Archivio mensile per novembre, 2019

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Accettare la sfida

“Più di ogni altra cosa, è il nostro atteggiamento iniziale nei riguardi di un compito difficile a favorire un risultato vincente”.  William James

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Calcio Insieme e disabilità intellettiva

Qualche foto con i nostri giovani con disabilità intellettiva e relazionale del Progetto Calcio Insieme promosso dalla AS Roma e dall’Associazione Calcio Integrato.


 

 

 

 

 

Calcio Insieme e Disprassia

Presentiamo il progetto “Calcio Insieme” al Congresso Nazionale sulla Disprassia.

Workshop: Performance Behavior in Elite Sports

Il prossimo 6 Dicembre presso l’Olympic Center Papendal (Olanda), una grande sessione dedicata a: “Performance Behavior in Elite Sports” sarà organizzata dal Team Netherlands in collaborazione con TOPSport Vrije Universiteit Brussel

Il programma è rivolto a psicologi e altri esperti che lavorano nello sport di elite, allenatori, atleti, direttori tecnici, dirigenti sportivi e studenti. Per ulteriori dettagli e registrazione vai a: https://lnkd.in/dcMUct4

With: Paul WyllemanMaurits G. HendriksChris HarwoodAlberto CeiSuzan BlijlevensJolan KegelaersEveline FolkertsHardy MenkehorstTakeshi KUKIDOMEThierry SOLER, Urban Johnson, Marc Hendriks, Maria Psychountaki, Petra Huybrechtse, Pieta Van DishoeckNynke KlopstraHafrún Kristjánsdóttir, PhDAnaëlle MalherbeTanja Kajtna, Sidonio Serpa, Sylvia HoppenbrouwersEefje Raedts

Attività fisica e depressione

Un nuovo studio mostra in modo evidente che l’Attività Fisica riduce la depressione anche in presenza di un alto rischio genetico. La prevenzione primaria basata su dati di ricerca per la depressione deve includere anche l’Attività Fisica.

Karmel W. Choi et al. Physical activity offsets genetic risk for incident depression assessed via electronic health records in a biobank cohort study. Depression & Anxiety, 5 novembre 2019.

Abstract

Background

Physical activity is increasingly recognized as an important modifiable factor for depression. However, the extent to which individuals with stable risk factors for depression, such as high genetic vulnerability, can benefit from the protective effects of physical activity, remains unknown. Using a longitudinal biobank cohort integrating genomic data from 7,968 individuals of European ancestry with high‐dimensional electronic health records and lifestyle survey responses, we examined whether physical activity was prospectively associated with reduced risk for incident depression in the context of genetic vulnerability.

 

Methods

We identified individuals with incident episodes of depression, based on two or more diagnostic billing codes for a depressive disorder within 2 years following their lifestyle survey, and no such codes in the year prior. Polygenic risk scores were derived based on large‐scale genome‐wide association results for major depression. We tested main effects of physical activity and polygenic risk scores on incident depression, and effects of physical activity within stratified groups of polygenic risk.

Results

Polygenic risk was associated with increased odds of incident depression, and physical activity showed a protective effect of similar but opposite magnitude, even after adjusting for BMI, employment status, educational attainment, and prior depression. Higher levels of physical activity were associated with reduced odds of incident depression across all levels of genetic vulnerability, even among individuals at highest polygenic risk.

Conclusions

Real‐world data from a large healthcare system suggest that individuals with high genetic vulnerability are more likely to avoid incident episodes of depression if they are physically active.

 

 

La gestione dello stress da parte di Sarri e Ancelotti

I problemi che stanno incontrando Sarri nella gestione di Ronaldo e Ancelotti nei riguardi della squadra e del suo presidente mettono in evidenza quanto sia difficile in questi momenti mantenersi ottimisti, tesi, soddisfatti e determinati piuttosto che pessimisti, insoddisfatti, insicuri e sfiduciati. Ora la questione è la seguente: come mantenere questo atteggiamento positivo in questi momenti di stress, nel perdurare di una situazione di crisi.

Questo stress non deriva tanto dai risultati ma si riferisce allo stress da gestione dei calciatori, da incomprensioni  che insorgono durante il percorso di lavoro o dal dover negoziare con i propri giocatori.

Sappiamo che ciò che differenzia un allenatore che le gestisce da un altro che, al contrario, le subisce è nel modo di fronteggiare le situazioni che percepisce come stressanti.

