Gli allenatori insegnano agli atleti ad accettare gli errori.
Falso. Gli allenatori parlano di frequente di questa necessità ma raramente dedicano del tempo in allenamento a insegnarla. Non è certo una strategia d’insegnamento dire a un giovane: “hai sbagliato, non ti preoccupare, vai avanti e concentrati su quello che devi fare”. Poiché l’allievo è invece preoccupato, continua a pensare all’errore compiuto e non sarà affatto concentrato su quello che dovrebbe fare. L’allenatore spesso pensa: “Non so più che dirgli, lo sa che per me non è un problema se sbaglia, voglio solo che si concentri sull’azione successiva”. Gli atleti non cambiano e non migliorano applicando frasi prestabilite: se sei agitato, sta calmo; se sei distratto, concentrati; se sei depresso, pensa in positivo. Bisogna invece allenare a reagire positivamente agli errori. Nel tennis se in una partita ci sono stati 200 punti, vince chi ne fa di meno e comunque si commettono molti errori. In questo caso può vincere la partita facendo 90 errori, quindi accettare questa quantità di errori è decisivo se si vuole avere successo. Gli allenatori di tennis che sono sempre pronti a fornire istruzione tecniche in allenamento a seguito di un errore, bloccando il gioco e fornendo spiegazioni, raramente si comportano nello stesso modo in seguito a errori a prevalenza mentale. Ad esempio, se un giocatore al termine di uno scambio affretta i tempi esecuzione del servizio non viene mai fermato per riportarlo al timing di esecuzione corretto. In altri termini, si allena quasi unicamente la tecnica o il gioco e mai le reazioni comportamentali, insegnando a bloccare quelle dannose e sollecitando quelle utili al gioco.
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