Come pensano i campioni

Voglio iniziare i blog del nuovo anno regalandoci alcuni pensieri espressi da campioni dello sport per mettere in evidenza quanto per avere successo sia importante avere dei sogni, essere tenaci, mostrare spirito di sacrificio, sopportare il dolore fisico e mentale, divertirsi, dotarsi di humor e accettare gli errori.

“Nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri. Ho perso circa 300 partite. Per 26 volte ho creduto di fare il tiro-partita e l’ho sbagliato. Nella mia vita ho fallito spesso e ho continuato a sbagliare. Ed è per questo che ho avuto successo” (Michael Jordan, basket).

“I campioni non sono fatti nelle palestre; sono fatti di qualcosa di profondo che hanno dentro di sé, un desiderio, un sogno, una visione” (Muhammad Ali, pugilato).

“Dato che sono un’eterna insoddisfatta, traggo la mia soddisfazione dalla riuscita dei miei progetti, sovente nelle avversità, è vero. Ho dovuto spesso affrontarle. Quando è accaduto, per me che vengo dalla Guadalupa, un’isola dove tutto è bello, adattarmi ai mattoni rossi dell’INSEP, cambiare l’allenatore e lottare contro il razzismo … mi sono ritrovata piccola dentro qualcosa che non era fatto per me, ma sono tignosa, un ragazzo mancato e mi sono arrampicata. In effetti, tutti quelli che hanno cercato di demotivarmi, perché ero giovane o perché ero nera, al contrario, mi hanno rinforzata nella mia determinazione” (Laura Flessel, scherma).

“Un altro episodio che ricordo volentieri e che insegna che nella vita niente è impossibile riguarda il Giro d’Italia del 1956. Era l’ultimo Giro della carriera e a scendere da Volterra caddi e mi fratturai una clavicola. Il giorno dopo ricaddi su quella frattura e fermai l’ambulanza che mi voleva portare in ospedale. Affrontai la salita del monte Bondone con la clavicola rotta e chiusi il Giro al secondo posto. Bisogna sempre guardare avanti e mai adagiarsi. Io adesso punto ai cent’anni e non è una battuta” (Gianni Magni, cliclismo ).

“Graziano è un buon padre ed è stato fondamentale per la mia carriera. E’ stato un pilota di grande talento che però per sfortuna – infortuni, cadute e incidenti – non ha vinto quel che doveva vincere. Io sono arrivato per finire il lavoro che lui aveva cominciato. Umanamente mi ha insegnato che bisogna fare le cose divertendosi, essere seri, lavorare, però allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio. Ho fatto mio il suo modo di pensare.” (Valentino Rossi, moto).

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