La depressione negli atleti di élite

Quando negli anni ’80 ho iniziato a lavorare come psicologo dello sport, si scriveva che gli atleti mostravano personalità ben equilibrate. Sembra  un’era geologica fa.  In quel periodo, gli atleti erano molto meno numerosi, le competizioni meno frequenti, lo stress competitivo meno pressante, l’esposizione pubblica degli atleti meno frequente e gli sponsor meno presenti nella loro vita. Questo comporta che sulle spalle degli atleti vi erano meno aspettative provenienti dall’ambiente sociale e sportivo, meno pressioni per ricercare quel perfezionismo e quei risultati vincenti continuativi. Gli atleti erano socialmente più liberi e meno costretti a soddisfare esigenze a loro esterne. Ritengo che questa differenza evidente rispetto a oggi sia una delle cause della maggiore frequenza odierna dei casi di psicopatologia che colpiscono gli atleti di vertice. Ultimo fra tutti, quello testimoniato dalle parole di Naomi Osaka, n.2 del tennis mondiale femminile, che si è ritirata durante il Roland Garros.

Purtroppo non è neanche del tutto vero quanto detto a riguardo degli atleti 40/50 anni fa, poiché se pensiamo anche solo all’Ex-Germania dell’Est scopriamo che gli atleti di questa nazione non erano affatto liberi di scegliere e l’uso scientifico del doping di Stato ha creato a loro non solo problemi fisici ma anche malattie psicologiche. Lo stesso vale per molti atleti del mondo occidentale che si sono serviti di pratiche illecite per ottenere i loro risultati sportivi.

La questione di base da studiare è quella di capire se il mondo sportivo diventato estremamente competitivo (e questo vale anche per il mondo del lavoro) non sia il principale stressor (ambientale) a suscitare nei giovani un corto circuito esistenziale che stimola a sentirsi al di sotto delle loro aspettative e di quelle che gli vengono richieste. L’incapacità ad adattarsi con strategie efficaci a queste richieste può determinare uno squilibrio emotivo che la sola mente razionale non riesce più gestire.

La depressione –  Può essere una tristezza transitoria o una malattia mentale debilitante, che richiede un trattamento clinico. Generalmente, le persone colpite presentano un umore disturbato, sentimenti di colpa o bassa autostima, sonno o appetito disturbati, perdita di interesse o piacere, poca energia e scarsa concentrazione. Questi problemi possono diventare pervasivi o ricorrenti, e portare a grandi difficoltà nella capacità di una persona di partecipare alle sue attività quotidiane. Endemica nella società attuale, la depressione è elencata dall’OMS come la principale causa di disabilità e il quarto principale contributore al peso globale della malattia (secondo tra gli adolescenti e gli adulti di età inferiore ai 45 anni) in termini di anni di vita interessati.

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