Archivio mensile per marzo, 2017

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Gli errori dei giovani tennisti U21

Gli errori principali dei giovani U21 che giocano a tennis:

  1. Pensare che sapere giocare a tennis sia sufficiente per sapere giocare una partita
  2. Non sapere che essere rapidi negli spostamenti è uno degli aspetti mentali e non solo fisici per loro più importanti del gioco
  3. Non avere previsto un piano per quando in partita non sanno cosa fare
  4. Pensare che un punto possa cambiare la partita (o “fare girare la partita”, come dicono loro)
  5. Pensare che l’avversario non li fa giocare o fa solo dei vincenti, quando invece dovrebbero concentrarsi su cosa fare
  6. Abbattersi quando si sta perdendo o avere paura di vincere quando si sta in vantaggio
  7. Non sapere perché devono riscaldarsi, oltre che per una ragione fisica
  8. Ignorare che è ciò che pensano/sentono a determinare come giocano
  9. Non capire rapidamente come gioca l’avversario
  10. Pensare a fare il punto anziché pensare al gioco (rapidità, colpire la palla e tirala lunga)

 

 

 

Quando un allenatore parla solo di tecnica, sbaglia

Sempre più spesso sento parlare di allenatori che si occupano quasi solo esclusivamente di allenare la componente tecnico sportiva degli atleti mentre ignorano la componente mentale e in termini più globali la dimensione psicologica della vita dei loro atleti. Ora questo atteggiamento determina in molti atleti non pochi problemi e un livello di comunicazione relativamente arido.

Ovviamente questo approccio è sbagliato e limita lo sviluppo sportivo. A questo riguardo, riporto cosa già veniva detto da Dale Carnegie, da uno dei massimi della comunicazione interpersonale nel 1938:

  • Una delle qualità meno apprezzate oggigiorno è proprio quella di saper gratificare la gente.
  • Nei nostri rapporti interpersonali non dobbiamo mai dimenticare che i nostri compagni di vita o di lavoro sono esseri umani e in quanto tali avidi di gratificazione. E’ questo il segreto.
  • E niente adulazione. L’apprezzamento deve essere onesto e sincero.
  • Se volete che la gente sia contenta di stare con voi, bisogna che anche voi dimostriate che siete contenti di trovarvi in loro compagnia.

Muoversi camminando: E’ un comportamento primario

Muoversi camminando è una delle attività umane primarie. Oggi è invece possibile vivere seduti passando da un mezzo ad un altro. Pertanto un progetto che abbia lo scopo di promuovere il camminare diventa innovativo e quanto mai necessario per promuovere il benessere dei cittadini.

Diversi sono gli aspetti psicosociali coinvolti nella riuscita di questa idea; riguardano nella sostanza la percezione che i cittadini hanno di:

  1. quanto sia apprezzabile e gratificante camminare nella loro città,
  2. quali motivazioni il camminare soddisfi,
  3. quanto il loro benessere globale ne esca rafforzato.

Questi tre aspetti dovrebbero giungere a costituire un unico modello integrato personale, che permetta di passare con facilità dall’intenzione di camminare (voglio farlo) all’azione (lo sto facendo).

Essere consapevoli di questi tre aspetti e della loro interazione diventa, quindi, necessario per la riuscita del progetto di camminare. I dati delle indagini hanno dimostrato che si apprezza il camminare in città se:

  1. si vedono altri camminare per andare a lavorare o come espressione di attività fisica,
  2. vi sono spazi verdi, spazi sicuri ed esteticamente piacevoli,
  3. le strade sono sicure,
  4. gli incidenti ai pedoni sono rari,
  5. vi sono scuole dove si cammina,
  6. il traffico è ridotto.

In relazione alle motivazioni individuali si è rilevato che le persone sono orientate a svolgere un’attività che:

  1. riduca lo stress quotidiano e migliori l’umore,
  2. migliori il rapporto con il proprio corpo,
  3. si svolga all’aria aperta,
  4. si possa fare in compagnia,
  5. rispetti i propri ritmi individuali e che sia moderatamente intensa,
  6. sia semplice e accessibile.

Il terzo aspetto di questo approccio riguarda la promozione del proprio benessere. Questo risultato deriva dall’interazione fra i due aspetti descritti. Si riferiscono ai criteri di camminabilità e alla motivazione. Quando questi s’incontrano l’individuo mostra un livello di soddisfazione personale superiore, che gli fornisce una percezione di benessere migliore.

Il genere determina la differenza nel mondo reale

Assunzione: Psicologo della prestazione per il team di nuoto paralimpico GB

Dopo la vela in Gran Bretagna è la volta del nuoto paralimpico a bandire un posto per psicologo della prestazione per i prossimi 4 anni, compenso interessante e tempo indeterminato.

… E poi ci si chiede come mai lo sport GB è diventato così vincente, anche investendo sugli psicologi.

Scuola di calcio integrato: La prima partita

Secondo anno del Progetto Calcio Insieme, realizzato dall’Accademia di Calcio Integrato in collaborazione con la AS Roma e la presidenza del Consiglio Regionale del Lazio: la prima partita di calcio integrato con bambini con disabilità intellettiva e bambini della Roma Academy.

I terribili numeri dello sport italiano: Vince la sedentarietà!

I numeri dell’indagine sulla pratica sportiva in Italia presentati da Coni e Istat, dimostrano purtroppo che i sedentari continuano a essere troppi e che la percentuale degli attivi non mostra significativi miglioramenti in tutte le fasce di età rispetto al passato.

In Italia:

  • 25% popolazione pratica sport in modo continuativo
  • 9,7% talvolta
  • 25% qualche attività fisica
  • 39,2 sono i sedentari
  • 30,5% popolazione attiva nel NordEst
  • 17,5% popolazione attiva nel Sud
  • 52,7% degli abitanti del Sud sono sedentari
  • 5,7% del tempo libero della popolazione tra 3-24 anni è dedicato allo sport per 2h13m per settimana
  • dal 2000 al 2016 la % di praticanti in modo continuativo è aumentata dell’7%
  • dal 2013 al 2016 l’incremento è del 3%
Non si può certo essere soddisfatti di questi dati che continuano a evidenziare un Italia spaccata in due in termini di pratica sportiva e in cui negli ultimi 18 anni l’incremento è stato veramente ridotto (8%). Questo evidenzia la carenza di politiche nazionali per lo sviluppo di uno stile di vita fisicamente attivo. Lo sport e l’attività fisica continuano a essere considerate come attività del tempo libero e non come fattori primari per lo sviluppo del benessere individuale e sociale. D’altra parte questi dati sono stati presentati senza che le principali organizzazioni sportive abbiano denunciato la loro gravità e l’influenza nefasta che producono sulla salute dei cittadini.