Faremo più sport dopo questa estate di successi?

La diffusione dello sport e dell’attività fisica è un tema che nel nostro vive una situazione schizofrenica. Da una parte la pratica attiva suscita poco interesse, essendo noi persone che lo sport preferiamo guardarlo piuttosto che farlo,  cresciuti in una scuola dove l’insegnante di educazione fisica a scuola aveva e continua ad avere una rilevanza minima rispetto a quelli delle materie considerate comunemente formative.

Approccio confermato anche dai genitori, quando dicono ai loro figli che non andranno più all’allenamento se non vanno bene a scuola. D’altra parte, siamo tutti altrettanto convinti, almeno a parole, che l’attività fisica fa bene, serve per dimagrire, per ridurre gli stress e poi i figli almeno non stanno tutto il giorno davanti allo smartphone o ai videogiochi.

Questa estate poi i successi sportivi, dalla nazionale di calcio al tennis, a quelli incredibili delle Olimpiadi e Paralimpiadi fino alla vittoria della pallavolo femminile agli europei, sono stati vissuti con grande entusiasmo e partecipazione. Li abbiamo vissuti come un segno di uscita dalla pandemia e del ritorno alla vita che conducevamo in precedenza e le emozioni provate potrebbero essere uno stimolo importante per uscire da questa situazione schizofrenica, affermando la parte costruttiva delle due concezioni.

La situazione è comunque in salita e i dati a nostra disposizione forniti dall’Istat, ci dicono che dal 1988 al 2018 il numero di coloro che svolgono una pratica sportiva continuativa è passata dal 22,9% al 25,75%. Quindi in 40 anni vi è stato un incremento di circa solo il 3%. Sappiamo anche i giovani sportivi di 15-17 anni sono il 50,5%, quindi 1 su 2. Il dato è ancora peggiore per le persone tra 60-74 anni, il 71,3% dichiara di non svolgere alcun tipo di attività fisica.

Sono dati sconfortanti che mettono in luce l’inefficacia di qualsiasi azione sia stata messa in atto. In ogni fascia di età gli italiani che praticano sport o sono attivi fisicamente in modo continuativo sono troppo pochi e questo ha un peso negativo notevole sul loro benessere fisico e psicologico e come sappiamo appesantisce di molto i costi a carico del sistema sanitario.

Come spesso si è letto 1 euro investito nello sport sono 5 euro di spesa in meno per la sanità. Sono diversificate le soluzioni che si possono attuare, dettate principalmente dal fatto che lo sport e l’attività fisica riguardano ogni cittadino al di là dell’età e dell’area di residenza. Il più facile da affrontare sarebbe il contesto scolastico ma gli ostacoli amministrativi e di mentalità in Italia sono ancora troppi perché a questa attività venga riconosciuto il ruolo che gli spetta accanto agli altri insegnamenti.

Per quanto riguarda l’attività fisica degli adulti, il miglioramento del sistema dei trasporti pubblici nelle città e la diffusione delle piste ciclabili sul modello di molte città europee, certamente favorirebbe il maggior movimento di tutti e quindi un incremento dell’attività fisica. La difficoltà non sarà mai nel costruire dei progetti realistici e realizzabili in tempi certi, ne esistono centinaia in tutto il mondo.

La barriera da abbattere è vincere la mentalità degli amministratori pubblici e dei politici a non considerare il movimento come un fattore di base e imprescindibile della vita di ognuno e del benessere collettivo. Vedremo cosa il futuro ci porterà, a partire dalle prossime elezioni per il sindaco in molte città.

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