Resto o vado?

Oggetto: vado via o resto qui?
Io andrei via però resto qui. E allora m’immagino un calcio non organizzato perché 1 su 40.000 diventi professionista. Uno sport organizzato al contrario: sui molti che non vengono sacrificati perché uno arrivi.
Perché non fare il contrario? Sappiamo cosa piace ai ragazzini e alle ragazzine: emozionarsi giocando e allora perché non glielo permettiamo. Invece devono giocare 11 vs 11, 6 vs 6 e così via. Il massimo concesso sono i mini: minivolley, minibasket, … cioè lo sport dei grandi travestito per i piccoli.
L’ideologia dominante è che se non si fa così si perdono i talenti: ridicolo pensando ai nostri sport. Però nessuno lo dice.
Allora vado via, perché anche in UK che organizza i prossimi giochi olimpici si sono accorti di queste falsità e agiscono diversamente, oppure negli US i ragazzi fanno 4 sport nelle quattro diverse stagioni dell’anno. E noi qui a inseguire un mito da paesi dell’est, che non esistono più.
Tutto va bene: specializzazione precoce in tutti gli sport e via a strapparsi i giovani in funzione dell’intraprendenza federale.
Lo sappiamo che in Italia tanto il picco massimo dell’attività femminile è a 11 anni (per i maschi 14 anni), poi decresce per sempre. Che fare, per ora nulla, forse qualche convegno inutile.
Viviamo in un grande materasso sportivo in cui esprimere idee è del tutto inutile, perché non determina nessuna reazione. L’importante anche per lo sport dei bambini è avere lo sponsor che paga e fare qualche spot televisivo. Idee niente, dibattito niente.
E’ uno sfogo, ma Saviano e Abbado possono fare questo effetto.
Scordate tutto.

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