L’importanza della mente nelle prestazioni alle olimpiadi è stata per la prima trattata sulla rivista International Journal of Sport Psychology nel 1972 in relazione ai Giochi di Monaco. Contiene brevi articoli di 9 psicologi di fama mondiale che evidenziano il ruolo dei fattori psicologici e di come gli psicologi dello possono rappresentare un’opportunità importante per gli atleti. Stupirsi oggi a distanza di 50 anni del ruolo della mente nelle prestazioni di livello assoluto, ci rivela come nonostante i progressi della scienza, gli stereotipi contro l’applicazione nello sport degli psicologi continuano a persistere. Direi che ciò è vero soprattutto nel nostro paese e molto meno nella maggior parte degli altri paesi. D’altra parte questo è un pezzo della mia carriera professionale, ho smesso con la federazione del tiro a volo 20 anni fa, per continuare come consulente personale di alcuni tiratori mentre ho lavorato fino a quando la pandemia lo ha impedito con paesi asiatici dall’India, all’Iran e sarei dovuto andare a Tokyo con la squadra cinese.
Quindi come deve muoversi uno psicologo italiano per lavorare nello sport?
A mio avviso, chiunque abbia l’ambizione di svolgere questa attività come lavoro e non come un semplice hobby o un’attività lasciata al caso, deve formarsi in modo serio e professionale, con la consapevolezza che dovrà dedicare tempo allo sviluppo di questa professione. Spesso chiedo ai giovani colleghi “Quanto vuoi diventare bravo?”. Un’indagine svolta dall’Ordine del Lazio alcuni anni fa ha messo in evidenza che più del 40% di chi si dichiarava psicologo dello sport in questa regione non aveva mai fatto un corso specifico. Altri ancora per avere un titolo fanno corsi online brevi e così aggirano la questione del pezzo di carta. Il mercato ha capito questa mentalità e così per soddisfare questa richiesta sono fioriti master brevi e poco costosi. Come conseguenza di questo approccio abbiamo società sportive e atleti che non sanno cosa aspettarsi dallo psicologo e professionisti che hanno limitate competenze o che tentano di applicare quelle imparate in altri ambiti (psicologia del lavoro e psicoterapia) al mondo dello sport. In questo modo non si educa lo sport a fare richieste specifiche, a selezionare un professionista e a capire se questa scelta è stata per loro adeguata. Gli psicologi d’altro canto hanno difficoltà a diventare credibili in uno sport che anche a livello giovanile è sempre più richiedente esperti e in cui gli allenatori sono laureati in scienze motorie e hanno studiato psicologia e psicologia dello sport.
Con questo non voglio apparire negativo ma sottolineare proprio in questi giorni in cui il ruolo della psicologia è messo in grande luce dagli atleti, sui media e sui social che va bene entusiasmarsi per questo nuova rilevanza che ci viene riconosciuta ma nel contempo dobbiamo essere altrettanto consapevoli che la strada per soddisfare le esigenze che sono emerse richiede una formazione teorica e pratica di alto livello in psicologia dello sport , perchè deve insegnare le teorie e le tecniche psicologiche e nel contempo deve anche insegnare come si applicano nei diversi contesti sportivi.
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