolgere un’attività motoria specifica e differenziata.

Noi ci muoviamo in questo modo, perchè riteniamo che sia l’unico possibile se si vuole svolgere un programma che produca apprendimenti nuovi, in relazione agli aspetti sportivi e psicosociali. Questa è la nostra sfida che si ripropone uguale ogni anno, siamo convinti che si possano ottenere dei risultati significativi, che potrebbero essere ancora migliori se fosse possibile aumentare il numero di ore settimanale dedicate allo sport. Naturalmente per svolgere questa attività è richiesto un elevato numero di professionisti. Per questa ragione il gruppo di lavoro sul campo è composto solo da laureati.

Con i ragazzi e le ragazze di età superiore ai 13 anni abbiamo costruito dei gruppi in cui sia possibile giocare a calcio e cominciare, dopo questo lungo periodo di pandemia, tornei e partite. Con loro l’allenamento è molto simile a quello condotto con i ragazzi con sviluppo tipico e quest’anno vedremo sino a che punto potremo andare come squadra di calcio della AS Roma.

 

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