Archivio mensile per agosto, 2021

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Abbiamo tutti una doppia cittadinanza

Da un articolo di Valerio Magrelli su Repubblica.it

“C’è un passaggio molto bello di Susan Sontag che recita: tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno dello star bene e nel regno dello star male. Preferiremmo servirci solo del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto almeno per un periodo a riconoscersi cittadino di quell’altro Paese. Ecco, nostro malgrado, ci ritroviamo così. Novalis scrive: ogni malattia è un problema musicale. Ogni cura è una soluzione musicale. Per me è un oracolo quasi incomprensibile, ma lo trovo di così tale poesia che l’ho inserito anche nel mio libro, Geologia di un padre”.

 

 

Un paradosso realista

“Se diventi cosciente delle tue difficoltà – sei finito. Devi dimenticare quello che è appena successo e rimanere nel momento”.

Proviamo a spiegarci questa frase di Kobe Bryant, giacché abbiamo sempre detto che è importante essere consapevoli dei propri limiti e degli errori. Può essere un buon esercizio per occupare un po’ di tempo in queste calde giornate estive.

Master in psicologia dello sport

In questo blog voglio parlare per la prima volta in modo diretto del master di psicologia dello sport, organizzato da psicosport, e di cui dalla prossima edizione sono diventato direttore scientifico. Ho accettato questo ruolo perchè penso che oggi in Italia si possa fare molto di più e meglio per dare una prospettiva di lavoro professionale a chi è interessato a svolgere questa attività ma anche a chi ha iniziato a svolgerla negli anni ma desidera trovare degli approfondimenti. Infine, il master si rivolge anche ai colleghi che hanno altre specializzazioni e sono interessati a capire in che modo possono utilizzare le loro competenze nello sport e in quali ambiti arricchirle e aggiornarle.

Lo sport è un ambito molto ampio e diversificato può riguardare l’ambito dell’attività giovanile, degli sport di squadra piuttosto che individuali, dello sport agonistico e di quello relativo allo sport ricreativo e dello sport per tutti per dire solo di alcuni fra i molti aspetti dello sport. Il master vuole rendere appieno questa differenziazione e fornire conoscenze e competenze che riguardano i differenti ambiti professionali in cui lo psicologo dello sport potrebbe trovarsi a lavorare. In tal senso, si parte dalle attività proposte dal mercato sportivo per giungere alle strategie e tecniche da acquisire per essere in grado di rispondere alle esigenze delle società sportive.

Un secondo aspetto centrale del master è rappresentato dal tirocinio che vedrà coinvolti gli psicologi presso le società sportive che collaborano con psicosport. Il tirocinio sarà supervisionato durante lo svolgimento del master e il project work riguarderà il lavoro svolto e la costruzione di un progetto di consulenza rivolto alla società sportiva.

Il tirocinio e la conoscenza delle attività richieste dal mondo sportivo allo psicologo rappresentano la spina dorsale del master, su cui s’innesteranno gli apprendimenti e gli approfondimenti sulle strategie e tecniche per iniziare o continuare una carriera di psicologo dello sport. Di conseguenza l’acquisizione delle competenze tecniche non sarà mai fine a se stessa ma sarà integrata a quanto serve saper fare negli specifici contesti di lavoro.

 

Tokyo Paralympic Games: W’re coming soon

Tokyo 2020 Summer Paralympic Games - IWBF - International Wheelchair  Basketball Federation

Obiettivi: allenamento ideomotorio

Obiettivo allenamento ideomotorio 
A partire da 14 anni

  • L’auto-controllo va incoraggiato per gestire i comportamenti in situazioni di stress agonistico.
  • Sviluppare la consapevolezza, anche emotiva e le abilità di autoregolazione
  • Pieno sviluppo abilità mentali: concentrazione, controllo emotivo, dialogo interno positivo e rilassamento
  • Ottimizzare la concentrazione attraverso l’allenamento ideomotorio
  • Capacità di gestire le distrazioni e le interruzioni in partita, mantenendo prestazioni massime
  • Le routine devono essere possedute con un livello elevato di qualità e intensità
  • Padroneggiare completamente la routine per eseguirla in condizioni agonistiche impegnative

Ricordiamo i valori dello sport

In queste lunghe giornate olimpiche si è molto parlato dei valori che lo sport può insegnare. Bene, ricordiamoli.

