Archivio mensile per luglio, 2015

Buone vacanze

Buone vacanze

mangiate sano, muovetevi molto, divertitevi, state con chi volete, riposatevi

La corsa dell’addio

Novembre 1917 Monte Grappa. Le truppe italiane in ritirata, si assestarono sulla nuova linea difensiva, mentre incombeva l’avanzata degli austro- tedeschi, che avevano sfondato a Caporetto. In quei frangenti, molti soldati transitarono con i propri reparti, passando vicino ai loro paesi. Non c’era tempo per fermarsi, un saluto e via. Ma al calar della sera, con un permesso sulla parola, molti soldati scesero a trovare i loro familiari, ma c’era poco tempo, bisognava correre!


E con il cuore che batteva forte, giù per i pendii e i boschi, per passare poche ore con i propri cari, per un’ora d’amore fuggente forse l’ultima, prima di morire fermando gli invasori. E poi il ritorno: salite in corsa, per tornare in tempo mantenendo la parola, magari con del cibo per i compagni rimasti. Correre per amare, correre per lottare, correre per la gloria.

  • Giovanni Rech, di Seren del Grappa, padre di 3 bambine, fece la sua ultima corsa verso il monte Tomatico, dopo aver trascorso la notte in famiglia. Apri per primo il fuoco contro gli austriaci, morendo poi sotto la croce gettando indietro le bombe a mano avversarie.
  • Celeste Spadarotto di Quero, scenderà al paese a salutare i genitori. Sopravvissuto alla guerra, tornerà trovando il paese distrutto ed entrambi i genitori morti.
  • Vincenzo Colognese di Montebelluna, medaglia d’argento, morto mentre correva lungo le trincee del Monte Valderoa, a soccorrere e rincuorare i compagni feriti.

Fu la l’ultima corsa per tanti soldati. Senza distinzione oggi li ricordiamo.
Correre per lo slancio di un assalto, per portare ordini importanti o un compagno ferito, correre per salvarsi, correre per scrivere la Storia.
E tu oggi che corri per sentirti vivo, e il tuo sudore bagna erba e rocce , ricordati di loro, che qui hanno versato il loro sangue.
Senti battere il cuore, che oggi è quello di ogni nazione che qui un tempo ha combattuto. Corri oggi, tu che sei libero!

Campioni non si nasce ma si diventa

Scoperte vecchie ma sempre attuali sono quelle scritte nel 1985 da Benjamin Bloom in relazione a uno studio condotto su pianisti, scultori, matematici, neurologi, nuotatori olimpionici  e campioni di tennis

Indipendentemente da

 “caratteristiche iniziali (o doni) degli individui,

a meno che non ci sia un lungo e intenso processo

di incoraggiamento, nutrimento, educazione e allenamento,

 gli individui non raggiungeranno livelli estremi di capacità

in questi specifici ambiti” (p.3).

La mentalità vincente

A un certo momento nella mente di un atleta deve entrare l’idea che è convinto di volere vincere la gara.

Sono convinto che questo approccio alla gara determina una maggiore determinazione a volere fare tutto quello che serve per ottenere questo risultato.

La considerazione che vincere un torneo o una gara non sia affatto facile non deve in alcun modo distrarre l’atleta dal suo obiettivo.

Ogni atleta deve essere pienamente consapevole che non è mai un problema affrontare degli ostacoli anzi è una parte fondamentale del gioco, perché è da questa esperienza che viene fuori il vincitore.

Quindi bisogna allenarsi a vincere e quindi mostrare il proprio coraggio, sapendo che non sarà mai facile e per cui bisogna lottare istante per istante senza paura.

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Come usano la ripetizione mentale i campioni

La ripetizione mentale della propria prestazione sportiva è uno degli aspetti del mental coaching che distingue gli atleti vincenti dagli altri. E’ una storia vecchia, tanto che già nel 1984 la rivista della Scuola dello Sport pubblicò su questo tema una rassegna di Frester con ricerche risalenti agli anni ’50. Da allora sono passati 30 anni ma ciò nonostante la ripetizione mentale non è ancora diventata in Italia un elemento centrale dell’allenamento e della preparazione alla gara.

