Archivio mensile per febbraio, 2015

Psicologia dell’ultramaratona

Oggi, a Siena alle 17,30 nell’ambito di “Terre di Siena Ultramarathon – 2015″ si svolgerà un convegno sulla “Preparazione psicologica nella ultramaratona” curato dal prof. Alberto Cei, consulente psicologo alle Olimpiadi di Atlanta, Sydney, Atene, Pechino e Londra.

Si parlerà:

  • del perchè la corsa di lunga distanza è la migliore per essere umano,
  • delle qualità mentali che richiede l’allenamento della maratona e dell’ultramaratona (pazienza, obiettivi, focus e disponibilità al sacrificio fisico e personale);
  • delle abilità mentali di cui servirsi durante la gara: pazienza, pensieri costruttivi, emozioni positive, piano per affrontare i problemi improvvisi.

La comunicazione allenatore/atleta

Sapere comunicare con gli atleti è una delle competenze psicologiche più importanti per un allenatore.Sono così definite.

  1. Aspetti stabili del carattere – Ci si riferisce a dimensioni quali l’onestà e la correttezza nel comunicare in modo diretto e chiaro con gli atleti senza volerli manipolare. Sono persone orgogliose di fare parte di quel gruppo sportivo.
  2. La competenza –  Sono individui professionalmente competenti, orientati al continuo miglioramento e alla ricerca delle innovazioni. Accettano i propri limiti e gli errori che commettono. Sanno che ammetterli è un indice di forza e non di debolezza.
  3.  L’impegno –  Questi allenatori sono fortemente impegnati nello svolgere la loro attività. Posseggono e trasmettono una visione positiva della loro squadra, e sono intensamente impegnati a realizzare i loro obiettivi.  Lo sport e l’allenamento li appassionano e in questi ambiti mettono il loro entusiasmo. Sono dotati di molta energia, sono convinti e tenaci.
  4. Il prendersi cura –  Sono sinceramente interessati ai loro atleti, come singoli e come gruppo. Per conoscerli spendono tempo con loro e sono interessati al loro presente così come al futuro.
  5. La coerenza – Sono individui che agiscono in modo prevalentemente coerente realizzando la loro filosofia di allenamento, pur adattando i loro comportamenti alle richieste dell’ambiente e alle situazioni impreviste. A tale fine controllano le loro emozioni, così da trasmettere fiducia agli atleti. Sono coerenti nel fare rispettare le regole e gli standard comportamentali a cui la squadra deve adeguarsi. Pertanto, agiscono in maniera organizzata e lavorano in modo altamente responsabile.
  6. L’essere costruttori di fiducia – Stimolano in modo incessante la fiducia dei loro atleti. Chiedono di esprimersi al loro meglio ma sono anche pazienti nell’aiutarli a svilupparsi e a migliorare.
  7. L’essere buoni comunicatori – Gli allenatori credibili sono degli ottimi comunicatori. Sono aperti, onesti e diretti quando parlano ai singoli e alla squadra. In modo continuo, ricordano agli atleti cosa devono fare per essere dei vincenti. Richiedono il massimo del coinvolgimento e prendono in considerazione le informazioni che da loro provengono. Sanno realmente ascoltare e proprio per questa ragione sono a conoscenza dei problemi e dei conflitti, che ricercano attivamente di risolvere prima che possano ulteriormente peggiorare.

Le surfiste e le grandi onde

Justine Dupont, surfista francese, detiene il record europeo per avere cavalcato l’onda più alta per una donna.

