Archivio mensile per giugno, 2021

SportPsych Works: informazioni sulla psicologia dello sport

SportPsych Works è una pubblicazione in stile newsletter di APA Div. 47 (Society for Sport, Exercise & Performance Psychology). Pubblicati circa tre volte all’anno, i fogli informativi servono a fornire informazioni affidabili e tempestive al pubblico in un formato domanda-risposta di facile comprensione su una varietà di argomenti di psicologia dello sport, dell’esercizio e della performance basati sull’evidenza.

Qui sotto un esempio riguardante lo sport giovanile.

Why Talk About Youth Sport?

Of the estimated 60 million boys and girls who participate in youth sport, roughly one-third drop out of sport each year, and up to 70% drop out by adolescence. Youth athletes report “having fun” as the number-one reason for participating in youth sport (Visek, Mannix, DiPietro, Achrati, McDonnel, & Harris, 2015). Treating youth athletes like professionals by overemphasizing winning is a quick way to reduce their enjoyment in sport and increase competition anxiety and drop-out (O’Rourke, Smith, Smoll, & Cumming, 2011). A positive sport environment shaped by coaches and parents can increase the likelihood that young athletes realize the full benefits of youth sport.

How Can We Facilitate Positive Interactions in Youth Sport?

Positive interactions within the “Athletic Triangle” (athlete, coach, and parent), can make youth sport a positive social and learning experience for youth athletes (Smith, Smoll, & Smith, 1989). The diagram on the right highlights the Top 3 fundamental tenants of the Youth Sport Ethos of fostering fun (Visek, 2015). Continue reading to learn how you, as a coach/parent, can be a positive member of your youth’s Athletic Triangle and promote the Youth Sport Ethos.

What is a Fun Environment?

Visek and colleagues (2015) discovered the following 11 fun-dimensions of sport participation that make youth sport fun:

La combattività è la chiave per vincere gli Europei di calcio

Vincere è un frullato d’ingredienti tra loro diversi che nel calcio riguarda la qualità dei calciatori, la loro capacità di restare uniti nelle situazioni di maggiore difficoltà agonistica, è influenzata dall’allenatore e naturalmente dal gioco degli avversari e molti altri aspetti, fra cui la fortuna.

E’ probabile che le squadre sulla carta più forti che sono state eliminate da questo Europeo abbiano peccato in qualcuna di queste variabili. Non ho le informazioni per potere analizzare il match esaminando questa variabili, però c’è una caratteristica che a mio avviso fa da collante a questa variabili e che spesso è decisiva nel favorire la vittoria finale.

Quando Mourinho afferma che vuole “11 bastardi”, Conte vuole in squadra giocatori aggressivi come Vidal, Ferguson aspettava il 75° minuto perchè sapeva da quel momento la sua squadra si sarebbe scatenata, lo stesso ha dichiarato Tuchel dicendo che i suoi calciatori sono predisposti a combattere perchè questa è la loro natura.

Queste diverse parole affermano l’idea che la combattività è l’ingrediente che deve mostrare una squadra che vuole vincere e che senza questo atteggiamento anche la migliore per qualità non raggiungerà mai questo risultato.

Quindi non stupiamoci se molte delle squadre migliori sono state eliminate, evidentemente non hanno giocato con questo approccio. Combattività non significa essere fallosi ma volere vincere i contrasti, alzarsi immediatamente quando si cade, non protestare con l’arbitro, calciare per fare gol, mantenere l’intensità di gioco per tutta la partita. Il ruolo dell’allenatore è decisivo per stimolare questo tipo d’impegno.

 

Presentazione libro: Essential of Exercise and Sport Psychology

Essentials of Exercise and Sport Psychology

An Open Access Textbook: Society for Transparency, Openness, and Replication in Kinesiology

Zachary Zenko e Leighton Jones (a cura di)

2021, 798 pagine,  https://doi.org/10.51224/B1000 

Questo libro è un open access textbook e può essere scaricato tramite l’indirizzo riportato. E’ il frutto della collaborazione di 70 autori, che si sono impegnati per realizzare questo progetto durante il Covid-19.

I capitoli spaziano dalla psicologia dell’esercizio alla psicologia dello sport. E’ composto da 33 capitoli e per il pubblico italiano è certamente interessante, perchè propone propone una visone a 360° di molte delle conoscenze attuali, soprattutto nell’ambito della motivazione, dei processi di regolazione, della personalità, delle dinamiche di gruppo e della leadership.

Il libro contiene anche degli esercizi che gli studenti e gli allenatori possono svolgere per approfondire la conoscenza di specifici temi.

Italia-Austria

È andata bene. Mi aspettavo un’Austria così, ma speravo in un’Italia più fresca, grazie al riposo di tanti contro il Galles. Invece no. Mancini cambia giusto in tempo: ha una grande rosa e l’aveva dimenticato. Ripartiamo da qui e consideriamola una utilissima lezione.