L’uscita quest’anno della sesta edizione del libro “Foundations of Sport and Exercise Psychology” di R. Weinberg e D. Gould fornisce l’opportunità di leggere alcune delle citazioni a riguardo dell’uso della ripetizione mentale, che mi auguro siano di ispirazione concreta per molti dei nostri atleti e allenatori.

Jack Nicklaus, golfer

Before every shots I go to the movies inside my head. Here is what I see. First, I see the ball where I want to finish, nice and white and sitting up high on the bright green grass. Then I see the ball going there; its path and trajectory and even its behavior on landing. The next scene shows me taking the kind of swing that will turn the previous image into reality. There home movies are a key to my concentration and to my positive approach to every shot.

Michael Phelps, swimmer

Before the Olympic trials I was doing a lot of viualization. And I think that helped me to get a feel of what it was going to be like when I got there.

Sir Alex Ferguson, former manager of Manchester United

I was always trying to add imagination to my coaching emphasizing the need for players to have a picture in their minds, to visualize how they could have a creative impact on the shifting pattern of a game.

Chris Evert, former tennis player

Before I play a match, I try carefully rehearse what is likely to happen and how I will react in certain situations. I visualize myself playing tipical points based on my opponent’s style of play. I see myself hitting crisp, deep shots from the baseline and coming to the net if a get weak return. This helps me mentally prepare for a match, and I feel like I’ve already played the match before I even walk on the court.

Cosa ho imparato dal Congresso Europeo di Psicologia dello sport

Quello che ho imparato da questo Congresso Europeo di Psicologia dello Sport.

  • Non ci sono nuovi dati sulla psicologia dello sport
  • Dobbiamo utilizzare i nuovi strumenti neuropsicologici e psicofisiologici per confermare meglio i nostri dati
  • Abbiamo bisogno di educare il nostro pubblico e clienti a servirsi di consulenti qualificati e non motivatori o altre persone solo perché hanno un marketing più aggressivo
  • Il mondo accademico deve essere più legato ai consulenti e viceversa, altrimenti non potremo mai utilizzare al meglio i dati che abbiamo e il mondo accademico non avrà mai le risposte di cui ha bisogno dai consulenti
  • Le organizzazioni della psicologia dello sport svolgono un ruolo fondamentale nel raggiungere questi obiettivi

 

Gli italiani nelle organizzazioni della psicologia dello sport

Talvolta essere psicologi dello sport italiani è anche motivo di orgoglio. In questi giorni si sta svolgendo a Berna il 14° Congresso Europeo di Psicologia dello Sport e possiamo affermare di essere una parte importante delle organizzazioni che lo rappresentano.

  • Claudio Robazza ha ricevuto il premio Ema Geron per la sua eccellente carriera scientifica e continua come Associate Editor di Psychology of Sport and Exercise
  • Maurizio Bertollo è  stato eletto nel nuovo direttivo della Federazione Europea di Psicologia dello Sport  (FEPSAC)
  • Cristiana Conti è stata eletta nel direttivo dell’ENYSSP, l’organizzazione europea dei giovani psicologi dello sport

Inoltre Fabio Lucidi è membro del direttivo dell’associazione mondiale di psicologia dello sport (ISSP). Per quello che mi riguarda ho lasciato dopo 8 anni la funzione di tesoriere della FEPSAC e continuo nel mio ruolo di editorial manager dell’International Journal of Sport Psychology.

Con questa squadra e il coinvolgimento delle associazioni italiane, del mondo accademico e dell’Ordine degli psicologi potremo fare altri importanti passi in avanti.

 

 

Servizi di psicologia dello sport si diffondono in Europa

Tanto per capire che i servizi di consulenza per gli atleti di alto livello richiedono una specifica competenza professionale fornisco alcune notizie raccolte ieri nel Simposio di psicologia dello sport tenutosi durante il 14° European Congress in Psychology.

  • Il Comitato olimpico tedesco ha unità di psicologia dello sport in ogni Regione del Paese fornendo consulenza psicologica a a circa il 35% degli atleti nazionali.
  • Lo stesso viene applicato all’INSEP di Parigi che ha una dotazione di almeno 10 psicologi a tempo pieno.
  • Il Comitato olimpico olandese a deciso che questi servizi agli atleti della squadra olimpica possono venir forniti solo da psicologi che hanno un’esperienza professionale di consulenza di almeno 2.080 ore negli ultimi 5 anni.

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