La depressione degli atleti: un disagio diffuso e ignorato

Almeno il 20% degli atleti soffre di depressione, il fenomeno riguarda poi uno sportivo su due quando si arriva alla fine della carriera. Due aspetti vanno tenuti in grande considerazione quando parliamo di depressione nello sport. Il primo,  la psicopatologia prodotta da nevrosi e comportamenti instabili è poco frequente tra gli atleti di alto livello, perché lo sport è già una sorta di ‘vaccino’ contro questo tipo di manifestazioni. Nel contempo però vi un altro aspetto a far correre maggiori rischi: la scelta di fare dipendere tutta la propria vita dal raggiungimento dei risultati sportivi, con in aggiunta il contemporaneo giudizio  sul proprio valore come persona. Così in caso d’insuccesso, ad essere messa in discussione è l’intera vita. Un fallimento che può portare a una depressione molto grave e in casi limite al suicidio. La fase più critica nella vita dello sportivo è l’avvicinarsi della fine carriera. Qui a correre il rischio depressione e’ il 50% dei professionisti. E non dipende dalla popolarità dello sport o dal titolo di studio del campione. Quando si spengono le luci della ribalta la vita degli ex atleti puo’ diventare vuota e scialba. Chi non si è preparato un’alternativa al campo finisce nel vortice depressivo. Il “male oscuro” In Italia, colpisce il 6% degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni, e in maggioranza donne. Questi i dati fotografati dal sistema ‘Passi’ coordinato dal Centro nazionale di epidemiologia e promozione della salute (Cneps) dell’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre nello sport, gli atleti che hanno utilizzato il doping, abusando ad esempio di steroidi anabolizzanti, corrono un forte rischio di manifestare fenomeni depressivi. Ecco perché oltre al calcio, sono il ciclismo, l’atletica leggera e gli sport di resistenza le discipline dove la patologia depressiva è più diffusa. Il rischio, per molti atleti e sportivi in genere, è quello di perdere il contatto con la realtà. L’attenzione ai problemi depressivi degli sportivi a livello agonistico è scarsa. Spesso i giovani talenti manifestano sul campo i sintomi di un’indolenza nei confronti delle forti pressioni psicologiche che subiscono per diventare super-campioni: si allenano male, rendono poco nelle gare. Dimostrando così agli altri che c’è un problema. Inoltre, spesso vengono già da situazioni di forte stress familiare, dove i genitori fin da piccoli li hanno stimolati a ottenere sempre il massimo. A essere competitivi a tutti i costi.

 

La prima abilità per vincere è la pazienza

È risaputo che la pazienza è un’abilità mentale importante che permette di tollerare gli errori e gli insuccessi. Consente, infatti, di non dimenticare cosa siamo capaci di fare e di continuare a servirsene per raggiungere i nostri obiettivi. Pertanto chi non ha la pazienza, mentre si rifiuta di accettare gli errori, non viene esentato dal commetterne altri e finisce con il provare sofferenze maggiori.

Genitori e allenatori devono fare proprio questo atteggiamento mentale perché consente loro di mantenere elevata la motivazione e la convinzione che con l’impegno e dedizione i loro figli e atleti potranno gareggiare al meglio di sé. Gli atleti, dal loro punto di vista, devono accettare come ha scritto Ludio Dalla “che la vita è lotta dura, coraggio e la voglia d’inventare”.

Non basta sapere cosa fare, bisogna farlo

Talvolta gli atleti e le squadre commettono un errore grave, si fidano troppo di quello che pensano di sapere fare e così in gara non lo fanno perché si convincono che basta averlo pensato perché poi succeda. Così è la Roma di questo periodo che entra in campo convinta di vincere ma poi non gioca perché la partita l’aveva già vinta nello spogliatoio. Oppure chi dice “tutte le volte che faccio bene il riscaldamento poi gioco male”. Il riscaldamento predispone a giocare bene ma poi bisogna farlo in partita: sono due aspetti separati.

Essere bravi, bene allenati e mentalmente pronti è utile ma lo è altrettanto sapere che bisognerà sapere mostrare queste competenze sul campo. Altrimenti non serve a niente.

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Non copiare le idee di Murray

I dieci comandamenti scritti da Andy Murray per sostenersi in partita hanno fatto il giro del mondo e non vanno di certo copiati. Sono idee che riguardano una specifica persona e per lui hanno un valore ma non debbono averlo per altri tennisti.

Come sempre ciò che è importante è il processo mentale che è dietro queste parole e che mette in evidenza la rilevanza di seguire una propria guida personale per mantenersi concentrati su questa carriera.

La questione è che invece la maggior parte dei giovani tennisti non è stata educata a seguire un percorso mentale che li tiene centrati sui loro obiettivi anche nei momenti di difficoltà. Molti non sanno cosa gli serve per giocare una partita con una mentalità vincente, si affidano alla tecnica o all’umore del momento o ai colpi che sanno fare bene … questi ragazzi non arriveranno mai a essere fra i primi 100.

Quindi non copiamo le idee di Murray ma impariamo da lui che ci vogliono delle idee guida per vincere.

