Archivio mensile per ottobre, 2013

Unforgettable Cesare Rubini

Vi sono individui che durante la loro vita lasciano segni unici e indelebili; è il caso di Cesare Rubini unico italiano a essere nella Hall of Fame di due diversi sport, la pallacanestro e il nuoto.

Per capire quanto Cesare Rubini sia stato determinante nello sport a livello internazionale non ci sono parole migliori di quelle di questo articolo del Corriere della Sera di Alessandra Farkas:

“Cesare Rubini e’ entrato per sempre nella leggenda del basket a stelle e strisce. Davanti a 1204 persone in smoking e décolleté da sera (che avevano sborsato 100 dollari a testa per applaudirlo) il settantenne allenatore e’ diventato il primo italiano e primo europeo, lunedi’ sera, ad essere immortalato nel prestigiosissimo tempio Usa del basket: la leggendaria “Basketball Hall of Fame”. “E la prima volta che un italiano riceve questo ambitissimo onore . ha detto il presidente Clinton in un tape registrato trasmesso all’ inizio della cerimonia al Civic Center di Springfield, nel Massachussetts. Non potrebbe meritarlo di piu” ha aggiunto. “Oltre a mettere il basket italiano nella mappa internazionale, Rubini ha fatto tantissimo per l’ amicizia sportiva Europa Usa”. Dallo scrosciante applauso suscitato dalle parole del presidente, si e’ capito che il pubblico il “who’ s who” della pallacanestro americana condivideva la scelta”. Ascolta lo speech di Cesare Rubini di quella sera.

Rubini era un guerriero che viveva le partite come battaglie. “Nei minuti decisivi devi essere coraggioso, spregiudicato, la voglia di vincere ti spinge a obbligare i giocatori a battersi anche se non stanno in piedi. Ricordo Riminucci che andava dentro con un’apofisi fratturata. Sardagna che teneva insieme con i cerotti una caviglia quasi rotta … Gamba ha lasciato due ginocchia nella mischia, ma tutti resistevano al dolore, tutti quelli di un certo periodo, poi le cose son cambiate, qualcuno dice per fortuna, ma è lo spirito della battaglia che è venuto a mancare. Non avevo pietà dei miei giocatori, gli allenamenti erano certo più duri di molte partite del campionato. Se un mio giocatore diceva che non poteva farcela cercavo di forzarlo, volevo eroi, lo ammetto e molti lo sono stati … allenare senza conoscere gli uomini, i tuoi e gli avversari, non è possibile”.

Leggete questa storia entusiasmante raccontata da Oscar Eleni e Sergio Mela, Indimenticabile, Sport&Passione.

 

Team di psicologi alla Maratona di New York

Anche quest’anno e per l’undicesima volta consecutiva, Ethan Gologor, direttore del Dipartimento di Psicologia del Medgar Evers College è stato nominato responsabile del “Psyching Team” della Maratona di New York (3 novembre). Questa squadra di psicologi aiuterà i podisti a prepararsi alle difficoltà mentali che incontreranno in una gara così lunga.
Per più di 10 anni, Gologor ha sottolineato l’importanza dell’educazione allo sport nella comunità della Greater Brooklin. Questa comunità ha tratto beneficio dalla supervisione che ha fornito ai professionisti della salute, agli psicologi dello sport e agli studenti. Nel suo lavoro ha costantemente enfatizzato l’importanza di essere fisicamente attivi e ha riconosciuto che un impegno strenuo come la maratona richiede uno sviluppo di alto livello delle abilità cognitive e emotive. Principi che approfondito nei suoi libri: Psychodynamic Tennis, Psychodynamic Running, e Today I Am a Runner.

Tifosi scontenti mangiano più grassi e zucchero

Essere tifosi di una squadra che vince può rappresentare un vantaggio per la salute. Quindi quest’anno i tifosi della Roma dovrebbero sentirsi più sani e in salute. E’ quanto emerge da due studi condotti su tifosi di calcio nordamericani e francesi che ha evidenziato che se la propria squadra perde il lunedì si mangiano più cibi grassi e più dolci allo scopo di mitigare la frustrazione conseguente al risultato negativo, mentre ciò non avviene in caso di vittoria. Dai dati non emerge cosa succeda ai tifosi della squadre che retrocedono: sono tutti malati di fegato o dopo un certo numero di sconfitte ci si mette l’anima in pace e il lunedì si rinuncia alle lasagne?