Lo sport è gioia ritrovata

Ci aspetta un mese di eventi sportivi planetari, non solo gli europei di calcio, ma anche il Tour de France, Wimbledon e poi le Olimpiadi di Tokyo. Lo stiamo vivendo in questi giorni di calcio, si è creata grande eccitazione, in tutti noi sembra prevalere un senso di gioia, di consapevolezza che lo sport con il pubblico, anche se per ora limitato nei numeri, rappresenta l’uscita da un incubo e il ritorno a una sempre maggiore libertà. Viviamo questi giorni come la fase  finale di un periodo da incubo. Gli atleti italiani hanno ricevuto dal presidente Mattarella la bandiera che porteranno ai Giochi Olimpici e Paralimpici. Lo sport è un’attività altamente emotiva che unisce tutti sotto il segno della nazione. Non ci sono altre attività che hanno questa connotazione così coinvolgente aldilà delle differenze politiche e sociali. Lo sport unisce non perchè sia privo di difetti, anzi ha esattamente tutti quelli che esprime la nostra società, dalle truffe al doping.

Ne abbiamo bisogno perchè lo sport è espressione di vita, della necessità di movimento di ogni essere umano, un bisogno psicologico primario. Più la nostra società diventa sedentaria e sovrappeso, maggiore è il desiderio inconscio di soddisfarci attraverso lo spettacolo che ci offrono i campioni con la loro fatica fisica, la loro destrezza sportiva e la ricerca di prestazioni eccezionali nei momenti decisivi. Possono sbagliare ma per noi saranno per sempre i nostri campioni, perchè vivono al posto nostro momenti unici che per noi sono anche solo difficili da pensare e poi, come sappiamo, non sempre si può vincere. Va bene lo stesso, lo sport è catartico, piangeremo con i nostri atleti.

Lo sport è così comunità che tiene uniti gli atleti e noi tutti, le loro gioie sono le nostre e questo vale anche per i dolori che si vivono per la sconfitta. Insomma lo sport è molto di più di un gioco, è un attivatore potente delle nostre emozioni più profonde.

Ogni giorno nell’ultimo anno abbiamo letto delle storie degli eroi della comunità, medici, infermieri e molti altri. Fra questi ci sono gli atleti che hanno dimostrato il coraggio di continuare a prepararsi per qualcosa che non si sapeva se sarebbe ritornato. Sono storie di resilienza, sacrificio e concentrazione in assenza di qualsiasi certezza per il futuro. Per questa ragione gli eventi sportivi che stanno per iniziare ci coinvolgeranno e saranno la dimostrazione che possiamo ritornare a vivere il gioco con felicità.

10 obiettivi del campo estivo per giovani con disabilità intellettiva

Cosa s’impara da un campo estivo per giovani con disabilità intellettiva (ID).

  1. 5 ore di attività alternata fra calcio, giochi motori di coordinazione e con la palla e attività espressive costituiscono un periodo di tempo adeguato per tutti, anche per i più giovani (6/7 anni) e per quelli con disturbi più gravi.
  2. E’ stato da noi calcolato che una settimana di campo estivo di 25 ore equivale a 2 mesi di allenamento bisettimanali di due ore
  3. 5 ore di attività svolta all’aperto e in totale sicurezza rappresenta un’esperienza unica che la quasi totalità dei giovani con ID non sperimenta. Quindi la soddisfazione dei bisogni primari, quali sono il bere e il mangiare, viene allenata in modo corretto.
  4. La gestione della fatica, e quindi l’alternanza dei momenti di attività a quelli di recupero, è un altro fattore significativo di empowerment di questi giovani, che di solito svolgono attività a bassa intensità, con scarso dispendio energetico e in ambienti al chiuso.
  5. I giovani possono alternare le fasi attività con momenti di recupero, senza compromettere l’efficacia dell’allenamento sportivo, poiché la quantità di tempo a disposizione permette anche queste fasi di pause al suo interno.
  6. I giovani sviluppano una capacità di relazionarsi fra di loro, favorita dalle pause e dai momenti di passaggio da un’attività a quella successiva.
  7. Il calcio è uno sport di gruppo e di comunicazione fra i giocatori. Questa necessità stimola l’incremento delle interazioni verbali tra i giovani che hanno un livello di competenze verbale anche solo di qualche parola.
  8. L’adulto che guida le attività diventa un effettivo riferimento per tutti loro, per rispondere alle esigenze che emergono di continuo durante l’attività e costituisce pure un facilitatore del rispetto delle regole della vita in comune del gruppo.
  9. Lo sviluppo motorio e sportivo del calcio viene così allenato con una continuità e frequenza che gli abituali allenamenti di un’ora non permettono. Questi giovani con ID ricevono durante il camp estivo molti più feedback sulla loro attività e possono metterli in pratica con maggiore frequenza dato l’ampio numero di ore in cui ogni giorno sono coinvolti.
  10. I genitori sono tutti particolarmente contenti nel constatare il coinvolgimento dei loro figli in questa grande varietà di attività e nel verificare i loro progressi motori e psicosociali.