Una domanda a cui rispondere è la seguente: “Come faccio a mostrarmi convinto che ce la faremo a uscire da questa crisi  o che le mie scelte sono quelle giuste?” Nel calcio si sa che se quando entri in campo non sei convinto che hai tutto quanto ti serve per riuscire a raggiungere il tuo obiettivo, è quasi sicuro che non lo raggiungerai. E’ come dire ai propri avversari: “Tenete oggi vi regaliamo un po’ della nostra convinzione di vincere, noi preferiamo restare insicuri.” Quindi l’insegnamento è il seguente: accettare la sfida e giocare convinti di farcela sino al fischio finale. Ai giocatori s’insegna a rincorrere anche le palle impossibili da prendere, perché non si deve mai abbandonare l’idea che sia  possibile.

Per trasmettere quotidianamente a se stesso questa mentalità, l’allenatore deve essere il primo a dimostrare apertamente un atteggiamento di questo tipo. Qualcuno potrebbe obiettare che non è affatto facile vivere in questa maniera, d’accordo, parafrasando Andy Warhol si può dire che 15 minuti di sconforto non si negano a nessuno ma dopo bisogna cambiare atteggiamento, abbandonare completamente questa condizione e impegnarsi a realizzare le decisioni prese, con convinzione e positività.

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Cambiare per continuare a essere Federer

“Per poter affrontare i più giovani ho dovuto reinventare il mio gioco, il tennis è in costante evoluzione”

Federer dimostra che si può cambiare anche a 38 anni.

 

Contro il #razzismo nello sport

“Si è ciò che si comunica”. Diciamolo a tutti i presidenti di club, allenatori, tifosi, genitori e figli: le parole e i comportamenti dicono chi siamo e in cosa crediamo e ognuno si assuma la responsabilità delle sue azioni.

#razzismo #Balotelli @ParoleOstili

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Le sfide mentali del tennis

Iniziata la preparazione alla nuova stagione agonistica con le migliori U18 italiane di tennis al Centro Tecnico Nazionale di Formia. Grandi aspettative e molta responsabilità per fornire le opportunità più efficaci di allenamento fisico, tecnico/tattico e mentale.

Per capire appieno l’impegno richiesto alle ragazze e allo staff , elenco di seguito le principali situazioni che si troveranno ad affrontare.

 

Il mental coaching quando non si parla stessa lingua

La preparazione psicologica con gli atleti e gli allenatori è di solito un’attività che si svolge tra persone che parlano la stessa lingua madre, poiché condividere lo stesso clima culturale favorisce la relazione e il cambiamento. Svolgendo questa attività di consulenza anche all’estero e specialmente in paesi non di  lingua madre inglese, come Cipro, India, Malta, Emirati Arabi Uniti e Iran ho constatato che l’inglese, anche come seconda lingua, permette comunque di avere un dialogo costruttivo ed ugualmente efficace con gli atleti. Recentemente sono stato due settimane in Cina, a Pechino, a lavorare con la nazionale cinese di tiro a volo e in questo la situazione mi ha posto difficoltà diverse, dovendo lavorare con un’interprete che per quanto esperta, limitava il rapporto con gli atleti e gli allenatori e di conseguenza metteva a rischio l’efficacia della preparazione psicologica. Di conseguenza, il lavoro svolto è stato centrato essenzialmente su esercitazioni pratiche da svolgere collettivamente in palestra e individualmente sul campo di tiro. In tal modo, gli atleti hanno potuto sin da subito applicare in allenamento le strategie e le tecniche psicologiche per migliorare le loro capacità di prestare attenzione in condizioni di stress agonistico e come rifocalizzarsi dopo un errore o nei momenti di difficoltà.  Questa esperienza mi ha ulteriormente confermato che, anche con i nostri atleti italiani, troppo spesso spendiamo troppo tempo nel descrivere ciò che dovrebbero fare/pensare/sentire piuttosto che più pragmaticamente permettergli di fare esperienze di cambiamento e di ottimizzazione delle loro risorse psicologiche attraverso uno specifico allenamento formato da esercitazioni. Sistema che d’altra parte conoscono molto bene, dato che la preparazione fisica e l’allenamento tecnico si fondano proprio sulla pratica ripetuta nel tempo con l’intensità desiderata.