Sono i primi studi di questo tipo, in passato si era indagato sulla relazione fra sconfitta e attacchi di cuore, atti criminali, violenza e alcool. Condotti da Yann Cornil e Pierre Chandon, dell’INSEAD Business School di Fontainbleau.

100 miglia dell’Himalaya

“The Himalayan 100 Mile Stage Race è la corsa più spettacolare del mondo” poichè duraante la gara si possono vedere l’Everest, il Lhotse, il Makalu e il Kanchenjunga. Sono cinque i giorni di gara di  24 – 20 – 26 – 13 – 17 miglia dal 25 ottobre al 01 Novembre.

Cari colleghi formatevi in psicologia dello sport altrimenti lasciate perdere

Verifico ogni giorno quanto sia necessario che lo psicologo che intenda lavorare nello sport sia competente in psicologia dello sport. Abbia conoscenze approfondite in questo ambito, abbia le abilità richieste per dare un contributo significativo nell’ambiente in cui si propone e infine conosca lo sport. Sono considerazioni scontate per un americano, un tedesco o un norvegese, non lo sono per niente per uno psicologo italiano. Questo rappresenta un grande limite allo sviluppo di questa professione nel nostro paese. Questo accade perchè gli psicologi non sanno niente di psicologia della prestazione (non solo sportiva), non conoscono le regole dell’apprendimento motorio che sono alla base dell’allenamento, non conoscono le esigenze delle organizzazioni sportive, non sanno cosa vuole dire affrontare situazioni agonistiche molto intense in cui si chiamati a esprimersi al meglio. In relazione alle gestione dello stress agonistico non hanno sviluppato una sensibilità professionale specifica a capire e a fornire un supporto pertinente. Queste competenze professionali non s’inventano, si possono solo imparare da psicologi esperti e che svolgono da anni questo lavoro. Purtroppo anche le federazioni e le società sportive troppo spesso si affidano a psicologi giovani e privi di formazione o a psicoterapeuti, certamente bravi nel trattare le psicopatologie, ma che sono privi delle minime conoscenze di questo mondo e che di solito trattano gli atleti come pazienti. Tutte le settimane incontro allenatori e atleti che mi raccontano le loro esperienze negative con gli psicologi. Il mio consiglio ai colleghi, se non siete capaci lasciate perdere o altrimenti formatevi.

Raggiunti 1000 blog

Ho raggiunto il numero di 1000 blog, bella esperienza perchè scrivere costringe a ragionare in modo sintetico con l’obiettivo di elaborare commenti e idee non scontate e non basate semplicemente sul senso comune. Lo sport in tutte le sue forme, dalla semplice camminata a quello di vertice assoluto è una cosa seria; richiede che tutti i partecipanti sviluppino grazie alla loro pratica un’adeguata cultura sportiva fondata su due idee di base:

il movimento è vita e

migliorare è legittimo ma nel contempo bisogna sapere accettare i propri limiti quali essi siano.

Se s’impara a praticare lo sport con questo atteggiamento sarà più facile accettare le difficoltà e le sconfitte che ne sono parte integrante. Si diventa inoltre consapevoli che lo sport deve favorire il benessere personale e non essere praticato a suo discapito (doping e cultura del “solo chi vince vale”).

 

6.000.000 di obesi

Nel nostro paese vi sono 6milioni di obesi che costano al servizio sanitario nazionale 8miliardi di euro. E’ un dato con un costo esistenziale impressionante e un costo economico pari alle manovre finanziarie del governo. Non sono costi una tantum, sono costi che si ripropongono ogni anno. Non sono dati nuovi e non è nuova la passività dei governi italiani di fronte a questo problema, che ha dimensioni che di anno in anno aumentano e a cui nessuno prova a dare risposte significative. Mentre si parla molto del cancro e si trovano soldi per finanziare giustamente la ricerca delle cause e delle terapie per curarla e di come prevenirlo; si parla e si fa poco per l’obesità perchè nella mente di tutti è considerato come un problema che dipende solo dalla volontà delle singole persone ad avere uno stile diverso. In altri termini, non si fa nulla perchè le persone stesse sono causa del loro male. Lo stesso discorso vale per la sedentarietà, pur essendo la quarta causa di morte, è vissuta come un problema del tempo libero, della pigrizia personale a fare quel po’ di movimento quotidiano che permetterebbe di procurare dei benefici al proprio sistema cardiocircolatorio e più in generale migliorerebbe il proprio benessere psicofisico. Quindi giacchè a nessuno interessa che siamo obesi, almeno godiamo ammazzandoci mangiando.

