La pandemia ha cambiato il modo di lavorare e di mantenere i rapporti sociali, sono stati, sinora, 10 mesi in cui ci siamo allenati a cambiare magari inizialmente anche contro la nostra volontà.
Il mio lavoro è attualmente solo da remoto, online. Sono su WhatsApp in alcuni giorni anche per 5/6 ore, i meeting con i colleghi e i congressi internazionali sono solo su Zoom, ho realizzato dei brevi video di pochi minuti per insegnare tecniche specifiche di respirazione e di allenamento della concentrazione. Lezioni ed esami universitari solo sulle piattaforme previste.
Svolgo un’attività professionale che richiede il contatto diretto con le persone mentre in questi mesi è avvenuto quasi esclusivamente tramite smartphone e pc. Quali sono i costi e i benefici di questa impostazione. Certamente è necessaria una migliore organizzazione del lavoro e un maggior investimento di tempo. Questo succede perché non stando a contatto con gli atleti durante gli allenamenti viene a mancare quel rapporto continuativo determinato dall’essere presenti alle gare e all’allenamento. Non vi è più stata la possibilità d’interagire con loro e gli allenatori in maniera informale e in presenza sul campo. Al suo posto, per potere comunicare si sono dovuti pianificare dei momenti specifici, generalmente dopo pranzo o dopo l’allenamento pomeridiano. Inoltre, per alcune esercitazioni che ho proposto ho realizzato dei video di non più di due minuti, inviati via smartphone, che hanno costituito dei veri e propri tutorial su un tema d’interesse psicologico. Questa modalità di comunicazione ha rappresentato per me un ulteriore elemento di novità, di cui comunque ho sperimentato l’utilità, poiché gli atleti hanno avuto a disposizione delle istruzioni su video da rivedere in funzione delle loro necessità.
I costi riguardano l’impossibilità di svolgere interventi nel qui ed ora, cioè sui fatti appena accaduti, ma si lavora sempre sul resoconto di atleti e allenatori. Un altro limite riguarda l’assenza dello psicologo dalle dinamiche interpersonali fra coach e atleta durante l’allenamento e l’estremizzazione delle loro interazioni su fattori quasi esclusivamente tecnici e tattici e di miglioramento fisico, che d’altra parte sono lo scopo del lavoro degli allenatori e dei preparatori fisici.
L’accentuazione dell’attenzione su questi fattori può portare in alcuni casi a dare meno importanza alla componente mentale dell’allenamento, mettendo in secondo piano la consapevolezza che è l’atteggiamento mentale (quindi come si vive l’allenamento) che determina la qualità dell’impegno sportivo e motorio e la sua riuscita.
Vedremo nei prossimi mesi come usciremo dalla pandemia e come sarà cambiato il nostro lavoro. La mia impressione è che si è molto modificato e che il digitale diventerà un aspetto significativo anche del lavoro dello psicologo.
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