La vogliamo la competitività?

Competitività è diventata la parola da usare per identificare ciò che in Italia non esiste quasi più, la parola per descrivere il buono da contrapporre al cattivo che è la corruzione. Nel nostro paese non è ancora scoppiata la guerra dei talenti e cioè la lotta del mondo del lavoro, in tutte le sue articolazioni pubbliche e private, per averli al loro interno al posto del politico amico o del faccendiere di turno.

Pur se nel mondo dello sport il significato della competizione è più immediato mentre nel mondo del lavoro i tempi sono più dilatati, in ogni caso il senso è sempre lo stesso. Si compete per dimostrare la propria competenza. E allora ha fatto bene Jacopo Morelli a dire “via i ladri, gli ignoranti e gli incapaci dalla politica”.

Aggiungerei che vadano via da tutto, dalle università, dalle aziende e dallo sport. Contemporaneamente dobbiamo anche cambiare la nostra mentalità e dare ai nostri talenti la possibilità di entrare in gioco, perché se li teniamo in panchina o peggio ancora in tribuna, chi avrà più iniziativa se ne andrà via, come da tempo sta accadendo. Non basta quindi solo la denuncia dei ladri o lamentarsi per la crisi economica, bisogna proporre una forma d’intervento per fare incontrare l’offerta con la domanda.

Competitività è anche questo: trasparenza delle offerte e pari opportunità di accesso, altrimenti si ritornerà sempre ai rapporti clientelari. A questo riguardo, l’articolo di Luigi Grassia su “La Stampa” del 23 ottobre, parla di un’indagine di Unioncamere in cui si afferma che mancano 100mila occupati con una varietà di professioni che varia dal falegname all’ingegnere, ma nel contempo non vi è alcuna informazione su dove rivolgersi. E’ un po’ come giocare una partita di calcio in 9 anziché 11 perché qualcuno non era stato informato di andare al campo.

In sostanza, non è sufficiente invocare la competitività per risolvere un problema, bisogna invece dare a chi vuole gareggiare le coordinate pratiche per arrivare al campo di gara, dove attraverso il confronto con gli altri misurerà le proprie abilità. Altrimenti i giovani continueranno a pensare non solo che non c’è lavoro ma che quello che ci sarebbe è tenuto nascosto per essere affidato ai soliti noti.

http://www.huffingtonpost.it/../../alberto-cei/la-vogliamo-la-competitiv_b_2033121.html

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