Vincere una medaglia alle olimpiadi con la visualizzazione

Vincere una medaglia alle olimpiadi significa riuscire a restare concentrati sulla propria prestazione per la durata della prova, indipendentemente dal punteggio, dagli avversari, dalle condizioni meteo, dal pubblico, dalle proprie aspettative e da quelle degli altri.

Per molti rappresenta la gara della vita e per questa ragione la pressione e le attese sono così elevate da potere distruggere un atleta o una squadra.

La visualizzazione è la tecnica psicologica più utilizzata dagli atleti per vivere questi momenti in modo per loro positivo ed efficace. Di seguito alcune dichiarazione degli ultimi 35 anni che ne confermano la validità.

“Gli atleti confermano nelle loro testimonianze la validità di questo approccio: Alex Baumann (oro nei 200 m e 400 m nuoto, Olimpiadi di Los Angeles): «Il miglior modo che ho imparato per prepararmi mentalmente alla gara è stato di riuscire a visualizzarla nella mia mente» [Orlick e Partington, 1986; 15]. Sylvie Bervier (oro nel trampolino, Olimpiadi di Los Angeles): «Ripetevo continuamente i tuffi nella mia testa. La sera, prima di andare a dormire, ripetevo sempre i miei tuffi. Dieci tuffi [...]. Facevo ogni cosa come se fossi realmente là» [Orlick e Partington, 1986; 22]. Franck Dumoulin (oro nel tiro con la pistola alle Olimpiadi di Sydney): “Utilizzo molto le immagini mentali in differenti occasioni, soprattutto quando ricerco la qualità. La tecnica è la base ma pensando alla tecnica si evocano le sensazioni ed è sufficiente pensare alle sensazioni perché la tecnica sia subito pronta” [Ripoll, 2008; 103]. La nazionale giapponese di judo, detiene il record di 72 medaglie vinte ai Giochi Olimpici, di cui 36 d’oro: “L’allenamento mentale era integrato nel programma giornaliero del collegiale. Gli atleti facevano gli esercizi alle 7 del mattino ogni giorno. Le attività includevano attitudine all’allenamento, ridere, ascoltare musica rilassante, parlare con i compagni, esercizi di respirazione, meditazione e riproduzione delle loro prestazioni migliori in maniera rallentata [Terry et al., 2014)” (Da Cei, 2021).

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