Autismo, calcio integrato: sintesi della ricerca

Calcio Insieme, è un progetto promosso e supportato dalla Fondazione Roma Cares, Onlus legata al più ampio contesto di responsabilità e sostenibilità sociale della AS Roma e dalla Asd Accademia Calcio Integrato, il cui obiettivo è lo sviluppo di una cultura dell’integrazione e dell’educazione ai valori dello sport attraverso il giuoco del calcio.

Il gioco del calcio è lo sport più amato e praticato dalle bambine e dai bambini di tutto il mondo, ma per i giovani con difficoltà intellettive sono rare, se non del tutto assenti, le opportunità non solo in Italia che permettano loro di vivere questa pratica sportiva come esperienza formativa e di gioco. Pertanto, questo progetto pilota di ricerca applicata che si sviluppa su tre anni è rivolto ai bambini/e di 6-12 anni con disabilità intellettive e con particolare riferimento a quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD). Calcio Insieme intende promuovere l’attività motoria e l’insegnamento del calcio per questi bambini al fine di migliorare la qualità della loro vita attraverso una pratica sportiva continuativa nel tempo ma anche e soprattutto elaborare un modello di metodologia didattica a loro adeguato, attraverso un’attività di  ricerca applicata sul campo.

Calcio Insieme  è iniziato a settembre 2015 con la collaborazione di alcune scuole di Roma  che hanno promosso tra le famiglie degli alunni con disabilità intellettiva la conoscenza di questa iniziativa, organizzato incontri informativi con lo staff di Calcio Insieme per iniziare a costruire una community sul territorio in cui scuola, famiglia, soggetti sportivi promotori, e staff potessero sentirsi parte di un progetto comune al cui centro vi sono i bambini con disabilità intellettiva e in particolare quelli con disturbo dello spettro autistico (ASD). Il progetto ha avuto sin dall’inizio al centro del proprio focus quello di costruire le condizioni per favorire l’empowerment di ciascun bambino attraverso il gioco del calcio, così come raccomandato dal Comitato Paralimpico Internazionale.

E’ importante, per poter meglio comprendere le diverse fasi della sperimentazione effettuata dallo staff scientifico- tecnico di Calcio Insieme sui campi del Giulio Onesti, avere presente cosa s’intende per disturbi dello spettro autistico e quale siano i limiti e le potenzialità motorie dei bambini che ne soffrono  e il report descrive nei dettagli le principali caratteristiche, riportando anche i diversi contributi bibliografici .

Emerge subito un dato evidente, ovvero che le esperienze di attività sportiva sinora svolte dai bambini con disabilità intellettiva hanno riguardato in prevalenza sport individuali e che nessuna indagine è stata sin ora condotta per verificare in che modo l’attività sportiva di gruppo e il calcio in particolare possano rappresentare un mezzo per il miglioramento delle competenze motorie/sportive, psicologiche e relazionali.

Nella parte dedicata al metodo vengono descritte inizialmente le diagnosi dei 30 bambini/e che hanno partecipato al progetto che hanno permesso di suddividerli in due gruppi (Verde e Rosso) in funzione delle abilità motorie e psico-relazionali possedute; entrambi i gruppi hanno partecipando a un programma di allenamento di un’ora per due volte la settimana da gennaio a giugno 2016.

Va sottolineata l’importanza della fase di formazione che si è svolta prima dell’inizio dell’attività: lo staff al completo e formato da psicologi dello sport, istruttori di calcio giovanile, una logopedista, un medico dello sport e un responsabile dei rapporti con le famiglie e le scuole hanno partecipato a un Corso di formazione specifico, teorico e pratico per imparare a sensibilizzarsi e a lavorare con bambini con disturbi intellettivi.

In termini di metodologia di analisi la sperimentazione è stata portata avanti dallo staff  che  provveduto a sottoporre tutti i bambini/e ad una valutazione motoria iniziale e finale (è importante sottolineare che la griglia dei test motori era la stessa utilizzata dagli istruttori della Roma Academy per i bambini normodotati),  allo stesso modo si è proceduto con la valutazione psicologica e relazionale effettuata con interviste iniziali e finali a genitori e insegnanti e con una valutazione svolta sul campo e continuativa per tutta la durata del periodo di attività effettuata dagli istruttori di calcio e dagli psicologi dello sport.

