Lo stress fa bene alle grandi squadre

Le partite delle squadre di Sarri, Conte e Ancelotti mostrano che le grandi squadre hanno più facilità a giocare al meglio partite importanti piuttosto che quelle più semplici della Serie A. Quando la pressione agonistica è più ridotta, queste squadre hanno difficoltà a gestire la routine di un match, che dovrebbero dominare e vincere per manifesta superiorità.

Quando ero un giovane psicologo, chiesi a Robert Nideffer, come mai nel suo questionario sull’attenzione c’era un item in cui si chiedeva se “Sono molto abile nell’assumermi responsabilità in situazioni critiche, ma non altrettanto nella routine quotidiana”. Aveva capito, Nideffer, che i campioni s’impegnavano al massimo spesso solo in presenza di forti stimoli, in caso contrario la motivazione era ridotta e correvano il rischio di fornire prestazioni insoddisfacenti. Il test è del 1976 a dimostrazione che già in quegli anni chi conosceva la mentalità dei più bravi, sapeva che potevano cadere in questa situazione.

Quindi sembra che gli atleti di alto livello trovino la condizione emotiva migliore specialmente nelle partite per loro più sfidanti, come quelle di Champions League, mentre sono meno motivati a raggiungere la stessa condizione psicologica in relazione alle partite di campionato. Questo atteggiamento è evidente nella Juventus che sembra svegliarsi in campionato solo negli ultimi 20 minuti delle partite e nel Napoli che, anche a causa di altri problemi paralleli, ha mostrato due volti totalmente diversi in campionato e in Champions. Meno evidente sembra essere questa difficoltà nell’Inter, probabilmente a causa delle caratteristiche di leadership di Conte, che continuamente infonde nei sui giocatori delle iniezioni di adrenalina grazie al suo comportamento in campo.

 

 

 

 

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