 

 

 

 

Le basi della collaborazione fra psicologo-allenatore

Una delle competenze principali che deve possedere uno psicologo dello sport è di sapere collaborare con gli allenatori.

Come sappiamo ogni organizzazione sportiva segue regole proprie e sviluppa una personale cultura sportiva. Questa a sua volta determina il comportamento e le relazioni che gli allenatori sperimentano con i loro i collaboratori. Di conseguenza uno psicologo che come è probabile lavora in ambienti diversi deve essere in grado di stringere collaborazioni partendo dalle richieste e dalla cultura di quello specifico ambiente.

Gli allenatori allenano ma ognuno segue il proprio approccio, ha sviluppato un modo di relazionarsi verso i collaboratori e gli atleti. Prima lo psicologo comprende questa situazione, migliore sarà la sua collaborazione con il tecnico e il suo staff.

 

“Estate Insieme” per giovani con disabilità intellettiva

Il campo “Estate Insieme”, organizzato da Roma Cares insieme all’Accademia di Calcio Integrato,  per giovani con disabilità intellettiva continua anche con i giovani che hanno maggiori limiti funzionali in termini motori e psicosociali. Anche loro sono impegnati dalle 8 alle 13 per 5 giorni alla settimana. Descrivere la loro attività è più complesso rispetto ai giovani con un livello di funzionamento superiore. La ragione di questa maggiore difficoltà nel descriverla deriva dal fatto che svolgono un’attività 1 a 1, un allievo e un allenatore/psicologo. La loro attività è organizzata di una serie di percorsi motori ma che ognuno compie a modo suo, seguendo il proprio ritmo e la necessità di risposarsi dopo le fasi di attività. Ci vuole molta pazienza, entusiasmo e professionalità da parte degli adulti. Devono lavorare consapevoli delle difficoltà estreme di miglioramento.

Non è semplice avere questo approccio ma questo è lo scopo del nostro lavoro non solo durante l’anno ma anche al campo estivo. Abbiamo misurato che una settimana di campo estivo (25 ore) equivale in termini quantitativi e di esperienza motorie e psicologica a due mesi allenamento. Pochissime indagini scientifici hanno studiato questo questo fenomeno, a dimostrazione dello scarso interesse che l’attività sportiva organizzata a suscitato finora nella comunità scientifica.

Ci auguriamo di continuare in questa attività dei campi estivi anche nei prossimi anni per potere documentare in maniera continuativa i miglioramenti di questi giovani e la metodologia didattica utile per produrre questi risultati.

 

Francia in crisi: manca la coesione

Ungheria-Francia 1-1.

Ancora una volta abbiamo assistito al verificarsi di un concetto semplice: non vince la squadra composta da campioni ma quella che resta unita attorno al suo gioco per 90 minuti.

E’ un’idea che nonostante tutti la conoscano, succede che le star di una squadra se lo dimentichino, pensando che prima o poi qualcosa succederà per consentirgli di fare un gol e vincere. Le squadre meno forti non si possono permettere questo atteggiamento superficiale, consapevoli (sempre se allenati a questo concetto) che la loro unica chance di vincere proviene dalla coesione in campo guidata da idee tattiche.

Nel calcio è quindi possibile più che in ogni altro sport di squadra che la squadra sfavorita possa mettere in difficoltà quella avversaria e quando va in vantaggio può avere molte chance di concludere la partita con un risultato non sperato.

Per la squadra dei campioni che subisce questa situazione non è mai facile cambiare mentalità a partita iniziata, spesso prevale lo stupore e la ricerca della soluzione individuale e non di squadra.

W l’Ungheria che ci ha dato il piacere di vedere questa partita, a dimostrazione che il valore si deve acquisire ogni volta sul campo e non a parole.

Tokyo 2021

Dopo 24 anni dalla prima olimpiade a cui ho partecipato (Atlanta, 1996), questa è la prima in cui non seguirò atleti che lottano per vincere una medaglia. Dopo 6 edizioni non vivrò più l’emozione di parlare con atleti e atlete che nei giorni seguenti vogliono eseguire la gara della vita. Collaborare con loro è sempre esaltante come la prima volta. Non ho mai vissuto la loro gioia ma le sconfitte che ci sono state, invece, le ho sentite dentro di me per molto tempo. Per alcune continuo a pensarci oggi e mi domando cosa avrei dovuto fare di diverso perchè la prestazione andasse diversamente. L’impressione è che avevi tutto in mano e poi, d’un tratto un mare di emozioni ha portato via tutto.

La pandemia ha molto condizionato questa situazione. Avevo probabilmente l’opportunità di fare parte della squadra cinese di tiro a volo, ero stato con loro ai campionati del mondo del 2019 e al loro centro sportivo a Pechino ma il covid è fermato questa collaborazione.

Le guarderò in televisione con un po’ di delusione per non essermi questa volta “qualificato” per l’evento sportivo più importante al mondo.

(Leggi anche: Ricordi delle olimpiadi che non ci sono)