Archivio mensile per settembre, 2016

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La motivazione allo sport è uguale in tutte le età della vita adulta

Dai risultati preliminari di una ricerca condotta su amatori di atletica leggera si evidenzia il dato che la motivazione intrinseca (“Faccio sport perché mi piace e mi diverto”) e la regolazione morale (“Faccio sport perché è per me importante) sono le due dimensioni decisive per continuare in questa attività in tutti i periodi dell’età adulta e della vecchiaia.  Non si fa sport “perché si deve farlo” o se non si è motivati.

(Dati non pubblicati, Fonte: Fidal, G. Carbonaro, A. Cei e C. Quagliarotti ).

Una storia delle foto di sport

Queste foto di sport sono parte della mostra allestita al Brooklyn Museum a New York. Riguarda atleti professionisti, dilettanti, amatori e spettatori, presenta il lavoro di 170 fotografi.

Avi Torres of Spain sets off at the start of the 200m freestyle heats in the Paralympic Games, Athens, 2004Narrow Escape – Fire Incident in Hockenheim, German F1 Grand Prix, July 31, 1994 by Arthur Thill

I Giochi dei Superhumans

Il video di presentazione dei Giochi Paralimpici di Rio che ha avuto milioni di visualizzazioni s’intitola “We’re The Superhumans“. Alvin Law, il batterista canadese che suona nel video, sopravvissuto al talidomide, spiega che il trailer “non è sulla disabilità ma riguarda il talento e le abilità che noi tutti possediamo”.

Non è retorico affermare che questi atleti, che rappresentano il mondo della disabilità nella più importante e ambita manifestazione sportiva a cui si possa partecipare, sono individui da ammirare così come lo sono Bolt e Phelps. Sono da ammirare in un mondo che, invece, tende ancora a ignorare e segregare le persone con questo tipo di diversità. Al contrario, lo sport olimpico è l’esempio di come possa avvenire l’empowerment personale attraverso lo sviluppo delle abilità e competenze per ottenere il controllo della propria vita e migliorare la propria condizione.

I Giochi Paralimpici dovrebbero rappresentare l’occasione per incrementare la consapevolezza che lo sport e, più in generale l’attività motoria, possano rappresentare delle situazioni in cui promuovere lo sviluppo psicosociale e motorio delle persone con disabilità. Il concetto di empowerment nello sport per disabili ha come base lo sviluppo della consapevolezza nelle proprie competenze. L’obiettivo è, quindi, di raggiungere tramite l’esperienza sportiva un migliore controllo delle risorse personali e dell’ambiente in cui si vive, con l’uso di competenze che di solito non sono in possesso delle persone con disabilità. In tal senso, in una prospettiva di empowerment le persone con disabilità sono considerate come cittadini a cui devono essere assicurati diritti e scelte, piuttosto che individui dipendenti, da aiutare, da socializzare e a cui fornire delle abilità.

È piena di questi significati “La lettera ai normali che evitano mio fratello” di Giacomo Mazzariol, pubblicata in prima pagina su Repubblica, in cui dice che “mi ha insegnato che tutti abbiamo bisogno di aiuto” e cita a questo riguardo la famosa frase di Einstein: “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità ad arrampicarsi su un albero, lui passerà tutta la vita a credersi uno stupido”.

Guardiamo le Paralimpiadi con questo nuovo spirito di scoperta di un modo diverso di vivere le proprie capacità e di adattarsi alle situazioni siano esse una palla, l’acqua o una pista di atletica. Guardiamole anche per migliorarci, con lo spirito di chi non si ritira pensando che lo sport e l’attività motoria non fanno per lui/lei, ma di chi, invece, vuole cercare nuove strade per aumentare il proprio benessere attraverso il movimento.

I bambini devono praticare sport diversi

Anche uno studio dimostra che lo sport fa bene all’economia

Si sono appena concluse le Olimpiadi di Rio, la stagione del calcio è già iniziata, siamo alla vigilia dell’inizio dei Giochi Paralimpici e in Tv c’è poco tempo da sprecare per non perdere le migliaia d’ore di sport che vengono trasmesse. Sembra di vivere in un mondo popolato da sportivi, da individui in buona forma psicofisica. Invece, non è così perché lo sport viene molto più visto rispetto a quanto sia praticato. Non a caso la sedentarietà o inattività fisica oggi rappresenta nel mondo la quarta causa di morte, sebbene sin dal 1950 vi siano dati di ricerche che dimostrano i benefici di uno stile di vita fisicamente attivo.
Ora sappiamo anche quanto costa a ogni Stato questo modo vivere. Lancet ha pubblicato a luglio uno studio condotto in 142 Paesi rilevando che il costo globale della sedentarietà è di 67,5 miliardi di dollari. È la prima volta che uno studio economico si occupa di una popolazione così ampia, che racchiude il 93,2 di quella mondiale. Questa stima globale si suddivide in: 31,2 miliardi di spesa sanitaria, di cui 12,9 pagati dai privati (assicurazioni) e 9.7 miliardi spesi dalle famiglie, mentre 13,7 miliardi derivano dalla perdita di produttività. Secondo i dati Coni-Istat del 2014 in Italia i sedentari sono oltre 24 milioni, pari a quasi il 42% della italiani. Percentuale che ha il suo picco al Sud con il 56,2%, mentre al Nord scende al 31,7% e al Centro al 41%. La ricerca appena pubblicata su Lancet rileva che nel nostro Paese i costi diretti sono 906.680.000 milioni di dollari (di cui 707.210.000 a carico del sistema sanitario, 32.267.000 dei privati e 163.202.000 sostenuti dalle famiglie) mentre quelli indiretti sono 498.021.000.
Sono cifre enormi che devono obbligare in Italia a valutare appieno il valore del movimento: nell’elaborare le strategie e le politiche sociali di questo paese, chi ne ha la diretta responsabilità deve essere pienamente consapevole che l’inattività fisica è ancora oggi un problema misconosciuto, associato principalmente alle malattie cardiovascolari, al diabete, al cancro al seno e al colon richiede un’azione globale a lungo termine, se non per amore di una buona salute dei cittadini almeno per ragioni di buona economia. I risultati di questo studio dovrebbero servire a stimolare lo sviluppo nel nostro Paese di una politica di promozione e diffusione dell’attività motoria in ogni età, riducendo così in modo evidente i 24 milioni di sedentari.

Nuova stagione sportiva, nuove idee, buona fortuna

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