Nel calcio si parla molto di psicologia e ancora ieri abbiamo sentito le frasi di Antonio Conte, sull’ansia dei suoi giocatori, quelle di Fonseca sui 20% di blackout della sua squadra e quelli di Andrea Pirlo sulla mentalità vincente che deve avere la Juventus. Qualche tempo fa Alessandro Costacurta aveva parlato della intelligenza emotiva che dovrebbe guidare i calciatori.
Queste frasi dimostrano quanto sia elevata la sensibilità di questo mondo sportivo sulla psicologia, la question però è che sono meno delle dita di una mano quelli che lavorano in una società di calcio. Chi se ne occupa nella squadra? L’allenatore è lo psicologo della squadra se questo da una parte è una funzione del tutto abituale per chi svolge un ruolo di leadership in qualsiasi gruppo , dall’altra rappresenta un ulteriore grado di responsabilità che non condivide con nessuno poiché all’interno dello staff non è presente uno psicologo dello sport.
Quest assenza, ovviamente, non è di oggi ma è una costante con qualche eccezione. Attualmente a mia conoscenza solo La Juventus e il Verona ne hanno uno che lavora con i calciatori.
Non va meglio neanche nei settori giovanili e nelle scuole calcio dove invece sono abbastanza diffusi ma spesso con ruoli marginali.
Siamo molto lontani dal ruolo che lo psicologo svolge nel club USA. Robert Nideffer e Kenneth Ravizza hanno lavorato per anni con molte squadre di football americano e di baseball. Il sistema di valutazione del comportamento dell’allenatore nel baseball giovanile è stato introdotto ormai più di 40 anni fa. Nel calcio nel Regno Unito, Chris Harwood ha proposto un programma di sviluppo degli allenatori della accademia di calcio fondato su caratteristiche psicologiche, che ormai è utilizzato dalle società di calcio ed è diffuso nel mondo di lingua inglese.
Da noi siamo fermi a esperienze di singoli/e professionisti/e, pochi/poche, e comunque l’interesse delle società è scarso.
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