Essere noi stessi grazie solo al nostro impegno

Un genitore mi scrive parlando di ragazzi che migliorano le loro prestazioni sportive ottenendo tempi che fanno sospettare all’uso di doping e di come sia possibile sostenere la motivazione del proprio figlio a continuare nel suo impegno sportivo. Siamo in presenza di due problemi. Il primo riguarda il sospetto di doping. A questo riguardo se si vuole intervenire si deve parlarne con la propria società sportiva per verificare se la propria percezione è per loro corretta o quant’altro. Nel caso continui ad avere questi dubbi si dovrebbe decidere cosa si vuole fare e quali sono le procedure previste per denunciare questi presunti casi.

In relazione alla motivazione del giovane nuotatore che si sente impotente e demotivato, bisogna certamente per prima cosa ascoltare il proprio figlio e accettare le sue emozioni di delusione e di rabbia. Nel contempo bisognerà dirgli che nel mondo dello sport vi sono persone che scelgono le scorciatoie mentre ve ne sono altre che basano il loro miglioramento solo ed esclusivamente sul proprio impegno.  Queste ultime devono essere il suo modello e ad esse deve fare riferimento quando pensa al suo futuro di atleta. Come in ogni altra attività umana ci sarà sempre chi ottiene dei risultati con la truffa, possono vincere qualche battaglia ma non vinceranno la guerra fino a quando saremo in molti a praticare uno sport pulito. Queste a mio avviso sono le ragioni di cui parlerei a mio figlio, dicendogli che il duro lavoro paga, magari all’inizio più lentamente, ma nessuno gli potrà mai togliere la soddisfazione di sapere che siamo ciò che siamo solo grazie a noi stessi, al nostro impegno e dedizione. Credo che questo sia un buona motivazione per essere fieri di se stessi.

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