La gestione delle pause può determinare il risultato

In questo periodo lavoro molto con tiro a volo, tennis e tennis tavolo. Vi chiederete cosa hanno in comune: le pause tra un colpo e l’altro e tra i punti. Anche un’altra caratteristica unisce questi atleti, spesso non allenano questa fase della loro prestazione, e questo determina effetti negativi sui momenti immediatamente successivi. Non allenano la pausa perché per abitudine è considerata una fase non tecnica, quindi non è compito dell’istruttore quando si è bambini e successivamente dell’allenatore insegnare come gestirla.

La pausa è una fase di pausa, per cui non c’è niente da insegnare, magari si consiglia  di controllare la respirazione e di pensare all’azione seguente. Lo si dice a parole ma non lo si insegna.

Alcuni atleti ne capiscono l’importanza e anche per questo diventano dei campioni. La maggior parte la vive aspettando che passi, meglio se in fretta per ritornare alla gara. Infatti, questa idea “ritornare alla gara” è un altro pensiero comune fra gli atleti. Le pause rappresentano un’interruzione della prestazione e non sono parte della prestazione. Con questo non si va lontano, i fucili non si possono spaccare ma le racchette sì, costano anche molto meno. Molti atleti crescono con questa atteggiamento verso le pause, le considerano una fastidiosa parte della gara e, quindi, quando sono in agitazione o stanno perdendo accelerano questa fase per ritornare subito in gara e provare a riprendersi. Gli effetti in genere sono disastrosi e si convincono di non essere capaci a giocare, mentre invece non sanno solo gestire le pause.

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