I risultati dimostrano che in relazione alle abilità motorie vi sono differenze significative rispetto alle valutazioni iniziali in relazione a 6 prove su 10. In particolare i bambini sono migliorati nei test riguardanti: camminare tra i conetti, correre tra i conetti, rotolare su tappetino, saltare in alto (3 ostacoli 20/30cm), afferrare (5 lanci da 1 a 5 mt di distanza da istruttore) e stare in equilibrio sulla medusa.

In relazione al correre con la palla (guidare la palla in uno spazio lungo 15m e largo 4m) si sono evidenziati due dati. Il primo è che anche al termine del programma, il 39,3% dei bambini non ha mostrato alcun miglioramento. Il secondo è di segno opposto ed evidenzia che il 28,6% si colloca a un livello di abilità intermedio e cioè guida la palla, si sposta frequentemente dx e sx anche se esce dalla corsia. Inoltre, il 10,7% mostra un livello di abilità medio-alto, guidando la palla senza uscire dalla corsia. In tal senso è emerso che vi sia una notevole differenza dal punto di vista motorio fra i bambini stessi, mentre per alcuni l’allenamento si è caratterizzato maggiormente come attività motoria orientata all’acquisizione degli schemi motori di base, per altri è orientata all’insegnamento dei fondamenti del calcio.

Il questionario somministrato ai genitori al termine del periodo di attività ha esaminato le seguenti abilità dei bambini: collaborazione, partecipazione ai giochi, comprensione, comunicare con l’altro, socializzazione, approccio alle situazioni/persone nuove e comportamenti problematici. Per ognuna di queste competenze i genitori hanno espresso una valutazione finale da cui emerge che ritengono che i loro figli siano migliorati in maniera per loro evidente. E’ inoltre interessante notare che lo stesso questionario è stato somministrato alle insegnanti di sostegno dei bambini e i dati emersi sono analoghi a quelli manifestati dai genitori. Le valutazioni effettuate sul campo dagli psicologi e dagli istruttori hanno messo in evidenza che la maggior parte dei giovani è migliorata, pur se sono stati raggiunti livelli di abilità molto differenti in funzione del livello di difficoltà espresso inizialmente dai bambini/e. Per il futuro sono chiaramente evidenziabili percorsi di attività motoria e sportiva differenziati fra i due gruppi di bambini/e (Rosso e Verde).

In sintesi, questi dati confermano quanto emerso dalla rassegna delle ricerche condotte su persone con disturbo dello spettro autistico di Sowa e Meulenbroek (2012) secondo cui la dimensione motoria migliora con percorsi specifici di apprendimento motorio/sportivo ma a questa aggiunge che l’organizzazione delle sedute di allenamento in interventi di gruppo e interventi individuali favorisce lo sviluppo delle competenze sociali, come in parte era stato notato da Walker, Barry e Bader (2010). Questo studio pilota ha risposto anche alla richiesta di  organizzare attività basate su “un intervento sportivo naturalistico basato sul gruppo come il calcio” (Sowa e Meulenbroek, 2012; p.56) e che sinora non erano mai state documentate. Inoltre, come già evidenziato (Luiselli 2014) i problemi comportamentali si sono ridotti, diminuendo i movimenti stereotipati e i comportamenti di auto-stimolazione.

Infine, vanno ricordati quei risultati raggiunti che non sono definibili in termini scientifici ma che allo stesso tempo sono importanti per un progetto che aveva lo scopo di ridurre i limiti dei bambini/e con ASD e di ampliarne le competenze a 360 gradi; i più significativi sono i seguenti: potersi identificare con la AS Roma ha favorito la socializzazione e stimolato l’orgoglio dell’appartenenza; le prime partite di calcio che hanno potuto effettuare tra di loro e gli istruttori e le due partite 4 vs 4 con allievi della Roma Academy; vivere questa esperienza con professionisti totalmente dedicati a loro e disposti a rispettarne tempi di socializzazione e di apprendimento pur non smettendo di guidarli nelle attività; per le famiglie si è rilevato importante incontrarsi fra di loro e condividere queste esperienze sentendosi parte attiva del progetto.

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