Una ricerca ha utilizzato i dati della Serie A nelle stagioni dal 2007-2008 al 2016-2017 analizzando i risultati della squadre dopo un cambio di allenatore [Argentieri, Canova e Manera, 2019].
Da questa analisi e coerentemente con la letteratura disponibile emerge che la sostituzione dell’allenatore non è utile per influenzare le prestazioni della squadra e, quindi, non ha alcun effetto significativo sui risultati della squadra. Non si evidenzia alcun impatto a lungo termine significativo del cambiamento di allenatore. Nei casi in cui è stato rilevato un impatto positivo del turnover ciò è avvenuto solo nel brevissimo termine, principalmente guidato da un aumento della motivazione e dell’impegno dei calciatori determinato dallo shock emotivo determinato dal cambiamento, che così contribuisce a una striscia di risultati positivi. Con il passare del tempo, però, questo effetto scompare e, di fatto, si rivela negativo. Questi dati sono analoghi a quelli evidenziati in relazione al cambio di allenatore nel basket (NBA), calcio inglese e hockey su ghiaccio (NHL).
Alcune considerazioni derivano però dalle esperienze professionali e riguardano i seguenti punti.
- Le squadre che cambiano frequentemente allenatore non sono squadre di successo e questo risultato negativo sarebbe favorito da un turnover troppo frequente.
- Eventuale incompetenza reale dell’allenatore e, pertanto, gli insuccessi della squadra sono determinati dalla non sufficiente competenza del tecnico.
- L’allenatore è stato sacrificato come capro espiatorio, altre sono le cause che hanno determinato i conflitti e, in tal modo, i dirigenti della società sportiva, addossando le colpe al tecnico, si servono del metodo più semplice per risolvere i problemi della squadra.
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