Formativo _ Nell’ambito di una educazione concepita come percorso che accompagna il cittadino attraverso tutto l’arco della sua vita, dall’infanzia all’età anziana. E per i giovani, sport educativo non come risorsa alla devianza o recupero della marginalità, piuttosto parte integrante del quadro di formazione globale della persona.

Prevenzione sanitaria _Per prevenire e contrastare i danni derivanti dagli stili di vita correnti, l’obesità infantile e le aumentate aspettative di vita.

Ludico_Per fare riscoprire a tutte le età il gusto del gioco, componente importante dello sport, del tempo libero e della formazione collettiva

Educazione alla democrazia_Il rispetto delle regole, dell’altro, assunzione di responsabilità, senso della collettività.

Inclusione e coesione sociale_La grande sfida dei prossimi decenni, l’inclusione.  La pratica sportiva può essere uno degli strumenti per affrontare positivamente il problema dell’integrazione degli immigrati e offrire una risposta al problema della frammentazione della nostra società che produce mancanza di relazioni, isolamento di alcune fasce deboli, anziani, portatori di handicap, disoccupati.

Economico sociale_Oltre allo sport spettacolo, anche la pratica sportiva di massa può assicurare nuovi ed interessanti livelli di occupazione. Le possibilità occupazionali offerte dallo sport sono anche maggiori quando lo sport si interseca con le politiche sociali e renderà più plausibili gli investimenti pubblici sulla promozione sportiva.

5 fattori emersi in queste Olimpiadi

  • “Che la forza del sacrificio che hanno dimostrato i nostri giovani sia anche la nostra”.

Mi sembra che questo sia il concetto che unisce i giovani di questa Olimpiade a tutti quelli che nella storia si sono espressi in modo eccellente. Sacrificio per arrivarci, starci e per qualcuno vincere. E’ un concetto che si ripropone da migliaia di anni. Da Aristotele abbiamo ricevuto una definizione di eccellenza molto simile a quella che viene data oggi: “Noi siamo ciò che facciamo costantemente. L’eccellenza quindi non è un atto ma una abitudine”.

  • E’ stata l’Olimpiade in cui l’unità mente-corpo è emersa a tutti in modo evidente.

Le difficoltà psicologiche che molti atleti hanno manifestato e specialmente i super-winner, i vincitori seriali da Simon Biles a Naomi Osaka a Novak Djokovic, ci hanno messo di fronte in modo inequivocabile il ruolo che la psicologia di ognuno svolge nel determinare le scelte e le prestazioni. Gli psicologi conoscono bene queste problematiche ma il grande pubblico spesso le vuole ignorare o comprendere. La consapevolezza che anche gli atleti preparati ad affrontare gli stress delle Olimpiadi sono comunque vulnerabili, dovrebbe insegnare a noi che dobbiamo impegnarci a ridurre i nostri stress quotidiani perchè siamo tutti fragili.

  • E’ stata l’Olimpiade delle famiglie.

Le indagini hanno sempre messo in evidenza il ruolo degli affetti famigliari. Gli atleti lo riconoscono, le famiglie, ognuna a modo loro, più spesso le madri se il padre è stato assente, sono un pilastro fondamentale della loro riuscita. Questo non deve stupire, ovviamente ci sono eccezioni a questa regola ma nessuno cresce da solo. I genitori non solo hanno dato il sostegno organizzativo ed economico ma rappresentano un legame affettivo imprescindibile. I media sono pieni di dichiarazioni di questo tipo, talvolta uno dei genitori è stato il primo allenatore di qualcuno di questi giovani o continua a esserlo anche quando sono dei campioni.

  • E’ stata l’Olimpiade dei sogni realizzati.

