Sappiamo ancora cosa è lo sport per tutti?

Parlando con gli allievi del Corso sul “Valore della differenza nella gestione dell’attività sportiva” mi sto rendendo conto giorno dopo giorno che abbiamo una diversa concezione di cosa sia lo sport per tutti. Anzi per loro è una cosa scontata, che consiste nel potere fare qualsiasi forma di attività fisica o sportiva. Probabilmente hanno ragione, ogni centro sportivo con le sue proposte di attività è un esempio di opportunità per tutti, dal nuoto, alla sala fitness, allo yoga e quant’altro. E lo stesso vale per le centinaia di corse podistiche che ogni fine settimana vengono organizzate nelle nostre città, corse di quartiere, corse per finanziare attività di charity di ogni tipo, maratone come quella di Roma che hanno 40.000 partecipanti e coinvolgono un’intera città. Cosa c’è di più diffuso della corsa che coinvolge decine di migliaia di persone e fornisce opportunità di lavoro per molti. E allora qual è la funzione degli enti di promozione sportiva il cui compito storico è stato di diffondere lo sport per tutti. A parte il termine obsoleto di “ente di promozione sportiva” continuano a essere una costola dei partiti politici? E’ un’idea bassa dello sport quella che ritiene che continui a esserci questa congiunzione fra politica e sport e che non dovrebbe più sussistere nel XXI secolo.

Non è questo il concetto di sport per tutti; certamente avere più palestre, più piscine e in termini globali più luoghi in cui fare del movimento e dello sport è importante ma è solo uno degli aspetti di questa idea di sport. Sport per tutti significa però un’altra cosa: praticarlo nel rispetto del proprio livello di capacità, del tempo dedicato, mantenendo ben presente che è un mezzo per migliorare il proprio benessere fisico, psicologico e interpersonale. Vuol dire porre l’individuo al centro del mondo dello sport e fornirgli opportunità di movimento. L’individuo, bambino, adolescente o adulto, deve essere il nostro interesse e non le sue prestazioni, questo è lo sport per tutti. Quante società sportive hanno questa finalità? La mission delle organizzazioni dello sport per tutti deve essere lo sviluppo e il mantenimento del benessere personale attraverso il movimento.  La ricerca del benessere deve servire ad abbattere la sedentarietà che è una delle principali cause di morte. Come ci ricorda il migliore dirigente dello sport per tutti che abbiamo avuto, Gianmario Missaglia “Viene acquisita dunque, nel 1990, una nozione particolare di sport per tutti: sport per tutti significa per l’UISP sport per ciascuno, sport per tutti significa non solo diritto formale di accesso al campo di gara, ma diritto ad una pratica permanente modellata sul soggetto. Lo sport per tutti è per l’UISP l’esatto contrario dello sport uguale per tutti. E’ solo con questa visione del diritto allo sport che si può affrontare l’irresistibile processo di pluralizzazione delle motivazioni e delle forme della pratica sportiva che abbiamo chiamato sport possibile”.

Pluralizzazione delle pratiche  e sport a misura di ciascuno. Ecco cosa unisce il fitness delle palestre allo sport come forma di inclusione sociale. Chi sta dentro questo flusso, quale sia il suo percorso, è nel grande fiume dello sport per tutti. Non è superiorità nei confronti della pratica dello sport come ricerca dell’eccellenza è semplicemente un’altra cosa, ognuna con la sua dignità e errori. Ciò che deve unire queste due forme di pratica sportiva è l’incontro con l’esigenza che l’attività sia svolta in modo etico, sappiamo che ciò spesso non avviene perchè la cultura della vittoria troppo spesso sovrasta la cultura di vinca il migliore o quella che esalta la partecipazione, l’essere parte parte di una storia, piuttosto che il risultato. La truffa si annida ovunque nello sport agonistico come in quello ricreativo perchè ingannare è parte dell’essere umano.

Nessuno racconta oggi questa storia, è un peccato che si perda, perchè viene a mancare una parte significativa della cultura dello sport italiano.

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