Empatia e gentilezza per i nostri bambini

Un breve articolo, scritto molto bene, su un argomento centrale per quanto riguarda il rapporto genitori-figli. Ognuno di noi può migliorare molto in quest’area di sviluppo.

“Quando è stato chiesto, molti genitori dicono che nei bambini apprezzano la gentilezza al di sopra di molti altri tratti. Istintivamente sappiamo che le abilità sociali come la dolcezza, la gentilezza, e la condivisione, sono importanti per la salute a lungo termine e il benessere dei nostri figli. Ma queste competenze sociali ed emotive sono anche legate all’empatia, o la capacità di una persona di capire che cosa un’altra persona sta vivendo. Senza empatia è difficile capire ed esprimere molti dei sentimenti che aiutano ad andare d’accordo con gli altri.

Secondo il The Center on the Social and Emotional Foundations for Early Learning presso la Vanderbilt University, i bambini sperimentano diverse fasi di sviluppo che influenzano le loro competenze sociali ed emotive dalla nascita nonché la loro empatia. Dalla nascita attraverso i primi mesi di vita, i bambini imparano a reagire alle azioni ed emozioni dei loro genitori e di coloro che si prendono cura di loro. Se  queste persone esprimono ai loro figli e agli altri bambini affetto, attenzione calma  di conseguenza i bambini impareranno che sono amati e come mostrare gentilezza verso gli altri. Trattandosi di  bambini molto piccoli imparano a capire i propri sentimenti, ma anche imparare a capire e  a tenere in considerazione i sentimenti degli altri.

Ci sono molti modi in cui genitori e gli insegnanti di bambini piccoli possono aiutarli a conoscere meglio i loro sentimenti, e come prendersi cura e esprimere preoccupazione per gli altri. I genitori possono farlo manifestando amore e ‘attenzione per i loro bambini sin dalla nascita. Essi possono anche utilizzare le fiabe per parlare di come i personaggi dei libri  esprimono la rabbia, la paura, l’amore, o la tristezza. E canzoni come “Se sei felice tu lo sai e … ” possono essere adattate per esprimere molti tipi di sentimenti”.

(di Too Small to Fail )

 

Ebook: Concentrarsi sotto stress

TennisWorldItalia  presenta l’ ebook “Concentrarsi sotto stress” di Alberto Cei.
Avvertire un senso di stabilità e di solidità prima di giocare una partita di tennis è fondamentale: talvolta i giocatori (a volte in modo del tutto inconsapevole) eseguono un respiro profondo, che spesso non è altro che un tentativo mal riuscito di riduzione dello stress. Anche quando lo eseguono bene la loro mente continua a essere preda di pensieri inutili e dannosi.
L’abilità a restare focalizzati sull’obiettivo in situazioni di elevato stress può essere costruita: allenamento, costanza e concentrazione sono elementi essenziali per raggiungere un livello di prestazione ottimale.
Alberto Cei in questo testo insegna la pratica del centering o focalizzazione.
Grazie alle tecniche presenti nel libro chiunque potrà imparare a tenere sotto controllo lo stress per una performance in campo eccellente, a qualsiasi livello si giochi.

Concentrarsi sotto stress: Come concentrarsi nei momenti decisivi di una partita di tennis

La corsa per tutti e per gli ultramaratoneti

Venerdì 20 febbraio la Sala Stampa “P.Maccherini” del Palazzo Berlinghieri di Siena ospiterà alle 11,30 la conferenza stampa della seconda edizione del Terre di Siena Ultramarathon, manifestazione podistica competitiva e non che si svolgerà domenica 1 marzo con partenze differenziate da S. Gimignano per la 50 km, da Colle val d’Elsa per la 32 km e da Monteriggioni per la 18 km. Prevista anche una passeggiata di circa 6 km per le vie del centro storico di Siena. Un appuntamento che coniuga il tema dello sport per tutti, caro all’Uisp Siena, promotrice dell’evento, con la valorizzazione del territorio e delle sue ricchezze turistiche e culturali.

Sabato alle 17,30 si svolgerà inoltre un convegno sulla “Preparazione psicologica nella ultramaratona” curato dal prof. Alberto Cei, consulente psicologo alle Olimpiadi di Atlanta, Sydney, Atene, Pechino e Londra. Al termine dell’incontro saranno presentati i percorsi di gara.

Le iscrizioni sono aperte fino a mercoledì 25 febbraio sul sito www.terredisienaultramarathon.it