Archivio mensile per maggio, 2013

Sii positivo

Il rapporto allenatore-atleta è sufficiente per vincere?

Nel nostro paese vi è ancora una concezione artigianale dello sport di alto livello in particolare modo negli sport individuali. Nella maggior parte dei casi lo sviluppo e l’affermazione di un atleta si basa su una profonda relazione di collaborazione con il suo allenatore. Non è raro che l’allenatore sia il marito dell’atleta o il genitore (padre/madre). E’ evidente che questo sistema è soggetto a tutte quelle interferenze che sono tipiche dei rapporti di coppia. Le componenti psicologiche di ognuno hanno in queste relazioni una rilevanza incredibile, perchè l’allenamento consiste nel costruire situazioni con livelli di stress predeterminati che l’atleta deve affrontare con successo così da permettere un miglioramento delle sue prestazioni di gara. In questo contesto, gli allenatori hanno un ridotto scambio di idee e di confronto professionale con gli altri colleghi e l’uso delle innovazioni prodotte dalle scienze dello sport dipende solo dalla loro curiosità e dal desiderio di aggiornarsi. Il limite di questo approccio non consiste solo nel limitato uso dei contributi della scienza da parte degli allenatori ma anche della difficoltà dei ricercatori di ascoltare e comprendere quali sono le esigenze e le richieste degli allenatori. In altre parole, vi è necessità di parlare insieme, di condividere idee, di criticarsi reciprocamente in modo costruttivo e di costruire piani di lavoro basati sulla collaborazione.

Combattere, trovare, non cedere

Parole e idee per riflettere.

“Anche se molto è stato preso, molto aspetta; e anche se
Noi non siamo ora quella forza che in giorni antichi
Mosse terra e cieli, ciò che siamo, siamo;
Un’eguale indole di eroici cuori,
Fiaccati dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà
Di combattere, cercare, trovare, e di non cedere”.

(Da Ulysses di Alfred Tennyson)

Guarda: http://www.youtube.com/watch?v=fCjnCHvpLiM

Everest: 60 anni di conquiste e controversie

Splendido servizio con notevoli dati statistici sui 60 anni dalla conquista dell’Everest pubblicato su: http://www.guardian.co.uk/world/interactive/2013/may/28/everest-60-years-mountaineering-interactive?CMP=twt_gu e http://www.guardian.co.uk/travel/gallery/2013/may/23/mount-everest-first-successful-ascent-in-pictures?picture=409252599#/?picture=409252588&index=16

 

1953 Everest team members return to Camp IV

 

 

Tuffi da 27.5m a La Rochelle

http://www.guardian.co.uk/sport/video/2013/may/26/world-cliff-diving-series-video

Griff Pugh: L’uomo che ha realmente conquistato l’Everest

Di Steve Myall

La figlia del fisiologo che aiutò Sir Edmund Hillary e lo nepalese Sherpa Tenzing Norgay  a conquistare l’Everest rivela la straordiaria storia della sopravvivenza.

British Expedition: Physiologist Griff Pugh (circled) with the team in May 1953.

British Expedition: Physiologist Griff Pugh (circled) with the team in May 1953. (The Granger Collection / TopFoto)

E’ sembrato un sogno impossibile … squadra dopo squadra di coraggiosi avventurieri avevano cercato e fallito di conquistare l’Everest.

Ma 60 anni fa, nel momento dell’incoronazione, sono arrivte le notizie che hanno entusiasmato il Regno Unito – Sir Edmund Hillary e  lo sherpa nepalese Tenzing Norgay avevan finalmente raggiunto il picco nevoso della più alta montagna del mondo. Un incredibile successo raggiunto da uomini assolutamente coraggiosi. Ma perchè hanno avuto successo mentre laddove così tanti avevano fallito?

Una ragione è rimasta sinosra nascosta. Il successo di Sir Edmund e della sua squadra, in realtà, fu dovuto al lavoro di un uomo che non ha mai raggiunto  la cima..

Era Griff Pugh, il fisiologo della spedizione. the physiologist on the trip. Sua figlia, Harriet ­Tuckey  ha speso otto anni nello studio della spedizione e del ruolo di suo padre. Qui ci spiega come questo grande successo sia stato possibile.

