Elia Saikaly – Come ho realizzato il Time-Lapse Film dell’Everest
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Da Sport Illustrated Kids, intervista a Michelle Obama sull’importanza dello sport a scuola.
“Abbiamo una sfida. I bambini passano la maggior parte della loro giornata a scuola, dove non c’è un sacco di attività su base giornaliera. E tornano a casa per trascorrere il resto della giornata davanti a un televisore, o su un iPad, o su un qualche tipo di schermo. Quindi, ciò lascia poco tempo per il movimento. Le scuole sono il luogo migliore per incorporare l’esercizio, perché i bambini hanno bisogno che la pausa tra gli studi per dare alle loro menti la possibilità di riposarsi. Vogliamo fare capiare alla gente che il movimento non è solo essere un buon atleta. Ci sono un sacco di ragazzi che evitano l’attività perché pensano: “Beh, io non sono coordinato”. Ma la verità è che il movimento consiste nel servirsi delle braccia, è danza, è toccare le dita dei piedi, è identificare i punti di forza fisica e non confrontare se stessi col proprio compagno di classe, perché siamo tutti diversi. Quindi vogliamo che a scuola ci siano di nuovo delle attività divertenti per i bambini”.
Siamo un paese in arretramento e ancora una volta il Censis ha evidenziato alcuni fra i principali difetti:
Ecco quindi che il successo è stato già ridefinito. Piuttosto che la saggezza dello sviluppo di nuove competenze si cerca la fortuna al videogioco; il benessere lo si ricerca con gli psicofarmaci, i tatuaggi e la chirurgia estetica; al posto dell’idea di restituzione/condivisione cresce la passività e il senso di impotenza rispetto al futuro e all’etica; la voglia di stupirsi lascia il posto a uno stile di vita impersonale copia delle vite raccontate tramite il gossip delle celebrità.
Abbiamo bisogno di una definizione di successo più umana e sostenibile. Stiamo vivendo da molti anni in un società in cui tutti i giorni vediamo gli effetti disastrosi dell’idea che l’unica cosa che conta è vincere. Le grandi truffe finanziarie e la diffusione del doping nello sport sono lì a dimostrare la pervasività di questa mentalità.
Solo in questi giorni abbiamo la confessione di un ex-ciclista, Jan Ulrich, di essersi dopato, l’esplosione di nuovi particolari sul caso del marciatore Schwazer e le proteste di massa in Brasile contro la politica del governo che impiega troppe risorse per i mondiali di calcio e per le olimpiadi.
Sono questioni gigantesche che sovrastano le stesse nazioni ma a cui si dovrà trovare delle risposte altrimenti, non è inverosimile immaginare che fra qualche decennio ci saranno le olimpiadi dei dopati e chi truffa, in qualsiasi campo, non penserà di sbagliare perché si discolperà così come ha fatto Ulrich dicendo: “Penso ci sia una truffa nel momento in cui uno si avvantaggia indebitamente. Ho voluto favorire la pari opportunità”.
I leader da sempre sanno che bisogna parlare il linguaggio delle emozioni, e talvolta l’hanno fatto per suscitare quelle più negative e brutali. Quindi bisogna sapere come supportare le emozioni che suscitano reazioni positive in noi stessi e nelle nostra comunità. Nella direzione di giungere a una nuova definizione di successo – oltre i soldi e il potere – Arianna Huffington ha organizzato per parlare di questo tema Third Metrics Conference.
Una delle idee discusse è stata questa: le persone vogliono impegnarsi in qualcosa con tutto il cuore al fine di trovare un significato (Ryumon Gutierrez Baldoquin). Non è solo un’idea filosofica ma è alla base della motivazione, per cui ognuno di noi vuole migliorare grazie al proprio impegno. Il problema è che l’idea del successo a ogni costo sta distruggendo questo concetto base; è il momento di contrastarla, altrimenti avremo un futuro sempre più dopato.
Non si può vivere una vita con la paura di sbagliare, non c’è motivazione che possa sostenere a lungo questo stile di vita, il risultato è solo un aumento dello stress e del disagio a vivere. Bisogna che impariamo a pensare e a parlare in termini di noi e non di io e loro. Usciamo dalla logica io vinco e tu perdi, se ci serviremo del noi non avrà più senso la logica del vincitore, perché avremo perseguito l’interesse della comunità. Quindi impegniamoci a tradurre in pratica i capisaldi che ci faranno uscire da questa visione di successo nefasta per la nostra comunità, ridefinendolo in termini di: benessere, saggezza, restituzione, empatia e capacità di stupirci.
“Amo gli errori perchè è l’unico per imparare. Non s’impara dai successi, non s’impara dai premi: non s’impara dall’essere famosi; impari solo dale cicatrici e dalle ferite e dagli errori e dai fallimenti. E’ vero”. Jane Fonda
Leggete il libro di Niccolò Campriani “Ricordati di dimenticare la paura”, campione olimpico di Londra 2012 nel tiro a segno. Stupisce innanzitutto la sua capacità di rendere la propria vita di atleta, si legge come un thriller e … ha pure il lieto fine. Parla di sè come di un predestinato alla vittoria, quella di Pechino, che però non gli riesce e questa sconfitta lo distrugge e gli indicherà la strada (faticosissima) per raggiungere il successo. E’ un racconto che non ha nulla da invidiare a quello che fa di se stesso Agassi in “Open”. Un libro per tutti i giovani che vogliono realizzarsi attraverso lo sport ma anche per gli allenatori e i dirigenti che troppo spesso hanno un’idea stereotipata dei giovani atleti.
Conoscendo sempre più il tennis mi sto convincendo che sia uno degli sport più devastanti dal punto di vista mentale. Non è un caso che il concetto “Killer instict” sia stato ideato da un allenatore di tennis proprio a sottolineare la necessità di giocare con lo scopo di annientare l’avversario. Non a caso le migliori scuole di tennis, come quella di Nick Bollettieri o di Chris Evert, hanno nello staff anche degli psicologi che si occupano dell’allenamento mentale dei/delle tennisti/e. Le ragioni di questa scelta sono molte e sono così riassumibili:
Sono convinto che se ci si allenasse di più a soddisfare queste esigenze del tennis molti più atleti/e raggiungerebbero la soddisfazione e il successo a cui aspirano.
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Dmitri Sautin (12 ori, 4 argenti, 2 bronzi continentali)