Broad Peak: perse le speranze di ritrovare i due alpinisti polacchi dispersi

Martedì sera una spedizione di alpinisti polacchi ha raggiunto per la prima volta in invernale il Broad Peak, 8.047m, purtroppo solo due alpinisti sono ritornati sani salvi al campo base mentre altri due sono scomparsi dopo avere probabilmente bivaccato a 7.900m.  Di seguito il commento di Simone Moro che ha scalato tre 8.000 nella stagione invernale sul significato di queste imprese.

Campo base polacco al Broad Peak (Photo polskihimalaizmzimowy.pl)

Campo base polacco al Broad Peak (Photo polskihimalaizmzimowy.pl)

Scalare una montagna di 8000 metri d’inverno fa parte ancora delle inspiegabili pulsioni dell’uomo all’azione, che lo spingono liberamente a spogliarsi di tutto, anche delle sicurezze primarie e del tempo, per realizzare un sogno che lo rende dannatamente vivo, entusiasta, pieno protagonista della sua esistenza. L’alpinismo invernale sulle cime più alte del pianeta rimane sempre e solo una libera  scelta, molto più sconveniente di quanto non si pensi,  dove si è soli anche se si è in dieci, dove si è lontani da tutti anche se si hanno tutti i telefoni satellitari del mondo, dove si è indifesi anche con tutta la tecnologia ed i materiali più sofisticati. Nessuno può fare nulla, proprio nulla d’inverno e il bel tempo si concede 2 o 3 volte nell’arco dell’intera stagione. Pochi giorni in tre mesi, in cui ci si ritrova prigionieri, per scelta, dei propri sogni. Si è come in un mare in tempesta, con onde alte 30 metri, nel mezzo dell’oceano. Nessuno può fare niente per te e solo tu puoi gestire il peso e le dinamiche della tua scelta, quella che in quel posto ti ci ha portato. Ogni decisione che prendi ricade su di te, solo su di te…

L’uomo vuol essere laddove il pensiero lo spinge. Sulla luna, su Marte, su Venere, negli oceani, nelle grotte, negli abissi, nei deserti e sulle cime. Ebbene è questo l’alpinismo invernale. Voler essere e andare dove l’uomo non è ancora riuscito, ed è per questo che anche il Nanga Parbat ed anche il K2 verranno tentati ed un giorno saliti d’inverno. Questa pulsione non si muove su dinamiche di convenienza, di utilità o livello di pericolo.  Nessuno vuole o pensa di cambiare il mondo scalando d’inverno, esattamente come non lo pensava chi poi, in realtà, il mondo lo ha cambiato veramente.”

(Da http://www.planetmountain.com/)

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