“Ancor prima che sia montata la tenda, comincia a imperversare la bufera … La bufera è così forte che rinunciamo all’idea di parlarci. Come se si fosse interrotto il collegamento della voce da faccia a faccia. Momenti simili restano nella memoria. La visibilità copre uno spazio di due metri per due. Pieni di immagini paurose. Nella tenda, sull’esile cengia tra il crepaccio e l’abisso, aspettiamo il peggio … Mi rannicchio nella tenda senza dirmi quello che penso. Soltanto dopo alcune ore la stanchezza e il freddo mi rendono indifferente. Entrambi ci addormentiamo a tratti … In situazioni così pericolose non c’è una via d’uscita: farsene una ragione … Non penso più a niente, Né ai pericoli, né alle paure, né al domani. Ho smesso di reagire … Così trascorre la notte. La mia vitalità ha toccato il livello più basso da molti anni a questa parte parte.” Così ha descritto Messner, insieme a Kammerlander, la notte di bufera durante la salita all’ Annapurna (da Corsa alla vetta, 1986). Questo è ciò che si prova. Speriamo che i due alpinisti francesi bloccati a 4000 metri sul Monte Bianco da 5 giorni stiano ancora resistendo.
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