Leggi l’articolo su http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/secrets-behind-conquering-everest-60-1911119

 

 

 

Mount Everest
Mount Everest: Peak is 8,848m above sea level. (BBC)

 

 

 

 

 

Edmund Hillary and Tenzing Norgay

 Tough Climb: Edmund Hillary and Tenzing Norgay below the South Summit on Everest. (Alfred Gregory)

 

 

 Tenzing Norgay and Edmund Hillary

Good Job: Tenzing and Hillary drink a celebratory cup of tea. (George Band)

 Tenzing Norgay

Everest Conquered: Tenzing Norgay reaches the summit at on May 29, 1953. (E. Hillary)

Nuove prospettive professionali in psicologia dello sport

Di: Cedric Arijs

Quando la Federazione Europea di Psicologia dello Sport ha annunciato la sua conferenza ‘Sviluppo di competenze e di eccellenza nel campo della psicologia applicata  allo sport ‘ ho avuto la sensazione che questi 2 giorni di conferenza sarebbe molto utili a un giovane studente di psicologia dello sport come me, e i non sono statodeluso! Permettetemi di condividere alcune idee.
I molti psicologi dello sport (APS) e i ricercatori non ha dato la ricetta per una carriera di successo su un piatto d’argento. Ma perché ci dovrebbe essere una traiettoria chiara in una disciplina in cui la risposta è spesso “Dipende …”? Pertanto, auto-riflessione e dibattito tra colleghi sono necessari. Durante il fine settimana ho incontrato molti colleghi (futuri) che erano più che disposti a condividere le loro storie con me. E credo che non ci siaano posti miglioriper il networking di una bella cena in barca sul fiume Senna, vicino alla Torre Eiffel, non sei d’accordo?

Leggi su http://emsepblog.tumblr.com/post/51137951759/reflections-of-the-2013-fepsac-conference-in-paris

Cambiare non è difficile ma ci vuole pazienza e applicazione

Imparare nuove abilità psicologiche per migliorare le proprie prestazioni non è difficile anzi è abbastanza facile. Nonostante sempre più atleti intraprendano la strada dell’allenamento mentale, molti dopo un breve periodo lo abbandonano pur continuando a pensare che vorrebbero essere più fiduciosi, più concentrati, più tenaci e così via. Ciò avviene perchè molti pensano che la preparazione psicologica sia qualcosa che si può imparare in qualche mese (pochi comunque) e che poi in modo spontaneo quando si andrà in gara si sarà mentalmente pronti. Infatti molti atleti hanno difficoltà a capire che la preparazione psicologica alla gara è una vera e propria forma di allenamento e che come avviene per l’allenamento fisico e quello tecnico che non hanno mai termine lo stesso vale per quello mentale. Significa che bisogna impegnarsi a migliorare mentalmente ogni giorno che si dedica al proprio sport, non ci possono essere scorciatoie.

Avere la tenacia per ricominciare non è facile

Per un atleta che nella sua carriera ha raggiunto i vertici assoluti, trovarsi nella condizione di dovere ricominciare a lavorare sulla sua tecnica sportiva e su una diversa gestione della gara, perchè sono state cambiate le regole del suo sport non è affatto un compito facile. Soprattutto quando ciò avviene nell’anno post-olimpico periodo in cui la maggior parte degli atleti tendono a concedersi del tempo per recuperare dallo stress delle olimpiadi e preferiscono non essere sin da subito impegnati in allenamenti intensi e simpegnativi. L’unione di questi aspetti, cambiamento delle regole e necessità di mantenere l’impegno al massimo livello, può determinare una condizione di stress mentale in cui l’atleta non vorrebbe trovarsi in questa fase della sua carriera. Inoltre, gli atleti giovani  della stessa disciplina vedono nell’anno post-olimpico un’opportunità per puntare a fare esperienze a livello internazionale e pertanto sono portati a impegnarsi al massimo per essere notati dal ct della nazionale. Sono quindi molteplici le ragioni che impediscono di vivere questo anno in modo poco impegnativo mentre invece spingono nella direzione di un rapido adattamento alle nuove regole tecniche e della competizione.

La gestione dello stress nel tennis

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