Gregorio Paltrinieri, Vanessa Ferrari, Federica Pellegrini, Luigi Busà e Antonella Palmisano fra gli/le Altri/e sono l’esempio che bisogna coltivare i propri sogni senza paura di non riuscirci, anche quando si parte da condizioni difficili. Come si dice nel linguaggio quotidiano hanno ottenuto i loro successi non solo grazie alla preparazione ma perchè ci hanno messo il cuore. Usiamoli come esempi per uscire dalla condizione di passività che spesso colpisce molte persone e che può portare a una condizione d’incapacità e di rinuncia nei confronti della vita.

  • E’ stata l’olimpiade dei mental coach.

Mental coach è un concetto che non mi piace, d’altra parte nello sport si tende a scindere le diverse professionalità che lavorano con gli atleti. Per cui c’è il preparatore fisico, l’allenatore, il medico, il fisioterapista, per non parlare dell’osteopato, del posturologo, dell’allenatore della visione e quant’altro. Ognuno svolge un ruolo definito e, quindi, vada per il mental coach che sia laureato in psicologia. Gli atleti italiani ne hanno riconosciuto l’importanza e questa percezione di utilità è fondamentale per il riconoscimento di questo tipo di expertise. E’ qualcosa di assolutamente consolidato nella maggior parte delle nazioni, ma in Italia è spesso un servizio che gli atleti si scelgono da soli e lo psicologo spesso non partecipa agli eventi internazionali. In questi casi viene fornita una consulenza a distanza che non può essere efficace come quella in presenza. Mi auguro che il successo ottenuto dalla squadra olimpica italiana in questa Olimpiade, non confermi l’idea che va bene in questo modo e cioè che alle gare serve l’allenatore, il preparatore fisico, il fisioterapista e il medico mentre il mental coach può svolgere il suo lavoro da casa.

 

Senza mente, non c’è corpo

Senza mente, non c’è corpo: la psicologia dello sport come antidoto al male

“Quando si parla di psicologia dello sport, bisogna distinguere la pratica sportiva dall’attività agonistica.La prima è orientata alla promozione del proprio benessere e ad uno stile di vita adeguato. Oggi è dominante uno stile di vita sedentario, con conseguenze sull’aspetto psicologico. La sedentarietà tende a peggiorare l’umore delle persone, arrivando a determinare forme di psicopatologia o dipendenza da altri sistemi, come la televisione o il cellulare. In questo senso, l’utilità dello psicologo può essere quella di aiutare a comprendere il valore del modo di vivere attivo, che passa per le attività sportive”, spiega Alberto Cei. Lo psicologo dello sport che segue l’ attività agonistica, invece, si occupa di atleti che hanno fatto della passione il loro lavoro. “Il paradosso? Più sei bravo ed entri nella fascia di atleti d’elite, più ogni limite viene evidenziato in maniera esasperata. Un esperto può in questo caso aiutare a migliorare le prestazioni; a gestire momenti di difficoltà; ad avere un’idea di sè positiva; ad accettare gli errori”, prosegue Alberto Cei.

Non dimentichiamo la forza del sacrificio

Vivere l’entusiasmo delle vittorie di queste giorni è per noi spettatori, certamente esaltante e ci fa sentire vicini a questi ragazzi e ragazze che ci permettono di vivere questi momenti di gioia.

Non dobbiamo però sprecare l’occasione di non pensare che ciò vediamo è il momento conclusivo di un percorso di anni di duro lavoro e di sacrifici personali. Non sempre questo basta per vincere ma sicuramente non si raggiungono queste vette assolute se non si seguito questo tipo di percorso. Questa consapevolezza deve servirci a essere ancora più grati a questi giovani e a non dimenticarci che i successi non s’improvvisano, che non si diventa bravi in una notte o per raccomandazione.

La cultura del lavoro, ne parlano tutti i vincitori, deve essere allora qualcosa che ci dovrebbe contraddistinguere, tutti ognuno nel suo campo, perchè i successi e gli entusiasmi di queste giornate iniziate con gli europei di calcio non vadano sprecati ma diventino parte della nostra forza interiore.