(per saperne di più: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-58047582-7e0a-489c-8647-5c5de075ad73.html)

La fatica mentale nel calcio

Il sovraccarico da fatica mentale è un costo che gli atleti devono imparare a gestire per rimanere a livello di vertice. Gli atleti più vincenti al termine delle olimpiadi si prendono spesso un lungo periodo di riposo per eliminare gli stress subiti e per ricaricare la propria motivazione per gli impegni futuri. Negli sport individuali scelte come quella di Federica Pellegrini di dedicarsi per una stagione agonistica a svolgere un’attività meno intensa sono frequenti negli atleti di livello internazionale, perchè mentalmente non si può vivere ogni anno con l’assillo di dovere dimostrare che si è i più forti. Lo stesso Tiger Woods ci ha messo tre anni per risollevarsi dalla crisi in cui si era infilato  e ritornare a essere il numero 1. Tre anni sono l’equivalente di 1000 giorni in cui ha perso molte e molte più volte di quelle che ha vinto. Negli sport di squadra prendersi un periodo di riposo non è possibile. Le squadre forti sono organizzate per raggiungere ogni anno il massimo obiettivo possibile, nel calcio si traduce nel vincere lo scudetto o entrare almeno nella Champions League. I giocatori della Juventus si trovano in questa condizione mentale, sono stanchi e sinora non hanno saputo entrare in campo con l’atteggiamento necessario per vincere. Hanno sopperito con il mestiere e con la qualità di alcuni giocatori ma non basta più. Ci vorrebbero dei cloni di Pirlo e compagni ma è fantasia e i nuovi non sono per forza migliori degli altri. La Juventus deve comunque ridurre il livello di fatica e stress mentale per ritrovare quella motivazione all’impegno e al sacrificio in allenamento e partita che sono alla base dei successi dei due anni precedenti. Certamente uno psicologo che li aiutasse a rilassarsi e ricaricarsi sarebbe utile.

La Juventus impari da Aristotele

Aristotele diceva che “Noi siamo ciò che facciamo costantemente. L’eccellenza quindi non è un atto ma una abitudine”. Trasferendo questa affermazione nel mondo terreno del calcio significa ad esempio: che la Roma sta costruendo in queste prime otto partite un’abitudine positiva che è alla base dell’eccellenza. La Juventus, al contrario, avedo subito 10 goal e perso sinora quella combattività che la distingueva dalle altre squadre deve cambiare a ogni costo, perchè ciò che fa sta determinando un’abitudine a reagire in maniera insufficiente. In sostanza le abitudini guidano i nostri comportamenti e il lavoro di Antonio Conte deve essere quello di sradicarli perchè la squadra collettivamente sta imparando a non reagire e non c’è nulla di più negativo.

Juventus assente, ritornare in altro orario

Vedere l’intervista a Conte è imbarazzante, perchè non sa trovare ragioni per spiegare l’assenza della Juventus a partire dal 70° del secondo. Errori banali: primo goal su rigore; secondo, papera di Buffon; terzo, giocatore lasciato libero come se si fosse all’oratorio e, l’ultimo, contropiede. Quindici minuti in cui la Juventus è stata presente sul campo solo fisicamente e non mentalmente. Non solo non ha lottato, non ha proprio giocato. E’ difficile capire come la squadra che negli ultimi due anni ha fatto dell’impegno totale e arrembante la sua caratteristica fondamentale ora manchi proprio in questo e non solo oggi, perchè in questo campionato ha preso già 10 goal. Giocatori stanchi e mentalmente soddisfatti? Non si può giocare per tre anni consecutivi sempre al proprio meglio e questo è il modo in cui si verifica? Insofferenza verso un leader che li richiama sempre al valore del duro lavoro? Il maggior livello di classe della squadra di quest’anno ha portato a credere che si può vincere impegnandosi di meno? Solo Conte e la squadra lo possono sapere. Aspettando il Real Madrid.